Negli ultimi anni il trasporto aereo ha fortemente beneficiato della generale crescita della domanda di mobilità. Se fino a pochi anni fa le compagnie aeree erano prevalentemente impegnate nei collegamenti tra i grandi scali, potendo contare principalmente su una clientela consolidata legata alle relazioni d'affari, oggi la maggiore concorrenza tra le compagnie e l'abbattimento delle tariffe hanno creato le condizioni affinché, anche sulle brevi distanze, vi sia una maggiore competitività con gli altri sistemi di trasporto. Soprattutto l’avvio di nuove relazioni sulle brevi e medie distanze verso gli aeroporti considerati minori, ha permesso alle maggiori compagnie aeree di calamitare quei flussi legati al turismo e alle relazioni sociali sia tra le località d'importanza regionale, sia da queste verso le grandi città. L’impiego di vettori di piccolo e medio raggio d’azione su queste tratte, ha permesso l'impiego di velivoli ad elevata capacità nei sempre più affollati collegamenti sulle medie e lunghe distanze. Le statistiche confermano che nel prossimo futuro il tasso d'incremento del traffico aereo si aggirerà intorno al 5% annuo, il che significa che raddoppierà nei prossimi 15 anni e addirittura triplicherà fra 20 anni [1]: ciò indurrà le compagnie aeree, attente nel contenere i costi, a richiedere velivoli di dimensioni sempre più grandi e più economici di quelli attualmente in circolazione. Conseguentemente, si renderà necessaria una rivisitazione di alcuni dei criteri con i quali oggi si dimensionano le infrastrutture, concentrandosi in particolare su quelle legate alla sicurezza passiva di volo. In questo campo, già da alcuni anni sono state introdotte importanti novità grazie all'iniziativa promossa, già da alcuni anni, dalla Federal Aviation Administration (FAA) [8,9]. Sono stati sperimentati con successo, infatti, innovativi sistemi d'arresto per aeromobili capaci di ridurre fortemente gli effetti prodotti sui passeggeri, sull'equipaggio e sugli stessi velivoli durante un evento di fuoriuscita dalla pista. Tali sistemi sono costituiti da strati di materiale a bassa densità, in grado di determinare una forza decelerante ad entrambi i carrelli cosicché possa essere dissipata, in modo progressivo, tutta l'energia cinetica posseduta dal velivolo al termine della pista. L'impiego di tali sistemi di sicurezza ha richiesto in passato ma richiede tuttora un pressante impegno, da parte di tecnici e ricercatori, nella messa a punto di soluzioni efficaci ed adattabili alle diverse situazioni. In questo senso è indispensabile conoscere e controllare, per quanto possibile, gli effetti sull'uomo e sull'ambiente legati al loro impiego. Non a caso numerose sperimentazioni sono state effettuate sul campo allo scopo di predisporre modelli di comportamento dei sistemi di arresto, sotto l'azione tipicamente dinamica degli aeromobili. Tuttavia, la presa in conto delle molteplici variabili che regolano il fenomeno, porta alla predisposizione di modelli matematici complicati e di difficile gestione. La presente memoria ha quindi, tra i vari obiettivi, quello di verificare l'impiego di un modello prestazionale con il quale determinare, per un qualunque aeromobile e per le diversi tipologie in cui può essere realizzato un sistema d'arresto, lo spazio necessario al suo bloccaggio ed i principali effetti inerziali connessi.

Analisi del Comportamento Dinamico di Letti di Arresto per Aeromobili / Bassani, Marco. - STAMPA. - (1999). (Intervento presentato al convegno Pianificazione e Gestione di Infrastrutture Ferroviarie ed Aeroportuali tenutosi a Cagliari, Italia nel 28-29 Ottobre 1999).

Analisi del Comportamento Dinamico di Letti di Arresto per Aeromobili

BASSANI, Marco
1999

Abstract

Negli ultimi anni il trasporto aereo ha fortemente beneficiato della generale crescita della domanda di mobilità. Se fino a pochi anni fa le compagnie aeree erano prevalentemente impegnate nei collegamenti tra i grandi scali, potendo contare principalmente su una clientela consolidata legata alle relazioni d'affari, oggi la maggiore concorrenza tra le compagnie e l'abbattimento delle tariffe hanno creato le condizioni affinché, anche sulle brevi distanze, vi sia una maggiore competitività con gli altri sistemi di trasporto. Soprattutto l’avvio di nuove relazioni sulle brevi e medie distanze verso gli aeroporti considerati minori, ha permesso alle maggiori compagnie aeree di calamitare quei flussi legati al turismo e alle relazioni sociali sia tra le località d'importanza regionale, sia da queste verso le grandi città. L’impiego di vettori di piccolo e medio raggio d’azione su queste tratte, ha permesso l'impiego di velivoli ad elevata capacità nei sempre più affollati collegamenti sulle medie e lunghe distanze. Le statistiche confermano che nel prossimo futuro il tasso d'incremento del traffico aereo si aggirerà intorno al 5% annuo, il che significa che raddoppierà nei prossimi 15 anni e addirittura triplicherà fra 20 anni [1]: ciò indurrà le compagnie aeree, attente nel contenere i costi, a richiedere velivoli di dimensioni sempre più grandi e più economici di quelli attualmente in circolazione. Conseguentemente, si renderà necessaria una rivisitazione di alcuni dei criteri con i quali oggi si dimensionano le infrastrutture, concentrandosi in particolare su quelle legate alla sicurezza passiva di volo. In questo campo, già da alcuni anni sono state introdotte importanti novità grazie all'iniziativa promossa, già da alcuni anni, dalla Federal Aviation Administration (FAA) [8,9]. Sono stati sperimentati con successo, infatti, innovativi sistemi d'arresto per aeromobili capaci di ridurre fortemente gli effetti prodotti sui passeggeri, sull'equipaggio e sugli stessi velivoli durante un evento di fuoriuscita dalla pista. Tali sistemi sono costituiti da strati di materiale a bassa densità, in grado di determinare una forza decelerante ad entrambi i carrelli cosicché possa essere dissipata, in modo progressivo, tutta l'energia cinetica posseduta dal velivolo al termine della pista. L'impiego di tali sistemi di sicurezza ha richiesto in passato ma richiede tuttora un pressante impegno, da parte di tecnici e ricercatori, nella messa a punto di soluzioni efficaci ed adattabili alle diverse situazioni. In questo senso è indispensabile conoscere e controllare, per quanto possibile, gli effetti sull'uomo e sull'ambiente legati al loro impiego. Non a caso numerose sperimentazioni sono state effettuate sul campo allo scopo di predisporre modelli di comportamento dei sistemi di arresto, sotto l'azione tipicamente dinamica degli aeromobili. Tuttavia, la presa in conto delle molteplici variabili che regolano il fenomeno, porta alla predisposizione di modelli matematici complicati e di difficile gestione. La presente memoria ha quindi, tra i vari obiettivi, quello di verificare l'impiego di un modello prestazionale con il quale determinare, per un qualunque aeromobile e per le diversi tipologie in cui può essere realizzato un sistema d'arresto, lo spazio necessario al suo bloccaggio ed i principali effetti inerziali connessi.
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