Abstract Negli ultimi quarant’anni sono intervenute profonde modificazioni nei concetti, nelle politiche e nelle pratiche di protezione della natura. Il cambiamento di visione può essere sinteticamente rappresentato attraverso degli opposti, quelli riferiti alla visione che ha improntato il corso di più di ottant’ anni dall’istituzione dei primi parchi nazionali nel mondo e quelli che si sono configurati, attraverso diverse tappe, negli ultimi decenni. Il modello classico di area protetta faceva riferimento ad una forma di conservazione che escludeva sia la popolazione che gli usi economici del territorio, mirando a proteggere gli assetti naturali senza prevedere il recupero dei valori degradati; considerava l’area protetta come isola separata dal territorio ordinario; la sua istituzione era promossa da élites culturali, la competenza affidata ai governi centrali e la gestione a tecnici specialisti della natura. Ovviamente questa descrizione generalizzatrice porta al limite la visione del periodo e trascura le ampie differenze che hanno contraddistinto i diversi paesi e aree protette. A partire dagli anni sessanta del novecento, i Congressi decennali dell’Iucn registrano, sostenuti anche da solide basi scientifiche sulla conservazione biologica e sull’ecologia del paesaggio e dal crescente riconoscimento del paesaggio culturale, progressivi importanti cambiamenti di visione della protezione della natura e in particolare dei parchi naturali. Emergono nuovi temi, dai sistemi regionali di parchi e aree protette ai parchi internazionali, all’esigenza di pianificazione, al rapporto tra aree protette e territorio di contesto, al ruolo delle popolazioni locali, al rapporto tra protezione e sviluppo economico e sociale del territorio. Il cambiamento di visione investe in profondità il rapporto natura-cultura e protezione-sviluppo, il significato stesso di protezione, prospettando una decisa territorializzazione della protezione della natura che comporta un completo ri-orientamento delle politiche e delle pratiche per rispondere a nuovi rapporti spaziali, socio-culturali ed economici tra aree protette e territorio. Questa nuova visione, che ormai permea tutte le politiche europee dell’ultimo decennio per il territorio e l’ambiente, affermando l’esigenza di integrazione e intersettorialità e chiamando a nuove responsabilità il governo del territorio in tutti i suoi livelli di competenza, presenta però non poche difficoltà a tradursi nelle pratiche di pianificazione e gestione. Sul lato del Paesaggio, posto al centro delle politiche degli stati europei dalla Convenzione Europea, si registrano cambiamenti altrettanto importanti, con l’estensione della tutela all’intero territorio, l’articolazione dell’azione in protezione, pianificazione e gestione, l’esigenza di coinvolgere tutte le politiche di settore e il ruolo primario attribuito alle popolazioni nella definizione degli obiettivi di qualità da perseguire. Oltre la Convenzione Europea, sono anche in questo campo le più ampie strategie dell’Unione a puntare sulla dimensione territoriale e sul paesaggio come fattori di competitività e di sviluppo ambientale, culturale ed economico del territorio europeo. L’esigenza di territorializzare le politiche per natura e paesaggio porta in campo il tema della pianificazione, come metodo e come strumento per individuare strategie e regole per la gestione. Anche nel nostro paese, come nella maggior parte di quelli europei, si è da tempo affermata la pianificazione delle aree protette e del paesaggio. Ma, a fronte di un affollamento di piani per livelli e settori, che stentano a porsi in relazione con i più consolidati strumenti di pianificazione ordinaria del territorio, si assiste ad una progressiva perdita di identità e valori dei paesaggi e dei territori, talvolta anche all’interno delle stesse aree naturali protette Sono proprio i piani a non corrispondere agli orientamenti internazionali ed europei che richiamano a superare i confini geografici ed amministrativi, ad integrare azioni e soggetti, a coinvolgere le popolazioni nella determinazione dei percorsi di tutela e sviluppo, a guidare le azioni locali. Come è stato evidenziato, natura, paesaggio e territorio si sono sempre più avvicinati in visioni che li pongono in relazione e ne richiedono l’integrazione. Sembra perciò necessario ripensare complessivamente l’attuale apparato pianificatorio, anche attraverso un drastico ridimensionamento degli strumenti in uso, con una generale riformulazione alla scala macro e micro, fondata sulla strutturazione di configurazioni territoriali che integrano gli aspetti economici e sociali, funzionali, ecologici e formali, costruite con il concorso di molti soggetti ma di responsabilità di ben individuati soggetti istituzionali, una cornice in cui possano porsi in relazione molti progetti concreti del paesaggio quotidiano, per costruire diversi e adeguati ambienti di vita nel territorio. Abstract In the last 40 years, far-reaching changes have occurred in nature protection