La trattatistica, per secoli fonte principale, quando non unica, nell’ambito della letteratura architettonica puntualmente registra, anche nel campo della rappresentazione, le tendenze più innovative nell’ambito delle convenzioni grafiche, intese come metodi di rappresentazione completati da specifici segni, simboli e grafie. La rappresentazione ortogonale dell’architettura e la correlazione fra le differenti proiezioni, presente nella trattatistica fin dal medioevo preludendo empiricamente alle teorizzazioni mongiane, introduce nel rilievo la possibilità della restituzione in scala. La continuità del processo fra architettura e urbanistica si manifesta nel disegno attraverso una selezione delle informazioni coerente con i contenuti esposti e con la scala di riduzione. La tensione idealistica che caratterizza prima l’opera di Vitruvio e poi quelle del primo Rinascimento rende poco distinguibile o talvolta inestricabile il rapporto fra rilievo, inteso come operazione conoscitiva e interpretativa dell’esistente, e progetto, inteso come operazione creativa, risolvendosi in genere nella costruzione di un modello ideale che riassume in sé le suggestioni del costruito e le aspirazioni ideative. Lo studio dell’antico, favorito dagli interessi culturali dell’Umanesimo e dalla riscoperta del trattato di Vitruvio, si concretizza in rilievi puntuali solo a partire dalla trattatistica del Manierismo, in cui, con le opere di Serlio e ancor più significativamente di Palladio, il momento della prassi comincia a prevalere su quello della teoria. Il nuovo carattere di tali opere, composte prevalentemente di immagini con valore di exempla, sancisce una più palese distinzione fra rilievo e progetto, ma non ancora quella differenza fra scelte rappresentative che caratterizza oggi i due ambiti del disegno dell’architettura. Rappresentazioni di rilievo e progetto si troveranno a essere compresenti più avanti nel tempo, quando una nuova sensibilità nei confronti dell’esistente, preannunciata in alcune tavole di Scamozzi, comporterà la verifica, oggi irrinunciabile, del progetto mediante il suo inserimento nel contesto. A tali rappresentazioni si affiancano quelle che incominciano, fin da fine Settecento, ad assumere il rilievo come base di conoscenza per interventi sul costruito. L’interesse neoclassico nei confronti dell’antico, alimentato dal diffondersi del Grand Tour e dal consolidarsi del restauro come disciplina autonoma, genera un fervore di attività nell’ambito del rilievo che ha ripercussioni sulle ultime opere trattatistiche, integrandone la finalità didattica.

Rappresentazioni della città e dell’architettura fra rilievo e progetto nella trattatistica / Spallone, Roberta - In: Rilievo Urbano. Conoscenza e rappresentazione della città consolidata / Coppo D., Boido C.. - STAMPA. - Firenze : Alinea, 2010. - ISBN 9788860555366. - pp. 80-87

Rappresentazioni della città e dell’architettura fra rilievo e progetto nella trattatistica

SPALLONE, Roberta
2010

Abstract

La trattatistica, per secoli fonte principale, quando non unica, nell’ambito della letteratura architettonica puntualmente registra, anche nel campo della rappresentazione, le tendenze più innovative nell’ambito delle convenzioni grafiche, intese come metodi di rappresentazione completati da specifici segni, simboli e grafie. La rappresentazione ortogonale dell’architettura e la correlazione fra le differenti proiezioni, presente nella trattatistica fin dal medioevo preludendo empiricamente alle teorizzazioni mongiane, introduce nel rilievo la possibilità della restituzione in scala. La continuità del processo fra architettura e urbanistica si manifesta nel disegno attraverso una selezione delle informazioni coerente con i contenuti esposti e con la scala di riduzione. La tensione idealistica che caratterizza prima l’opera di Vitruvio e poi quelle del primo Rinascimento rende poco distinguibile o talvolta inestricabile il rapporto fra rilievo, inteso come operazione conoscitiva e interpretativa dell’esistente, e progetto, inteso come operazione creativa, risolvendosi in genere nella costruzione di un modello ideale che riassume in sé le suggestioni del costruito e le aspirazioni ideative. Lo studio dell’antico, favorito dagli interessi culturali dell’Umanesimo e dalla riscoperta del trattato di Vitruvio, si concretizza in rilievi puntuali solo a partire dalla trattatistica del Manierismo, in cui, con le opere di Serlio e ancor più significativamente di Palladio, il momento della prassi comincia a prevalere su quello della teoria. Il nuovo carattere di tali opere, composte prevalentemente di immagini con valore di exempla, sancisce una più palese distinzione fra rilievo e progetto, ma non ancora quella differenza fra scelte rappresentative che caratterizza oggi i due ambiti del disegno dell’architettura. Rappresentazioni di rilievo e progetto si troveranno a essere compresenti più avanti nel tempo, quando una nuova sensibilità nei confronti dell’esistente, preannunciata in alcune tavole di Scamozzi, comporterà la verifica, oggi irrinunciabile, del progetto mediante il suo inserimento nel contesto. A tali rappresentazioni si affiancano quelle che incominciano, fin da fine Settecento, ad assumere il rilievo come base di conoscenza per interventi sul costruito. L’interesse neoclassico nei confronti dell’antico, alimentato dal diffondersi del Grand Tour e dal consolidarsi del restauro come disciplina autonoma, genera un fervore di attività nell’ambito del rilievo che ha ripercussioni sulle ultime opere trattatistiche, integrandone la finalità didattica.
2010
9788860555366
Rilievo Urbano. Conoscenza e rappresentazione della città consolidata
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2370596
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo