L‟accelerazione dei fenomeni globalizzativi dimostra che i nuovi paesaggi sono il risultato di pratiche di pianificazione locale e di progetto che non sono più in condizione di disegnare la società attraverso il disegno della forma urbana. Da un lato, si riconosce l‟attuale dibattito sulla centralità urbana e sull‟idea della città compatta. Dall‟altro, emerge l‟irruzione della natura dentro la città, una cosa diversa dal tradizionale verde urbano, secondo un processo che assume, prepotentemente, la forma della “città verde”, andando oltre il vero ruolo e significato ecologico. La complessità del paesaggio, che si palesa sempre secondo un principio di “indeterminazione”, chiede ausilio a parametri culturali ed estetici, gli stessi che, dal secondo dopoguerra sono stati implementati entro alcuni piani d‟autore (ad esempio, Assisi di Astengo e Urbino di De Carlo) e che oggi, invece, sembrano perdersi nell‟inadeguatezza degli strumenti pianificatori. Si concretizza così una generale insoddisfazione verso i modi di governo delle trasformazioni urbane. Lo studio presenta alcuni dubbi e questioni ancora aperte: in primo luogo, quale rimane il ruolo del piano locale? Quali le risposte possibili a partire dall‟interfrazione del tema del paesaggio all‟interno dello strumento urbanistico? È possibile costruire una nuova forma urbis attraverso le regole che può dare la pianificazione? Il paesaggio, per la sua “olistica” capacità di descrivere le condizioni della società attuale, può essere l‟elemento risolutivo dei molti problemi della pianificazione locale. Il funzionalismo dell‟urbanistica sarà allora rivalutato in funzione di un nuovo fondamento estetico e di una nuova, riconosciuta, dimensione percettiva.

"Lo sguardo sulla città. Regole del piano localealla prova della forma del paesaggio urbano" / LA RICCIA, Luigi. - In: PLANUM. - ISSN 1723-0993. - ELETTRONICO. - (2011).

"Lo sguardo sulla città. Regole del piano localealla prova della forma del paesaggio urbano"

LA RICCIA, LUIGI
2011

Abstract

L‟accelerazione dei fenomeni globalizzativi dimostra che i nuovi paesaggi sono il risultato di pratiche di pianificazione locale e di progetto che non sono più in condizione di disegnare la società attraverso il disegno della forma urbana. Da un lato, si riconosce l‟attuale dibattito sulla centralità urbana e sull‟idea della città compatta. Dall‟altro, emerge l‟irruzione della natura dentro la città, una cosa diversa dal tradizionale verde urbano, secondo un processo che assume, prepotentemente, la forma della “città verde”, andando oltre il vero ruolo e significato ecologico. La complessità del paesaggio, che si palesa sempre secondo un principio di “indeterminazione”, chiede ausilio a parametri culturali ed estetici, gli stessi che, dal secondo dopoguerra sono stati implementati entro alcuni piani d‟autore (ad esempio, Assisi di Astengo e Urbino di De Carlo) e che oggi, invece, sembrano perdersi nell‟inadeguatezza degli strumenti pianificatori. Si concretizza così una generale insoddisfazione verso i modi di governo delle trasformazioni urbane. Lo studio presenta alcuni dubbi e questioni ancora aperte: in primo luogo, quale rimane il ruolo del piano locale? Quali le risposte possibili a partire dall‟interfrazione del tema del paesaggio all‟interno dello strumento urbanistico? È possibile costruire una nuova forma urbis attraverso le regole che può dare la pianificazione? Il paesaggio, per la sua “olistica” capacità di descrivere le condizioni della società attuale, può essere l‟elemento risolutivo dei molti problemi della pianificazione locale. Il funzionalismo dell‟urbanistica sarà allora rivalutato in funzione di un nuovo fondamento estetico e di una nuova, riconosciuta, dimensione percettiva.
2011
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