concepts, policies and practices. This change of viewpoint can be represented briefly referring to opposed concepts: those referring to the vision that has been a leading feature for more than eighty years, from setting up of the first national parks in the world, and those that have gained ground, in various stages, in recent decades. The classical model of protected area reflected a form of conservation that excluded both the population and economic uses of the territory, intended to protect natural resources without including recovery of downgraded values; the protected area was considered an island separate from the ordinary territory; setting up of the area was promoted by cultural élites, responsibility was assigned to central governments and management to specialised nature technicians. Obviously, this generalised description pushes the vision of the period to the limit, overlooking the considerable differences between different countries and different protected areas. From the 1960’s, the ten-year conferences of the IUCN, also sustained by solid scientific bases on biological conservation and on ecology of the landscape and by gradual recognition of the cultural landscape, have charted various major changes in the view of protection of nature and in particular of nature parks. New issues have emerged, ranging from the regional systems of parks and protected areas to international parks, the need for planning, the relationship between protected areas and territorial context, the role of the local populations, the relationship between protection and socio-economic development of the territory. This change of view has had far-reaching repercussions on the nature-culture and conservation-development relationship, on the very meaning of protection, pointing the way towards a decisive territorialisation of the nature conservation that entails complete refocusing of policies and practices in order to respond to a new spatial, socio-cultural and economic rapport between protected areas and territory. However, this new vision, which has been a leitmotif of all European policies for the territory and the environment in the last ten years, asserting the need for integration and an inter-sector approach and assigning new responsibilities to all levels of competence of territorial governance, gives rise to considerable difficulties when attempting to translate it into planning and management practices. As regards the Landscape, at the core of the policies of the European Convention, equally important changes have occurred, with extension of protection to the entire territory, breakdown of actions into protection, planning and management elements, the need to involve all sector policies and the primary role attributed to populations in defining the quality objectives to be pursued. Apart from the European Convention, the broadest strategies of the Union in this area also address the territorial dimension and the landscape as factors of competitiveness and of environmental, cultural and economic development of the territory of Europe. The need to territorialise nature and landscape policies highlights the role of planning, as a method and instrument for identifying management strategies and rules. The planning of protected areas and of the landscape has continued to gain ground also in Italy, as in most other European countries. However, a plethora of plans by levels and sectors, difficult to correlate with more firmly-entrenched ordinary territorial planning instruments, is accompanied by a gradual loss of identity and of the values of the landscapes and territories, in some cases also inside the protected natural areas. More specifically, it is the plans that do not comply with international and European guidelines according to which geographical and administrative borders must be overstepped, measures and stakeholders must be integrated, involving the populations in determining protection and development paths, in guiding local actions. As already stressed, nature, landscape and territory have been increasingly approached with visions that correlate and require their integration. Therefore, complete rethinking of the current planning apparatus would appear to be essential, also through drastic down-sizing of the instruments used, with a general reformulation on a macro and micro scale, based on the structuring of territorial configurations that integrate economic and social, functional, ecological and formal aspects. They are to be build involving many different stakeholders under the responsibility of clearly-identified institutional entities: a framework in which it is possible to correlate many practical projects of the daily landscape in order to construct different, suitable living environments in the territory. Articolo nel servizio a cura di Gambino R., Negrini G. con titolo"Parchi e Paesaggi d'Europa".

Una visione territorialista di natura e paesaggio / Peano, Attilia. - In: URBANISTICA. - ISSN 0042-1022. - STAMPA. - 139:(2009), pp. 82-85.

