Abbiamo conosciuto Jürgen Sawade durante i nostri studi su Berlino nell’estate del 2008, quando gli abbiamo chiesto di poter pubblicare alcuni suoi progetti sul libro dedicato alla “ricostruzione critica” che stavamo allora preparando. Dopo una iniziale resistenza, dovuta più che altro alla sua naturale ritrosia (oltre che al formato elettronico dei disegni che occorreva all’editore e che era per lui una anomalia), non è stato difficile coinvolgerlo e convincerlo a partecipare a un progetto, che poneva al centro dell’attenzione, prima della spettacolarità delle soluzioni architettoniche, l’analisi tipo-morfologica degli edifici e il loro rapporto con il disegno urbano. Formatosi con Oswald Mathias Ungers, Jürgen Sawade rappresenta certamente tra i suoi allievi una eccezione: anagraficamente il più anziano, classe 1937, è stato il suo primo collaboratore nello studio di Berlino, ma ha anche conosciuto Le Corbusier, facendo apprendistato nel cantiere berlinese dell’Unité (costruita per l’IBA del 1957), e Mies van der Rohe, di cui ricorda in particolare il discorso inaugurale in occasione della messa in opera della copertura della Neue Nationalgalerie nel 1966. È dunque un esponente di quel razionalismo concettuale e astratto che ha portato avanti l’eredità del moderno con coerenza e convinzione, ma rapportandola alla realtà della città, confrontandosi con la sua struttura, con i luoghi e i tipi della storia. Per questa ragione la nostra collaborazione con lui è proseguita nel tempo e questo articolo rappresenta una prima ampia pubblicazione del suo lavoro rivolta agli architetti italiani.

Dialogo con Jürgen Sawade / Malcovati, Silvia; Caja, M.. - In: AION. - ISSN 1720-1721. - STAMPA. - 10:19(2012), pp. 18-37.

Dialogo con Jürgen Sawade

MALCOVATI, SILVIA;
2012

Abstract

Abbiamo conosciuto Jürgen Sawade durante i nostri studi su Berlino nell’estate del 2008, quando gli abbiamo chiesto di poter pubblicare alcuni suoi progetti sul libro dedicato alla “ricostruzione critica” che stavamo allora preparando. Dopo una iniziale resistenza, dovuta più che altro alla sua naturale ritrosia (oltre che al formato elettronico dei disegni che occorreva all’editore e che era per lui una anomalia), non è stato difficile coinvolgerlo e convincerlo a partecipare a un progetto, che poneva al centro dell’attenzione, prima della spettacolarità delle soluzioni architettoniche, l’analisi tipo-morfologica degli edifici e il loro rapporto con il disegno urbano. Formatosi con Oswald Mathias Ungers, Jürgen Sawade rappresenta certamente tra i suoi allievi una eccezione: anagraficamente il più anziano, classe 1937, è stato il suo primo collaboratore nello studio di Berlino, ma ha anche conosciuto Le Corbusier, facendo apprendistato nel cantiere berlinese dell’Unité (costruita per l’IBA del 1957), e Mies van der Rohe, di cui ricorda in particolare il discorso inaugurale in occasione della messa in opera della copertura della Neue Nationalgalerie nel 1966. È dunque un esponente di quel razionalismo concettuale e astratto che ha portato avanti l’eredità del moderno con coerenza e convinzione, ma rapportandola alla realtà della città, confrontandosi con la sua struttura, con i luoghi e i tipi della storia. Per questa ragione la nostra collaborazione con lui è proseguita nel tempo e questo articolo rappresenta una prima ampia pubblicazione del suo lavoro rivolta agli architetti italiani.
2012
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2500757
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo