Quante volte, nel ruolo di studenti, docenti o di progettisti professionisti, ci siamo trovati di fronte alla scelta di quale materiale adottare o suggerire per la realizzazione di uno specifico prodotto industriale o di un manufatto architettonico? In realtà dovrebbe essere proprio l’iter progettuale seguito a suggerirci la risposta. Ma se fino a ieri la scelta era ristretta a poche famiglie di materiali, oggi l’avvento di nuove tecnologie ha comportato un proliferazione di materiali più o meno innovativi che spesso sfociano nel prodotto-moda che di per se può distrarre il progettista da valori ben più “alti” che dovrebbero invece essere associati alla realtà del prodotto industriale contemporaneo. Se il progetto di design (o di architettura) venisse maggiormente contestualizzato all’oggi, alle problematiche etiche, industriali, economiche e, non ultime, ambientali che ci troviamo a dover affrontare e risolvere, allora anche i criteri di scelta dovrebbero seguire nuove strade rispetto a quelle percorse sino ad oggi. La nascita recente (si parla di un periodo di non più di dieci anni ad oggi, con punte di sviluppo negli ultimi cinque) di banche dati virtuali e reali di materiali innovativi sofisticati o ricchi di appeal, spesso travalicano le capacità di scelta che un utente progettista può effettuare in modo consapevole. Se da un lato questi tool non sono spesso esaustivi dal punto di vista di informazioni ambientali fornite, dall’altro molti progettisti non sono ancora pronti a vedere oltre la fascinazione e capire i rischi sull’ambiente che vengono innescati da una scelta scorretta. Ma questo è probabilmente da imputare a fattori di marketing (le aziende produttrici dei materiali innovativi non forniscono sempre “dati caldi” sul loro tipo di prodotto) e, non ultima, alla ancora scarsa capacità da parte dei progettisti di imporre dei vincoli alle loro stesse scelte o ai produttori cui fanno riferimento. Il distacco esistente tra “strumento banca dati” e “utente progettista” è preoccupante, quando invece una più diretta collaborazione fra gli interessati condurrebbe a risultati positivi dell’intero ciclo progettuale/produttivo nei confronti dell’ambiente. Obiettivo di questo scritto è quello di provare a sensibilizzare l’attenzione verso questo gap, di evidenziare certe carenze o qualità di fondo presenti nelle banche dati odierne e, parallelamente, di proporre una prima ipotesi di “repertorio materico”, sottoforma di lettura critica di alcuni materiali innovativi significativi di ultima generazione, nella speranza che tale operazione possa fungere da embrione e spunto da cui partire per creare e sviluppare in modo più strutturato uno strumento operativo a servizio del progettista ecoconsapevole.

Innovazione materica e design / Marino, GIAN PAOLO. - ELETTRONICO. - 1:(2008), pp. 1-103.

Innovazione materica e design

MARINO, GIAN PAOLO
2008

Abstract

Quante volte, nel ruolo di studenti, docenti o di progettisti professionisti, ci siamo trovati di fronte alla scelta di quale materiale adottare o suggerire per la realizzazione di uno specifico prodotto industriale o di un manufatto architettonico? In realtà dovrebbe essere proprio l’iter progettuale seguito a suggerirci la risposta. Ma se fino a ieri la scelta era ristretta a poche famiglie di materiali, oggi l’avvento di nuove tecnologie ha comportato un proliferazione di materiali più o meno innovativi che spesso sfociano nel prodotto-moda che di per se può distrarre il progettista da valori ben più “alti” che dovrebbero invece essere associati alla realtà del prodotto industriale contemporaneo. Se il progetto di design (o di architettura) venisse maggiormente contestualizzato all’oggi, alle problematiche etiche, industriali, economiche e, non ultime, ambientali che ci troviamo a dover affrontare e risolvere, allora anche i criteri di scelta dovrebbero seguire nuove strade rispetto a quelle percorse sino ad oggi. La nascita recente (si parla di un periodo di non più di dieci anni ad oggi, con punte di sviluppo negli ultimi cinque) di banche dati virtuali e reali di materiali innovativi sofisticati o ricchi di appeal, spesso travalicano le capacità di scelta che un utente progettista può effettuare in modo consapevole. Se da un lato questi tool non sono spesso esaustivi dal punto di vista di informazioni ambientali fornite, dall’altro molti progettisti non sono ancora pronti a vedere oltre la fascinazione e capire i rischi sull’ambiente che vengono innescati da una scelta scorretta. Ma questo è probabilmente da imputare a fattori di marketing (le aziende produttrici dei materiali innovativi non forniscono sempre “dati caldi” sul loro tipo di prodotto) e, non ultima, alla ancora scarsa capacità da parte dei progettisti di imporre dei vincoli alle loro stesse scelte o ai produttori cui fanno riferimento. Il distacco esistente tra “strumento banca dati” e “utente progettista” è preoccupante, quando invece una più diretta collaborazione fra gli interessati condurrebbe a risultati positivi dell’intero ciclo progettuale/produttivo nei confronti dell’ambiente. Obiettivo di questo scritto è quello di provare a sensibilizzare l’attenzione verso questo gap, di evidenziare certe carenze o qualità di fondo presenti nelle banche dati odierne e, parallelamente, di proporre una prima ipotesi di “repertorio materico”, sottoforma di lettura critica di alcuni materiali innovativi significativi di ultima generazione, nella speranza che tale operazione possa fungere da embrione e spunto da cui partire per creare e sviluppare in modo più strutturato uno strumento operativo a servizio del progettista ecoconsapevole.
2008
9788890339202
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