Dopo la stagione degli anni settanta, la riflessione critica e l’elaborazione teorica relative alla città contemporanea, sono mutate radicalmente. Urbanisti e architetti sembrano avere perso la capacità di forgiare sensibilità e pensiero intorno alla città. Di parlare e farsi ascoltare. Una vera e propria afasia che pone questo settore del pensiero tecnico ai margini delle principali trasformazioni urbane. Riconoscere che oggi vi sia un problema nel rapporto tra il sapere sullo spazio e le sue trasformazioni non significa costruire un rapporto con il passato entro un atteggiamento nostalgico. Non sono il passato o il futuro, al centro delle preoccupazioni di questo libro. Quanto ciò che il progetto per la città è ora. La sua incapacità a far fronte ad un mutare sostanziale del pubblico che non si dà nella forma di un tutto ben levigato e compatto. O di una calda comunicativa capace di generare un’opinione pubblica consapevole e attiva. Ciò cui assistiamo è il deflagrare del pubblico in una infinità di situazioni minute e continuamente cangianti che rendono più complesso qualsiasi ruolo di mediazione sociale. Cosa succede quando il pubblico, nella forma che gli conosciamo, evapora? A cosa lascia posto? E come il progetto fa i conti con questa situazione? Queste domande sono esplorate dal basso, a partire dal ripensamento delle pratiche di progetto, in quattro esperienze di progettazione e in una topografia che ordina modi e atteggiamenti con i quali la cultura del progetto degli ultimi quindici anni si è rapportata al deflagrare del pubblico. A cavallo tra architettura, urbanistica, analisi delle politiche pubbliche e dei processi decisionali, il libro esprime il bisogno di una nuova ricerca di senso degli spazi e dei modi con i quali ci rapportiamo ad essi

Urbanistica e sfera pubblica / Bianchetti, Anna Maria Cristina. - STAMPA. - (2008), pp. 1-168.

Urbanistica e sfera pubblica

BIANCHETTI, Anna Maria Cristina
2008

Abstract

Dopo la stagione degli anni settanta, la riflessione critica e l’elaborazione teorica relative alla città contemporanea, sono mutate radicalmente. Urbanisti e architetti sembrano avere perso la capacità di forgiare sensibilità e pensiero intorno alla città. Di parlare e farsi ascoltare. Una vera e propria afasia che pone questo settore del pensiero tecnico ai margini delle principali trasformazioni urbane. Riconoscere che oggi vi sia un problema nel rapporto tra il sapere sullo spazio e le sue trasformazioni non significa costruire un rapporto con il passato entro un atteggiamento nostalgico. Non sono il passato o il futuro, al centro delle preoccupazioni di questo libro. Quanto ciò che il progetto per la città è ora. La sua incapacità a far fronte ad un mutare sostanziale del pubblico che non si dà nella forma di un tutto ben levigato e compatto. O di una calda comunicativa capace di generare un’opinione pubblica consapevole e attiva. Ciò cui assistiamo è il deflagrare del pubblico in una infinità di situazioni minute e continuamente cangianti che rendono più complesso qualsiasi ruolo di mediazione sociale. Cosa succede quando il pubblico, nella forma che gli conosciamo, evapora? A cosa lascia posto? E come il progetto fa i conti con questa situazione? Queste domande sono esplorate dal basso, a partire dal ripensamento delle pratiche di progetto, in quattro esperienze di progettazione e in una topografia che ordina modi e atteggiamenti con i quali la cultura del progetto degli ultimi quindici anni si è rapportata al deflagrare del pubblico. A cavallo tra architettura, urbanistica, analisi delle politiche pubbliche e dei processi decisionali, il libro esprime il bisogno di una nuova ricerca di senso degli spazi e dei modi con i quali ci rapportiamo ad essi
2008
9788860362025
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