Una visione territorialista di natura e paesaggio

PEANO, ATTILIA
2009

Abstract

Abstract Negli ultimi quarant’anni sono intervenute profonde modificazioni nei concetti, nelle politiche e nelle pratiche di protezione della natura. Il cambiamento di visione può essere sinteticamente rappresentato attraverso degli opposti, quelli riferiti alla visione che ha improntato il corso di più di ottant’ anni dall’istituzione dei primi parchi nazionali nel mondo e quelli che si sono configurati, attraverso diverse tappe, negli ultimi decenni. Il modello classico di area protetta faceva riferimento ad una forma di conservazione che escludeva sia la popolazione che gli usi economici del territorio, mirando a proteggere gli assetti naturali senza prevedere il recupero dei valori degradati; considerava l’area protetta come isola separata dal territorio ordinario; la sua istituzione era promossa da élites culturali, la competenza affidata ai governi centrali e la gestione a tecnici specialisti della natura. Ovviamente questa descrizione generalizzatrice porta al limite la visione del periodo e trascura le ampie differenze che hanno contraddistinto i diversi paesi e aree protette. A partire dagli anni sessanta del novecento, i Congressi decennali dell’Iucn registrano, sostenuti anche da solide basi scientifiche sulla conservazione biologica e sull’ecologia del paesaggio e dal crescente riconoscimento del paesaggio culturale, progressivi importanti cambiamenti di visione della protezione della natura e in particolare dei parchi naturali. Emergono nuovi temi, dai sistemi regionali di parchi e aree protette ai parchi internazionali, all’esigenza di pianificazione, al rapporto tra aree protette e territorio di contesto, al ruolo delle popolazioni locali, al rapporto tra protezione e sviluppo economico e sociale del territorio. Il cambiamento di visione investe in profondità il rapporto natura-cultura e protezione-sviluppo, il significato stesso di protezione, prospettando una decisa territorializzazione della protezione della natura che comporta un completo ri-orientamento delle politiche e delle pratiche per rispondere a nuovi rapporti spaziali, socio-culturali ed economici tra aree protette e territorio. Questa nuova visione, che ormai permea tutte le politiche europee dell’ultimo decennio per il territorio e l’ambiente, affermando l’esigenza di integrazione e intersettorialità e chiamando a nuove responsabilità il governo del territorio in tutti i suoi livelli di competenza, presenta però non poche difficoltà a tradursi nelle pratiche di pianificazione e gestione. Sul lato del Paesaggio, posto al centro delle politiche degli stati europei dalla Convenzione Europea, si registrano cambiamenti altrettanto importanti, con l’estensione della tutela all’intero territorio, l’articolazione dell’azione in protezione, pianificazione e gestione, l’esigenza di coinvolgere tutte le politiche di settore e il ruolo primario attribuito alle popolazioni nella definizione degli obiettivi di qualità da perseguire. Oltre la Convenzione Europea, sono anche in questo campo le più ampie strategie dell’Unione a puntare sulla dimensione territoriale e sul paesaggio come fattori di competitività e di sviluppo ambientale, culturale ed economico del territorio europeo. L’esigenza di territorializzare le politiche per natura e paesaggio porta in campo il tema della pianificazione, come metodo e come strumento per individuare strategie e regole per la gestione. Anche nel nostro paese, come nella maggior parte di quelli europei, si è da tempo affermata la pianificazione delle aree protette e del paesaggio. Ma, a fronte di un affollamento di piani per livelli e settori, che stentano a porsi in relazione con i più consolidati strumenti di pianificazione ordinaria del territorio, si assiste ad una progressiva perdita di identità e valori dei paesaggi e dei territori, talvolta anche all’interno delle stesse aree naturali protette Sono proprio i piani a non corrispondere agli orientamenti internazionali ed europei che richiamano a superare i confini geografici ed amministrativi, ad integrare azioni e soggetti, a coinvolgere le popolazioni nella determinazione dei percorsi di tutela e sviluppo, a guidare le azioni locali. Come è stato evidenziato, natura, paesaggio e territorio si sono sempre più avvicinati in visioni che li pongono in relazione e ne richiedono l’integrazione. Sembra perciò necessario ripensare complessivamente l’attuale apparato pianificatorio, anche attraverso un drastico ridimensionamento degli strumenti in uso, con una generale riformulazione alla scala macro e micro, fondata sulla strutturazione di configurazioni territoriali che integrano gli aspetti economici e sociali, funzionali, ecologici e formali, costruite con il concorso di molti soggetti ma di responsabilità di ben individuati soggetti istituzionali, una cornice in cui possano porsi in relazione molti progetti concreti del paesaggio quotidiano, per costruire diversi e adeguati ambienti di vita nel territorio. Abstract