Il quartiere della Vallette di Torino nasce sulla spinta del piano INA-Casa, varato con la legge del 28 febbraio 1949, fortemente voluto dall’allora Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, Amintore Fanfani. Gli obiettivi primari del Piano erano la costruzione di case per lavoratori e nel contempo rilanciare l’economia partendo dall’edilizia, in un periodo difficile come quello del dopo guerra. A Torino il piano INA-Casa ha realizzato due grandi interventi, il primo, terminato nel 1954, ha portato alla costruzione del quartiere della Falchera, nella zona Nord di Torino. Il secondo intervento, ben più consistente dal punto di vista della cubatura, ha visto la nascita del quartiere delle Vallette, nell’arco di tempo compreso tra il 1958 e il 1967, nel secondo settennio del piano INA-Casa. Il quartiere occupa un’area di 337.975 m3 nella zona Nord-Ovest di Torino, compresa tra i corsi Ferrara, a Nord, via delle Primule ad Ovest (prospiciente la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, o più semplicemente Carcere delle Vallette), via dei Gladioli a Sud e via delle Pervinche, ad Est. L’area si attesta su una zona che fino al 1957 era prettamente agricola su cui sorgeva una cascina detta appunto Vallette, insieme ai numerosi “ciabot” che gravitavano attorno, formando una comunità di circa un centinaio di persone. La forte esigenza di costruire case per i lavoratori, dovuta alle immigrazioni sia dal Sud Italia che dal Veneto (in seguito all’alluvione del Polesine nel 1951), ha portato all’esproprio di questa zona ancora rurale della città e che per tale connotazione viveva ai margini dell’abitato. Come per Falchera, anche il quartiere delle Vallette non riuscirà mai del tutto a rientrare all’interno del tessuto cittadino a causa dell’isolamente rispetto al resto della città e malgrado gli interventi che si sono susseguiti negli anni, non si è mai riusciti a ricucire lo strappo ancora esistente. Si ricorda per esempio la costruzione della prima linea della metropolitana leggera, la linea “3”, con capolinea alle Vallette, inaugurata nel 1989. Questo intervento però ha ulteriormente accresciuto il senso di isolamento del quartiere, riuscendo a spaccarlo a metà sull’asse di viale dei Mughetti. La sede tranviaria è infatti di tipo protetto per tutta la lunghezza del percorso e di fatto costituisce un limite invalicabile, tanto che si è reso necessario costruire negli anni tre sovrappassi pedonali per il superamento della linea tranviaria al di fuori dei normali incroci viabili. Questo fatto è però connesso anche all’urbanistica della zona e al superamento del classico isolato chiuso, in favore di una distribuzione più libera degli edifici nei vari lotti. Osservando la pianta dell’area delle Vallette, si possono riconoscere infatti una grande isola centrale insieme ad altre tre che gravitano attorno, che definiscono la viabilità principale. All’interno di queste “isole” è presente poi una viabilità secondaria per l’accesso ai caseggiati più interni. Dal punto di vista architettonico la situazione è molto varia e questa varietà è stata proprio ricercata e voluta dal momento in cui sono stati scelti 9 diversi raggruppamenti di professionisti, ognuno con un lotto diverso in cui poter declinare il tema della casa popolare in maniera differente. Questo concetto era alla base delle richieste del comitato INA-Casa, la precisa volontà di non dare delle case meramente seriali, ma che fossero riconoscibili, con propria identità. Da questo punto di vista il quartiere delle Vallette porta con sè una grande varietà di stili e tipologie edilizie che rendono il tutto molto variegato, suddividendo il quartiere in sottoquartieri diversi. Dalle torri verso corso Ferrara, alle schiere, dei veri e propri serpentoni che occupano variamente la zona interna, il paesaggio non ha quella unitarietà che si osserva nel quartiere de La Falchera vecchia, ma sicuramente questa disomogeneità contribuisce a dare un ritmo nuovo alle vie. Gli edifici analizzati In questo contesto sono stati scelti degli edifici giudicati rappresentativi delle varie tipologie edilizie presenti in questa area e sono così riassumibili: • Renacco – schiere basse a tre piani fuori terra, tipiche dell’area centrale a ridosso della chiesa e del centro commerciale “Verbene”. • Levi-Montalcini – complesso di torri da sette piani fuori terra accostate tra loro a creare una sorta di cortina verso corso Ferrara. • Cavallari Murat – in un lotto ora prospiciente la casa circondariale, si esce dagli schemi della tipica casa popolare e si trova il gusto di riproporre gli stilemi delle cascine piemontesi, creando due tipi di edifici, la testata, un palazzotto di cinque piani fuori terra, e la manica, struttura estesa in lunghezza di tre piani fuori terra. • Decker – torri isolate da 11 piani fuori terra, dalla grande volumetria e dal forte impatto visivo, sull’asse viario di Viale dei Mughetti. L’analisi Sulla base dei documenti d’archivio e sulla base dei sopralluoghi, sono state analizzate le criticità architettoniche, energetiche ed acustiche degli edifici in oggetto, stilando delle linee guida per futuri interventi di manutenzione che ne possano migliorare la resa energetica, cercando però di non modificarne l’aspetto formale, per mantenere inalterate l’identità e il ricordo dei luoghi.

Individuazione e valorizzazione delle peculiarità delle costruzioni del dopoguerra in Italia. Ipotesi di linee guida per l'intervento di recupero e di miglioramento della prestazione energetica: il caso di studio delle Vallette in Torino / Novara, Livio. - (2012). [10.6092/polito/porto/2496951]

Individuazione e valorizzazione delle peculiarità delle costruzioni del dopoguerra in Italia. Ipotesi di linee guida per l'intervento di recupero e di miglioramento della prestazione energetica: il caso di studio delle Vallette in Torino.

