Giorgio Grassi (Milano, 27 ottobre 1935) rappresenta nel panorama dell’architettura italiana contemporanea una personalità d’eccezione per la continuità e la coerenza della ricerca rigorosa, indissolubilmente legata, nella teoria e nella pratica, a una idea di architettura come disciplina razionale e a un interesse specifico e scientifico per la città della storia e per i suoi caratteri strutturali fondanti come elementi per il progetto. Formatosi al Politecnico di Milano, dove si è laureato nel 1960, si considera allievo di Ernesto Nathan Rogers («era l’unico a parlarci di architettura»), con il quale ha collaborato dal 1961 al 1964 al corso di “Caratteri Stilistici” e alla redazione della rivista Casabella-continuità, insieme, tra gli altri, ad Aldo Rossi, con il quale ha condiviso il primo studio professionale e gli esordi nell’insegnamento universitario a Milano. Dal 1965, negli anni della contestazione, ha insegnato alla neonata Facoltà di Architettura di Pescara («una scuola tutta da inventare») e dal 1977 al 2010 è stato professore ordinario di Composizione Architettonica presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel momento di grande tensione culturale che caratterizza gli anni Sessanta in Italia, la ricerca teorico-progettuale di Grassi si propone come una vera e propria rifondazione disciplinare, a partire da una idea di architettura come esperienza unitaria fondata su elementi costanti e generali e dall’eredità del Movimento Moderno, come momento imprescindibile di riflessione e parte di questa esperienza. A entrambi questi aspetti Grassi ha dato un contributo originale, pubblicando nel 1967 La costruzione logica dell’architettura (un «piccolo libro, che sembra un manuale ma non lo è, anche se forse avrebbe voluto diventarlo»), e facendo conoscere in Italia il pensiero e l’opera di architetti “dimenticati” dalla storia ufficiale del Moderno, come J. J. P. Oud (1961), Ludwig Hilberseimer (1964), Adolf Loos (1972), Ernst May (1974) e Heinrich Tessenow (1974). Il suo insegnamento e il suo lavoro hanno avuto grande influenza in Europa, in particolare in Spagna, in Olanda e in Germania, dove ha ricevuto riconoscimenti e premi e realizzato alcune opere che rappresentano dei punti fermi nella discussione contemporanea sull’architettura: il teatro romano di Sagunto (1985-1992), le biblioteche di Groningen (1989-1992) e Valencia (1990-1998) e il complesso ABB Roland Ernst in Potsdamer Platz a Berlino (1993-2001). La sua prima importante realizzazione in Italia è la nuova sede della Cassa di Risparmio di Firenze (2004-2008). Questo libro, che riunisce le testimonianze e i contributi dei suoi allievi, di coloro che hanno lavorato insieme a lui e anche di alcuni illustri colleghi e critici di architettura, nasce come un omaggio alla carriera del “maestro” ma anche soprattutto come un primo necessario momento di riflessione critica allargata sul pensiero e sull’opera di un architetto che ha portato avanti con perseveranza e ostinazione, a costo di scelte impopolari, una idea “civile” di architettura.

Una casa è una casa. Scritti sul pensiero e sull'opera di Giorgio Grassi / Malcovati, Silvia. - STAMPA. - (2011), pp. 1-352.

Una casa è una casa. Scritti sul pensiero e sull'opera di Giorgio Grassi

MALCOVATI, SILVIA
2011

Abstract

Giorgio Grassi (Milano, 27 ottobre 1935) rappresenta nel panorama dell’architettura italiana contemporanea una personalità d’eccezione per la continuità e la coerenza della ricerca rigorosa, indissolubilmente legata, nella teoria e nella pratica, a una idea di architettura come disciplina razionale e a un interesse specifico e scientifico per la città della storia e per i suoi caratteri strutturali fondanti come elementi per il progetto. Formatosi al Politecnico di Milano, dove si è laureato nel 1960, si considera allievo di Ernesto Nathan Rogers («era l’unico a parlarci di architettura»), con il quale ha collaborato dal 1961 al 1964 al corso di “Caratteri Stilistici” e alla redazione della rivista Casabella-continuità, insieme, tra gli altri, ad Aldo Rossi, con il quale ha condiviso il primo studio professionale e gli esordi nell’insegnamento universitario a Milano. Dal 1965, negli anni della contestazione, ha insegnato alla neonata Facoltà di Architettura di Pescara («una scuola tutta da inventare») e dal 1977 al 2010 è stato professore ordinario di Composizione Architettonica presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel momento di grande tensione culturale che caratterizza gli anni Sessanta in Italia, la ricerca teorico-progettuale di Grassi si propone come una vera e propria rifondazione disciplinare, a partire da una idea di architettura come esperienza unitaria fondata su elementi costanti e generali e dall’eredità del Movimento Moderno, come momento imprescindibile di riflessione e parte di questa esperienza. A entrambi questi aspetti Grassi ha dato un contributo originale, pubblicando nel 1967 La costruzione logica dell’architettura (un «piccolo libro, che sembra un manuale ma non lo è, anche se forse avrebbe voluto diventarlo»), e facendo conoscere in Italia il pensiero e l’opera di architetti “dimenticati” dalla storia ufficiale del Moderno, come J. J. P. Oud (1961), Ludwig Hilberseimer (1964), Adolf Loos (1972), Ernst May (1974) e Heinrich Tessenow (1974). Il suo insegnamento e il suo lavoro hanno avuto grande influenza in Europa, in particolare in Spagna, in Olanda e in Germania, dove ha ricevuto riconoscimenti e premi e realizzato alcune opere che rappresentano dei punti fermi nella discussione contemporanea sull’architettura: il teatro romano di Sagunto (1985-1992), le biblioteche di Groningen (1989-1992) e Valencia (1990-1998) e il complesso ABB Roland Ernst in Potsdamer Platz a Berlino (1993-2001). La sua prima importante realizzazione in Italia è la nuova sede della Cassa di Risparmio di Firenze (2004-2008). Questo libro, che riunisce le testimonianze e i contributi dei suoi allievi, di coloro che hanno lavorato insieme a lui e anche di alcuni illustri colleghi e critici di architettura, nasce come un omaggio alla carriera del “maestro” ma anche soprattutto come un primo necessario momento di riflessione critica allargata sul pensiero e sull’opera di un architetto che ha portato avanti con perseveranza e ostinazione, a costo di scelte impopolari, una idea “civile” di architettura.
2011
9788856839579
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