L’estensione del concetto di “bene culturale” fino a comprendere il tema del paesaggio è un fatto riconosciuto. La lunga tradizione italiana nel campo della legislazione di tutela testimonia il percorso compiuto, le cui tappe fondamentali vedono il passaggio dalle prime forme di salvaguardia del “monumento” dell’inizio del XX secolo, all’attuale assetto giuridico, nel quale il paesaggio è oggetto di misure di protezione e valorizzazione, con competenze ripartite fra Stato ed enti locali. All’interno di tale contesto, la tradizione del dipartimento Casa-città del Politecnico di Torino, ora confluita nel dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, persegue da tempo indirizzi di ricerca orientati ad indagare la complessità dei rapporti tra architettura, città e territorio, come risulta evidente fin dalle prime esperienze legate alla fase di revisione del Piano Regolatore Generale della città di Torino nel 1984, raccolte nei volumi, a cura di Vera Comoli e Micaela Viglino, Beni Culturali Ambientali nel Comune di Torino. Il punto di partenza per le indagini citate risiede nella constatazione che il territorio, nella sua globalità, risulta interamente antropizzato: dagli ambiti planiziali, fino ai versanti montani, sono riscontrabili fenomeni storici legati alla presenza umana. La forma del territorio è pertanto l'esito di processi storici di diversa natura (politico-istituzionali, produttivi, socio-culturali, religiosi) messi in atto dalle comunità e riconoscibili alle diverse scale di intervento. Al tempo stesso i processi storici sono condizionati dall’assetto territoriale, dalla morfologia e dalle caratteristiche naturali dell’ambiente: il rapporto tra storia e territorio è pertanto complesso e reciproco e richiede di essere indagato attraverso un’ottica pluridisciplinare. È compito dello storico l'individuazione delle tracce stratificate - le permanenze - ed egli si avvale di strumenti analitici e interpretativi che sappiano cogliere le relazioni fra i diversi elementi: la presente ricerca si misura con un metodo di analisi del paesaggio e si concentra sul caso delle Alpi Marittime piemontesi. Il percorso d’indagine si fonda su due momenti distinti che compongono le due parti della tesi: nella prima il lavoro sarà orientato verso quelle che sono state definite le premesse della ricerca, mentre nella seconda parte si affronta l’analisi del paesaggio storico del tratto di arco alpino selezionato. Le premesse della ricerca riguardano la formulazione dell’imprescindibile quadro di conoscenza del territorio oggetto d’indagine, sia per mezzo della ricognizione critica delle fonti, sia attraverso la messa a fuoco della periodizzazione delle diverse fasi di antropizzazione. Come evidenziano gli orientamenti più recenti, nell’ambito delle indagini paesaggistiche il ventaglio delle fonti deve essere quanto mai allargato e confrontarsi con un quadro variegato di documenti: le fonti d’archivio vengono lette in maniera incrociata e continuamente rapportate alle fonti materiali del sito in esame, oltre che con gli strumenti cartografici odierni. Stabilite le basi dell’indagine, la seconda parte della tesi si concentra sul percorso di interpretazione del paesaggio, condotto attraverso l’individuazione dei sistemi di permanenze storiche di precise categorie di beni presenti sul territorio, in forma tangibile o latente, e contestualizzati all’interno del quadro ambientale nel quale hanno luogo. Le categorie sottoposte ad analisi riguardano, in primis, i sistemi infrastrutturali, ovvero l’ossatura sul quale si è materialmente costruito il paesaggio e che regge tuttora la sua strutturazione; in secondo luogo i sistemi insediativi, in quanto i caratteri tipizzanti delle architetture sono elementi che incidono in modo sostanziale nella costruzione del paesaggio e la morfologia degli insediamenti costituisce un nodo essenziale della sua trama. Infine si sono indagati i sistemi colturali: intere porzioni di territorio rurale manifestano tuttora, in modo evidente, le culture del lavoro e gli assetti colturali su cui si è modellata la forma del territorio. Le tracce più consistenti dei processi descritti risalgono all’età moderna e contemporanea e pertanto, tra le fonti inedite sulle quali si concentra il focus della ricerca, trovano ampio spazio due documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Torino: la relazione dell’intendente della provincia di Cuneo del 1782 e la mappa del catasto napoleonico di Valdieri del 1807. Entrambe concorrono a tracciare un quadro preciso e dettagliato dello sfruttamento delle risorse ambientali nel cuneese tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, offrendo uno spaccato non soltanto della situazione forestale e colturale dell’epoca, ma più in generale dell’assetto dello stato sabaudo antecedente le profonde trasformazioni dovute all’avvento dell’industrializzazione. Obiettivo della ricerca storica, tuttavia, non è fissare all'oggi, in situazione statica, le permanenze materiali, né mirare a ricostruire un supposto assetto "originario" dei luoghi, e nemmeno forzare l'individuazione di aspetti "tipici". Si tratta piuttosto di comprendere i processi che hanno determinato l’assetto delle matrici territoriali stratificate, al fine di cogliere le modalità di formazione delle permanenze, le cause delle loro trasformazioni, e le ragioni delle lacune o delle latenze. Il paesaggio alpino si dimostra un campo di applicazione privilegiato per portare in luce tali fenomeni: il repentino mutamento occorso a partire dalla metà del XX secolo ha lasciato segni evidenti, la cui lettura è un passo imprescindibile per avviare le adeguate politiche di valorizzazione e di previsione delle ulteriori trasformazioni del paesaggio. Per tale ragione la tesi si chiude ampliando la scala di osservazione ai fenomeni che hanno riguardato globalmente il territorio delle Alpi, al fine di contestualizzare quanto emerso dal caso analizzato nel quadro della regione alpina e delle relative dinamiche di popolamento.

