La nota “Stato, mercato, pianificazione” raccoglie le riflessioni di studiosi di diversa formazione disciplinare attorno alla proposta formulata da Stefano Moroni nella sua recente pubblicazione L'ordine sociale spontaneo (Utet, Torino, 2005) che, partendo da una lettura critica della teoria di Hayek dell’ordine sociale spontaneo, propone una rinnovata visione dell’idea di liberalismo. In particolare, la discussione affronta, dai rispettivi punti di vista disciplinari, alcune questioni insite nell’idea di “liberalismo attivo” che presenta molteplici implicazioni teoriche riguardo alle modalità di descrizione e trattamento delle dinamiche territoriali, alla forma e alle relative modalità dell’azione sociale, al ruolo e alle modalità di interazione tra sfera d’azione pubblica e privata, alla logica dell’azione pubblica. L’idea di “ordine spontaneo” esclude completamente una qualsiasi “forma” di intervento pubblico o, piuttosto, consente di ri-pensarla in una prospettiva nuova, anche a partire dalla considerazione dell’evoluzione recente delle teorie economiche e di pianificazione? Il punto di partenza di questo dibattito, che ha impegnato gli autori in un vivace e serrato scambio di idee, è di considerare la fertilità della teoria hayekiana dell’ordine sociale spontaneo, per innescare un confronto multi-disiciplinare su alcuni nodi tutt’oggi aperti negli ambiti delle teorie sociali ed economiche alla base dell’interpretazione della città e dell’analisi delle politiche pubbliche. Le note che seguono riflettono sulle implicazioni teoriche che l’idea di ordine sociale spontaneo ha per gli approcci interpretativi dei fenomeni territoriali e per la progettazione dei processi di policy. Quali, quindi, le funzioni dello Stato e quali implicazioni per le forme di regolazione e organizzazione dell’azione sociale? E’ possibile pensare al superamento dello “stato minimo” senza però ricadere nei limiti dello stato paternalista ed assistenziale tradizionale e facendo pur sempre leva sui processi “auto-organizzativi” di azione sociale e istituzionale? E’ questo un aspetto cruciale della riflessione che qui pubblichiamo e dal quale si sviluppano i contributi di Italo Magnani, Pierluigi Crosta, Stefano Moroni e di chi scrive.

Stato, mercato, pianificazione / Brunetta, Grazia; A., cura di. - In: SR SCIENZE REGIONALI. - ISSN 1720-3929. - 5:1(2006), pp. 115-149.

Stato, mercato, pianificazione

BRUNETTA, GRAZIA;
2006

Abstract

La nota “Stato, mercato, pianificazione” raccoglie le riflessioni di studiosi di diversa formazione disciplinare attorno alla proposta formulata da Stefano Moroni nella sua recente pubblicazione L'ordine sociale spontaneo (Utet, Torino, 2005) che, partendo da una lettura critica della teoria di Hayek dell’ordine sociale spontaneo, propone una rinnovata visione dell’idea di liberalismo. In particolare, la discussione affronta, dai rispettivi punti di vista disciplinari, alcune questioni insite nell’idea di “liberalismo attivo” che presenta molteplici implicazioni teoriche riguardo alle modalità di descrizione e trattamento delle dinamiche territoriali, alla forma e alle relative modalità dell’azione sociale, al ruolo e alle modalità di interazione tra sfera d’azione pubblica e privata, alla logica dell’azione pubblica. L’idea di “ordine spontaneo” esclude completamente una qualsiasi “forma” di intervento pubblico o, piuttosto, consente di ri-pensarla in una prospettiva nuova, anche a partire dalla considerazione dell’evoluzione recente delle teorie economiche e di pianificazione? Il punto di partenza di questo dibattito, che ha impegnato gli autori in un vivace e serrato scambio di idee, è di considerare la fertilità della teoria hayekiana dell’ordine sociale spontaneo, per innescare un confronto multi-disiciplinare su alcuni nodi tutt’oggi aperti negli ambiti delle teorie sociali ed economiche alla base dell’interpretazione della città e dell’analisi delle politiche pubbliche. Le note che seguono riflettono sulle implicazioni teoriche che l’idea di ordine sociale spontaneo ha per gli approcci interpretativi dei fenomeni territoriali e per la progettazione dei processi di policy. Quali, quindi, le funzioni dello Stato e quali implicazioni per le forme di regolazione e organizzazione dell’azione sociale? E’ possibile pensare al superamento dello “stato minimo” senza però ricadere nei limiti dello stato paternalista ed assistenziale tradizionale e facendo pur sempre leva sui processi “auto-organizzativi” di azione sociale e istituzionale? E’ questo un aspetto cruciale della riflessione che qui pubblichiamo e dal quale si sviluppano i contributi di Italo Magnani, Pierluigi Crosta, Stefano Moroni e di chi scrive.
2006
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