In the last 40 years, far-reaching changes have occurred in nature protection concepts, policies and practices. This change of viewpoint can be represented briefly referring to opposed concepts: those referring to the vision that has been a leading feature for more than eighty years, from setting up of the first national parks in the world, and those that have gained ground, in various stages, in recent decades. The classical model of protected area reflected a form of conservation that excluded both the population and economic uses of the territory, intended to protect natural resources without including recovery of downgraded values; the protected area was considered an island separate from the ordinary territory; setting up of the area was promoted by cultural élites, responsibility was assigned to central governments and management to specialised nature technicians. Obviously, this generalised description pushes the vision of the period to the limit, overlooking the considerable differences between different countries and different protected areas. From the 1960’s, the ten-year conferences of the IUCN, also sustained by solid scientific bases on biological conservation and on ecology of the landscape and by gradual recognition of the cultural landscape, have charted various major changes in the view of protection of nature and in particular of nature parks. New issues have emerged, ranging from the regional systems of parks and protected areas to international parks, the need for planning, the relationship between protected areas and territorial context, the role of the local populations, the relationship between protection and socio-economic development of the territory. This change of view has had far-reaching repercussions on the nature-culture and conservation-development relationship, on the very meaning of protection, pointing the way towards a decisive territorialisation of the nature conservation that entails complete refocusing of policies and practices in order to respond to a new spatial, socio-cultural and economic rapport between protected areas and territory. However, this new vision, which has been a leitmotif of all European policies for the territory and the environment in the last ten years, asserting the need for integration and an inter-sector approach and assigning new responsibilities to all levels of competence of territorial governance, gives rise to considerable difficulties when attempting to translate it into planning and management practices. As regards the Landscape, at the core of the policies of the European Convention, equally important changes have occurred, with extension of protection to the entire territory, breakdown of actions into protection, planning and management elements, the need to involve all sector policies and the primary role attributed to populations in defining the quality objectives to be pursued. Apart from the European Convention, the broadest strategies of the Union in this area also address the territorial dimension and the landscape as factors of competitiveness and of environmental, cultural and economic development of the territory of Europe. The need to territorialise nature and landscape policies highlights the role of planning, as a method and instrument for identifying management strategies and rules. The planning of protected areas and of the landscape has continued to gain ground also in Italy, as in most other European countries. However, a plethora of plans by levels and sectors, difficult to correlate with more firmly-entrenched ordinary territorial planning instruments, is accompanied by a gradual loss of identity and of the values of the landscapes and territories, in some cases also inside the protected natural areas. More specifically, it is the plans that do not comply with international and European guidelines according to which geographical and administrative borders must be overstepped, measures and stakeholders must be integrated, involving the populations in determining protection and development paths, in guiding local actions. As already stressed, nature, landscape and territory have been increasingly approached with visions that correlate and require their integration. Therefore, complete rethinking of the current planning apparatus would appear to be essential, also through drastic down-sizing of the instruments used, with a general reformulation on a macro and micro scale, based on the structuring of territorial configurations that integrate economic and social, functional, ecological and formal aspects. They are to be build involving many different stakeholders under the responsibility of clearly-identified institutional entities: a framework in which it is possible to correlate many practical projects of the daily landscape in order to construct different, suitable living environments in the territory. Articolo nel servizio a cura di Gambino R., Negrini G. con titolo"Parchi e Paesaggi d'Europa".
2009
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