Il paesaggio storico delle Alpi Marittime: valli Gesso, Stura e Vermenagna / Borlizzi, Patrizia. - (2012).

Il paesaggio storico delle Alpi Marittime: valli Gesso, Stura e Vermenagna

BORLIZZI, PATRIZIA
2012

Abstract

L’estensione del concetto di “bene culturale” fino a comprendere il tema del paesaggio è un fatto riconosciuto. La lunga tradizione italiana nel campo della legislazione di tutela testimonia il percorso compiuto, le cui tappe fondamentali vedono il passaggio dalle prime forme di salvaguardia del “monumento” dell’inizio del XX secolo, all’attuale assetto giuridico, nel quale il paesaggio è oggetto di misure di protezione e valorizzazione, con competenze ripartite fra Stato ed enti locali. All’interno di tale contesto, la tradizione del dipartimento Casa-città del Politecnico di Torino, ora confluita nel dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, persegue da tempo indirizzi di ricerca orientati ad indagare la complessità dei rapporti tra architettura, città e territorio, come risulta evidente fin dalle prime esperienze legate alla fase di revisione del Piano Regolatore Generale della città di Torino nel 1984, raccolte nei volumi, a cura di Vera Comoli e Micaela Viglino, Beni Culturali Ambientali nel Comune di Torino. Il punto di partenza per le indagini citate risiede nella constatazione che il territorio, nella sua globalità, risulta interamente antropizzato: dagli ambiti planiziali, fino ai versanti montani, sono riscontrabili fenomeni storici legati alla presenza umana. La forma del territorio è pertanto l'esito di processi storici di diversa natura (politico-istituzionali, produttivi, socio-culturali, religiosi) messi in atto dalle comunità e riconoscibili alle diverse scale di intervento. Al tempo stesso i processi storici sono condizionati dall’assetto territoriale, dalla morfologia e dalle caratteristiche naturali dell’ambiente: il rapporto tra storia e territorio è pertanto complesso e reciproco e richiede di essere indagato attraverso un’ottica pluridisciplinare. È compito dello storico l'individuazione delle tracce stratificate - le permanenze - ed egli si avvale di strumenti analitici e interpretativi che sappiano cogliere le relazioni fra i diversi elementi: la presente ricerca si misura con un metodo di analisi del paesaggio e si concentra sul caso delle Alpi Marittime piemontesi. Il percorso d’indagine si fonda su due momenti distinti che compongono le due parti della tesi: nella prima il lavoro sarà orientato verso quelle che sono state definite le premesse della ricerca, mentre nella seconda parte si affronta l’analisi del paesaggio storico del tratto di arco alpino selezionato. Le premesse della ricerca riguardano la formulazione dell’imprescindibile quadro di conoscenza del territorio oggetto d’indagine, sia per mezzo della ricognizione critica delle fonti, sia attraverso la messa a fuoco della periodizzazione delle diverse fasi di antropizzazione. Come evidenziano gli orientamenti più recenti, nell’ambito delle indagini paesaggistiche il ventaglio delle fonti deve essere quanto mai allargato e confrontarsi con un quadro variegato di documenti: le fonti