Nelle note chiamate Elementi di architettura analitica del Quaderno n. 7 del 1971 si concentra una pulsione che attraversa a tratti l’intera scrittura dei Quaderni Azzurri di Aldo Rossi e che si rivolge verso la definizione di una teoria del progetto. Lo scritto ha cercato di indagare i nessi tra questi frammenti del pensiero rossiano sulla progettazione, non tanto con la speranza di riprodurre «à l’identique» un impianto teorico che non si è mai veramente espresso in modo compiuto, ma piuttosto tentando di praticare una sorta di «archeologia» (in senso foucaultiano) del pensiero di Rossi. Un’«archeologia» che permetta di passare dalla «ricostruzione» alla «costruzione», dallo svelamento all’interpretazione, considerando la sua scrittura con quell’attenzione che specialmente oggi, davanti alla crisi del pensiero teorico in architettura, si merita. In particolare, quale principale strumento di «scavo» e di ricomposizione, è stato utilizzato il confronto con il pensiero di Raymond Roussel, il cui riferimento compare sistematicamente e strategicamente negli scritti di Rossi. Attraverso Roussel, Rossi sembra sviluppare una precisa attenzione al «procedimento» del progetto, ovvero alla descrizione del fare e del «come ho fatto», piuttosto che ad una teoria dell’architettura in senso classico. Negli Elementi di architettura analitica, tra il procédée rousselliano e il procedimento progettuale di Rossi, si instaura un legame analogico che permette di riempire molti dei vuoti e delle brachilogie della scrittura inevitabilmente personale dei Quaderni. L’apparato critico sviluppato su Roussel sembra infatti fornire alcuni «quadri d’insieme» nei quali collocare i frammenti ritrovati all’interno di una più generale arte della memoria, architettonica nel caso di Rossi, che i due sembrano praticare. È il caso della tecnica della doppia descrizione di Roussel, tecnica che si riflette sia nelle modalità compositive dell’architettura di Rossi, sia nel ruolo del rapporto testo-figura nella costruzione dei Quaderni. L’obiettivo finale dello scritto è sia quello di rintracciare i caratteri scientifici di una teoria del progetto in Aldo Rossi a partire da un corpus di materiali suggestivo ma al contempo non sistematico (benché assolutamente non riducibile ad una dimensione esclusivamente personalistica), sia quello di indagare l’importanza dei Quaderni Azzurri all’interno del più generale problema dei caratteri e delle tecniche della scrittura teorica dell’architetto.

«Come ho fatto alcuni dei miei progetti»: letteratura combinatoria e arte della memoria nell’opera di Aldo Rossi / Palma, Riccardo - In: Macchine nascoste : discipline e tecniche di rappresentazione nella composizione architettonica / Riccardo Palma, Carlo Ravagnati (cur.). - TORINO : UTET, 2004. - ISBN 9788877508966. - pp. 126-139

«Come ho fatto alcuni dei miei progetti»: letteratura combinatoria e arte della memoria nell’opera di Aldo Rossi

PALMA, Riccardo
2004

Abstract

Nelle note chiamate Elementi di architettura analitica del Quaderno n. 7 del 1971 si concentra una pulsione che attraversa a tratti l’intera scrittura dei Quaderni Azzurri di Aldo Rossi e che si rivolge verso la definizione di una teoria del progetto. Lo scritto ha cercato di indagare i nessi tra questi frammenti del pensiero rossiano sulla progettazione, non tanto con la speranza di riprodurre «à l’identique» un impianto teorico che non si è mai veramente espresso in modo compiuto, ma piuttosto tentando di praticare una sorta di «archeologia» (in senso foucaultiano) del pensiero di Rossi. Un’«archeologia» che permetta di passare dalla «ricostruzione» alla «costruzione», dallo svelamento all’interpretazione, considerando la sua scrittura con quell’attenzione che specialmente oggi, davanti alla crisi del pensiero teorico in architettura, si merita. In particolare, quale principale strumento di «scavo» e di ricomposizione, è stato utilizzato il confronto con il pensiero di Raymond Roussel, il cui riferimento compare sistematicamente e strategicamente negli scritti di Rossi. Attraverso Roussel, Rossi sembra sviluppare una precisa attenzione al «procedimento» del progetto, ovvero alla descrizione del fare e del «come ho fatto», piuttosto che ad una teoria dell’architettura in senso classico. Negli Elementi di architettura analitica, tra il procédée rousselliano e il procedimento progettuale di Rossi, si instaura un legame analogico che permette di riempire molti dei vuoti e delle brachilogie della scrittura inevitabilmente personale dei Quaderni. L’apparato critico sviluppato su Roussel sembra infatti fornire alcuni «quadri d’insieme» nei quali collocare i frammenti ritrovati all’interno di una più generale arte della memoria, architettonica nel caso di Rossi, che i due sembrano praticare. È il caso della tecnica della doppia descrizione di Roussel, tecnica che si riflette sia nelle modalità compositive dell’architettura di Rossi, sia nel ruolo del rapporto testo-figura nella costruzione dei Quaderni. L’obiettivo finale dello scritto è sia quello di rintracciare i caratteri scientifici di una teoria del progetto in Aldo Rossi a partire da un corpus di materiali suggestivo ma al contempo non sistematico (benché assolutamente non riducibile ad una dimensione esclusivamente personalistica), sia quello di indagare l’importanza dei Quaderni Azzurri all’interno del più generale problema dei caratteri e delle tecniche della scrittura teorica dell’architetto.
2004
9788877508966
Macchine nascoste : discipline e tecniche di rappresentazione nella composizione architettonica
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