I grandi eventi, dall’organizzazione delle esposizioni internazionali alle manifestazioni sportive di richiamo mondiale, oltre ad essere un’opportunità per i territori che le ospitano, sono anche un ambiente molto fertile per indagare il tema dei concorsi di architettura: gare di visioni che devono tradursi (entro economie, tempi e modi stabiliti) in progettazioni, opere, lavori, soggetti ad una competizione che, il più delle volte, richiama competenze e professionalità da tutto il mondo e che, tuttavia, si devono esprimere e insediare in un contesto definito da un ambiente culturale, sociale e fisico ben preciso, lì e allora (hic et nunc, in quel momento, per quel luogo). Il presente contributo si è posto l’obiettivo di riflettere sul ruolo che in simili occasioni assume la comunicazione del progetto di architettura, all’interno del vasto processo di elaborazione, per indagare i modi e le forme che l’invenzione progettuale e la prassi operativa promuovono; la cura è stata quella di analizzare in modo specifico le finalità della committenza (intenzioni), le visioni degli autori (idee), le interpretazioni espressive (rappresentazioni), gli esiti materiali (architetture) e i relativi esiti immateriali (eredità), visti come elementi relazionati in un sistema di qualità. Abbiamo pensato di lavorare su Torino perché è città olimpica, visto che nel febbraio 2006 ha ospitato la ventesima edizione dei Giochi Olimpici Invernali e la nona edizione dei Giochi Paralimpici, e che ha saputo cogliere e trasformare l’occasione di un grande evento in una opportunità per comunicare, con successo, le sue dinamiche di rinnovamento, per mostrare che, ove presenti e radicati, i giacimenti culturali possono sostenere la rinascita anche da crisi molto profonde, sostenendo direzioni di sviluppo congruenti con l’identità culturale dei luoghi e azioni che si sono rivelate vincenti per la reinvenzione del suo ruolo di città-laboratorio. Lo ha fatto progettando e mettendo in atto strumenti culturali e tecnici complessi e sofisticati, sfruttando in modo rilevante le opportunità offerte dalla riorganizzazione di alcune reti di competenze e abilità presenti localmente, enunciando esplicitamente gli obiettivi, richiamando personalità e imprese internazionali, avviando i concorsi di progettazione, elaborando bandi e modalità organizzative coordinate, monitorando le fasi operative, con una tensione dichiarata verso i benefici per il futuro derivanti dagli investimenti in innovazione. Moltissime di queste procedure, di programma o di attuazione, hanno trovato modo di essere comunicate attraverso le forme della rappresentazione, secondo modalità tradizionali o attuali, ne abbiamo disegnato oggi, a distanza di qualche anno, un profilo critico verificando ipotesi e soluzioni proposte dal “laboratorio olimpico” torinese, concedendoci alcune, limitate divagazioni di confronto con altre esperienze.

Intenzioni, idee, rappresentazioni, architetture come lascito ereditario dei Giochi Olimpici? Riflessioni, con qualche divagazione, da Torino 2006 / Novello, Giuseppa; Scandiffio, Alessandro. - STAMPA. - (2012), pp. 939-944. (Intervento presentato al convegno 14 Congreso International de Expresión Gráfica Arquitectónica tenutosi a Oporto (Portogallo) nel 31 maggio 2012 – 2 giugno 2012).

Intenzioni, idee, rappresentazioni, architetture come lascito ereditario dei Giochi Olimpici? Riflessioni, con qualche divagazione, da Torino 2006.

NOVELLO, Giuseppa;SCANDIFFIO, ALESSANDRO
2012

Abstract

I grandi eventi, dall’organizzazione delle esposizioni internazionali alle manifestazioni sportive di richiamo mondiale, oltre ad essere un’opportunità per i territori che le ospitano, sono anche un ambiente molto fertile per indagare il tema dei concorsi di architettura: gare di visioni che devono tradursi (entro economie, tempi e modi stabiliti) in progettazioni, opere, lavori, soggetti ad una competizione che, il più delle volte, richiama competenze e professionalità da tutto il mondo e che, tuttavia, si devono esprimere e insediare in un contesto definito da un ambiente culturale, sociale e fisico ben preciso, lì e allora (hic et nunc, in quel momento, per quel luogo). Il presente contributo si è posto l’obiettivo di riflettere sul ruolo che in simili occasioni assume la comunicazione del progetto di architettura, all’interno del vasto processo di elaborazione, per indagare i modi e le forme che l’invenzione progettuale e la prassi operativa promuovono; la cura è stata quella di analizzare in modo specifico le finalità della committenza (intenzioni), le visioni degli autori (idee), le interpretazioni espressive (rappresentazioni), gli esiti materiali (architetture) e i relativi esiti immateriali (eredità), visti come elementi relazionati in un sistema di qualità. Abbiamo pensato di lavorare su Torino perché è città olimpica, visto che nel febbraio 2006 ha ospitato la ventesima edizione dei Giochi Olimpici Invernali e la nona edizione dei Giochi Paralimpici, e che ha saputo cogliere e trasformare l’occasione di un grande evento in una opportunità per comunicare, con successo, le sue dinamiche di rinnovamento, per mostrare che, ove presenti e radicati, i giacimenti culturali possono sostenere la rinascita anche da crisi molto profonde, sostenendo direzioni di sviluppo congruenti con l’identità culturale dei luoghi e azioni che si sono rivelate vincenti per la reinvenzione del suo ruolo di città-laboratorio. Lo ha fatto progettando e mettendo in atto strumenti culturali e tecnici complessi e sofisticati, sfruttando in modo rilevante le opportunità offerte dalla riorganizzazione di alcune reti di competenze e abilità presenti localmente, enunciando esplicitamente gli obiettivi, richiamando personalità e imprese internazionali, avviando i concorsi di progettazione, elaborando bandi e modalità organizzative coordinate, monitorando le fasi operative, con una tensione dichiarata verso i benefici per il futuro derivanti dagli investimenti in innovazione. Moltissime di queste procedure, di programma o di attuazione, hanno trovato modo di essere comunicate attraverso le forme della rappresentazione, secondo modalità tradizionali o attuali, ne abbiamo disegnato oggi, a distanza di qualche anno, un profilo critico verificando ipotesi e soluzioni proposte dal “laboratorio olimpico” torinese, concedendoci alcune, limitate divagazioni di confronto con altre esperienze.
2012
9788484487081
9789896401061
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