NOVARA, LIVIO
2012

Abstract

Il quartiere della Vallette di Torino nasce sulla spinta del piano INA-Casa, varato con la legge del 28 febbraio 1949, fortemente voluto dall’allora Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, Amintore Fanfani. Gli obiettivi primari del Piano erano la costruzione di case per lavoratori e nel contempo rilanciare l’economia partendo dall’edilizia, in un periodo difficile come quello del dopo guerra. A Torino il piano INA-Casa ha realizzato due grandi interventi, il primo, terminato nel 1954, ha portato alla costruzione del quartiere della Falchera, nella zona Nord di Torino. Il secondo intervento, ben più consistente dal punto di vista della cubatura, ha visto la nascita del quartiere delle Vallette, nell’arco di tempo compreso tra il 1958 e il 1967, nel secondo settennio del piano INA-Casa. Il quartiere occupa un’area di 337.975 m3 nella zona Nord-Ovest di Torino, compresa tra i corsi Ferrara, a Nord, via delle Primule ad Ovest (prospiciente la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, o più semplicemente Carcere delle Vallette), via dei Gladioli a Sud e via delle Pervinche, ad Est. L’area si attesta su una zona che fino al 1957 era prettamente agricola su cui sorgeva una cascina detta appunto Vallette, insieme ai numerosi “ciabot” che gravitavano attorno, formando una comunità di circa un centinaio di persone. La forte esigenza di costruire case per i lavoratori, dovuta alle immigrazioni sia dal Sud Italia che dal Veneto (in seguito all’alluvione del Polesine nel 1951), ha portato all’esproprio di questa zona ancora rurale della città e che per tale connotazione viveva ai margini dell’abitato. Come per Falchera, anche il quartiere delle Vallette non riuscirà mai del tutto a rientrare all’interno del tessuto cittadino a causa dell’isolamente rispetto al resto della città e malgrado gli interventi che si sono susseguiti negli anni, non si è mai riusciti a ricucire lo strappo ancora esistente. Si ricorda per esempio la costruzione della prima linea della metropolitana leggera, la linea “3”, con capolinea alle Vallette, inaugurata nel 1989. Questo intervento però ha ulteriormente accresciuto il senso di isolamento del quartiere, riuscendo a spaccarlo a metà sull’asse di viale dei Mughetti. La sede tranviaria è infatti di tipo protetto per tutta la lunghezza del percorso e di fatto costituisce un limite invalicabile, tanto che si è reso necessario costruire negli anni tre sovrappassi pedonali per il superamento della linea tranviaria al di fuori dei normali incroci viabili. Questo fatto è però connesso anche all’urbanistica della zona e al superamento del classico isolato chiuso, in favore di una distribuzione più libera degli edifici nei vari lotti. Osservando la pianta dell’area delle Vallette, si possono riconoscere infatti una grande isola centrale insieme ad altre tre che gravitano attorno, che definiscono la viabilità principale. All’interno di queste “isole” è presente poi una viabilità secondaria per l’accesso ai caseggiati più interni. Dal punto di vista architettonico la situazione è molto varia e questa varietà è stata proprio ricercata e voluta dal momento in cui sono stati scelti 9 diversi raggruppamenti di professionisti, ognuno con un lotto diverso in cui poter declinare il tema della casa popolare in maniera differente. Questo concetto era alla base delle richieste del comitato INA-Casa, la precisa volontà di non dare delle case meramente seriali, ma che fossero riconoscibili, con propria identità. Da questo punto di vista il quartiere delle Vallette porta con sè una grande varietà di stili e tipologie edilizie che rendono il tutto molto variegato, suddividendo il quartiere in sottoquartieri diversi. Dalle torri verso corso Ferrara, alle schiere, dei veri e propri serpentoni che occupano variamente la zona interna, il paesaggio non ha quella unitarietà che si osserva nel quartiere de La Falchera vecchia, ma sicuramente questa disomogeneità contribuisce a dare un ritmo nuovo alle vie. Gli edifici analizzati In questo contesto sono stati scelti degli edifici giudicati rappresentativi delle varie tipologie edilizie presenti in questa area e sono così riassumibili: • Renacco – schiere basse a tre piani fuori terra, tipiche dell’area centrale a ridosso della chiesa e del centro commerciale “Verbene”. • Levi-Montalcini – complesso di torri da sette piani fuori terra accostate tra loro a creare una sorta di cortina verso corso Ferrara. • Cavallari Murat – in un lotto ora prospiciente la casa circondariale, si esce dagli schemi della tipica casa popolare e si trova il gusto di riproporre gli stilemi delle cascine piemontesi, creando due tipi di edifici, la testata, un palazzotto di cinque piani fuori terra, e la manica, struttura estesa in lunghezza di tre piani fuori terra. • Decker – torri isolate da 11 piani fuori terra, dalla grande volumetria e dal forte impatto visivo, sull’asse viario di Viale dei Mughetti. L’analisi Sulla base dei documenti d’archivio e sulla base dei sopralluoghi, sono state analizzate le criticità architettoniche, energetiche ed acustiche degli edifici in oggetto, stilando delle linee guida per futuri interventi di manutenzione che ne possano migliorare la resa energetica, cercando però di non modificarne l’aspetto formale, per mantenere inalterate l’identità e il ricordo dei luoghi.
2012
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