d’archivio vengono lette in maniera incrociata e continuamente rapportate alle fonti materiali del sito in esame, oltre che con gli strumenti cartografici odierni. Stabilite le basi dell’indagine, la seconda parte della tesi si concentra sul percorso di interpretazione del paesaggio, condotto attraverso l’individuazione dei sistemi di permanenze storiche di precise categorie di beni presenti sul territorio, in forma tangibile o latente, e contestualizzati all’interno del quadro ambientale nel quale hanno luogo. Le categorie sottoposte ad analisi riguardano, in primis, i sistemi infrastrutturali, ovvero l’ossatura sul quale si è materialmente costruito il paesaggio e che regge tuttora la sua strutturazione; in secondo luogo i sistemi insediativi, in quanto i caratteri tipizzanti delle architetture sono elementi che incidono in modo sostanziale nella costruzione del paesaggio e la morfologia degli insediamenti costituisce un nodo essenziale della sua trama. Infine si sono indagati i sistemi colturali: intere porzioni di territorio rurale manifestano tuttora, in modo evidente, le culture del lavoro e gli assetti colturali su cui si è modellata la forma del territorio. Le tracce più consistenti dei processi descritti risalgono all’età moderna e contemporanea e pertanto, tra le fonti inedite sulle quali si concentra il focus della ricerca, trovano ampio spazio due documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Torino: la relazione dell’intendente della provincia di Cuneo del 1782 e la mappa del catasto napoleonico di Valdieri del 1807. Entrambe concorrono a tracciare un quadro preciso e dettagliato dello sfruttamento delle risorse ambientali nel cuneese tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, offrendo uno spaccato non soltanto della situazione forestale e colturale dell’epoca, ma più in generale dell’assetto dello stato sabaudo antecedente le profonde trasformazioni dovute all’avvento dell’industrializzazione. Obiettivo della ricerca storica, tuttavia, non è fissare all'oggi, in situazione statica, le permanenze materiali, né mirare a ricostruire un supposto assetto "originario" dei luoghi, e nemmeno forzare l'individuazione di aspetti "tipici". Si tratta piuttosto di comprendere i processi che hanno determinato l’assetto delle matrici territoriali stratificate, al fine di cogliere le modalità di formazione delle permanenze, le cause delle loro trasformazioni, e le ragioni delle lacune o delle latenze. Il paesaggio alpino si dimostra un campo di applicazione privilegiato per portare in luce tali fenomeni: il repentino mutamento occorso a partire dalla metà del XX secolo ha lasciato segni evidenti, la cui lettura è un passo imprescindibile per avviare le adeguate politiche di valorizzazione e di previsione delle ulteriori trasformazioni del paesaggio. Per tale ragione la tesi si chiude ampliando la scala di osservazione ai fenomeni che hanno riguardato globalmente il territorio delle Alpi, al fine di contestualizzare quanto emerso dal caso analizzato nel quadro della regione alpina e delle relative dinamiche di popolamento.
2012
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