“La programmazione urbanistica è morta?” è la domanda di fondo del libro di Jane Jacobs sulle metropoli americane. Quale risposta potrebbe dare Will Wright, creatore del videogame SimCity? In SimCity il giocatore crea le condizioni favorevoli affinché la sua città si sviluppi e prosperi. Egli non costruisce direttamente la città, bensì ne traccia le infrastrutture (strade, mezzi pubblici , acquedotti ed elettricità), disegna la mappa della zonizzazione (densità e destinazioni d'uso del territorio), definisce la localizzazione dei servizi (scuole, ospedali, polizia. vigili del fuoco), quantifica la tassazione e implicitamente il rapporto tra spese ed entrate nel bilancio municipale. Non intendo aggiungermi alla schiera dei detrattori di SimCity, perché ritengo che ogni simulazione implichi ipotesi e semplificazioni e che in queste siano scritte possibilità, pregi e limitazioni dello strumento peculiare. Vorrei, però, proporre tre considerazioni di fondo. La prima è di metodo. SimCity non esplicita in alcun modo ipotesi e modelli. Se questo fa parte del gioco, ne costituisce anche una limitazione che non è però intrinseca alla simulazione come gioco, ma è una libera scelta della casa produttrice del software, Maxis. La altre sono di sostanza, sulle ipotesi sottintese in SimCity. La funzione preponderante della programmazione urbanistica è incarnata nel sindaco: una figura plenipotenziaria, cui giungono come echi remoti i bisogni, le aspirazioni e le critiche dei cittadini. La terza considerazione è sulla preponderanza attribuita alla dimensione fisica della città, a scapito di quella sociale nella vita urbana. Il nostro laboratorio di ricerca si propone di finalizzare la tecnologia della comunicazione alla creazione di mondi sociali, simulazioni di città e territori in futuri prossimi, possibili. Futuri plurimi, perché siamo convinti che la simulazione della città sia e sarà preclusa alla previsione, in senso deterministico, per molto tempo. Non tanto perché i sistemi urbani mostrino una exceedingly complexity, quanto perché riteniamo siano sistemi con un’importante dimensione sociale, e il fatto stesso di simularli e visualizzarli ne orienti il comportamento. La simulazione muta il ruolo del pianificatore, da un lato attribuendogli la funzione maieutica di far emergere le attese sui futuri, dall’altro trasformandolo in costruttore-proponente di scenari, in grado di offrire prospettive di sviluppo. Nel laboratorio riteniamo che la simulazione possa darsi una finalità progettuale, possa essere di supporto alla dialettica tra scenari attesi e possibili, aperta e flessibile ai processi decisionali tra attori reali, non virtuali.

SimCity. La programmazione urbanistica tra reale e virtuale / Caneparo, Luca. - In: RASSEGNA. - ISSN 0393-0203. - 81:(2005), pp. 110-121.

SimCity. La programmazione urbanistica tra reale e virtuale

CANEPARO, LUCA
2005

Abstract

“La programmazione urbanistica è morta?” è la domanda di fondo del libro di Jane Jacobs sulle metropoli americane. Quale risposta potrebbe dare Will Wright, creatore del videogame SimCity? In SimCity il giocatore crea le condizioni favorevoli affinché la sua città si sviluppi e prosperi. Egli non costruisce direttamente la città, bensì ne traccia le infrastrutture (strade, mezzi pubblici , acquedotti ed elettricità), disegna la mappa della zonizzazione (densità e destinazioni d'uso del territorio), definisce la localizzazione dei servizi (scuole, ospedali, polizia. vigili del fuoco), quantifica la tassazione e implicitamente il rapporto tra spese ed entrate nel bilancio municipale. Non intendo aggiungermi alla schiera dei detrattori di SimCity, perché ritengo che ogni simulazione implichi ipotesi e semplificazioni e che in queste siano scritte possibilità, pregi e limitazioni dello strumento peculiare. Vorrei, però, proporre tre considerazioni di fondo. La prima è di metodo. SimCity non esplicita in alcun modo ipotesi e modelli. Se questo fa parte del gioco, ne costituisce anche una limitazione che non è però intrinseca alla simulazione come gioco, ma è una libera scelta della casa produttrice del software, Maxis. La altre sono di sostanza, sulle ipotesi sottintese in SimCity. La funzione preponderante della programmazione urbanistica è incarnata nel sindaco: una figura plenipotenziaria, cui giungono come echi remoti i bisogni, le aspirazioni e le critiche dei cittadini. La terza considerazione è sulla preponderanza attribuita alla dimensione fisica della città, a scapito di quella sociale nella vita urbana. Il nostro laboratorio di ricerca si propone di finalizzare la tecnologia della comunicazione alla creazione di mondi sociali, simulazioni di città e territori in futuri prossimi, possibili. Futuri plurimi, perché siamo convinti che la simulazione della città sia e sarà preclusa alla previsione, in senso deterministico, per molto tempo. Non tanto perché i sistemi urbani mostrino una exceedingly complexity, quanto perché riteniamo siano sistemi con un’importante dimensione sociale, e il fatto stesso di simularli e visualizzarli ne orienti il comportamento. La simulazione muta il ruolo del pianificatore, da un lato attribuendogli la funzione maieutica di far emergere le attese sui futuri, dall’altro trasformandolo in costruttore-proponente di scenari, in grado di offrire prospettive di sviluppo. Nel laboratorio riteniamo che la simulazione possa darsi una finalità progettuale, possa essere di supporto alla dialettica tra scenari attesi e possibili, aperta e flessibile ai processi decisionali tra attori reali, non virtuali.
2005
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