Il Grand Tour approda in Sicilia a metà del Settecento, sulla scorta dell’interesse per la classicità che le prime grandi campagne archeologiche in Italia meridionale avevano risvegliato pochi anni prima: una folta schiera di intellettuali e nobili inserisce l’isola tra le mete irrinunciabili del proprio ‘viaggio di formazione’, alla ricerca delle antiche radici comuni della cultura europea. La riscoperta dei vasti siti magnogreci alimenta per oltre un secolo un flusso ininterrotto di studiosi e viaggiatori che si recano in Sicilia per verificare, misurare, ritrarre dal vivo i luoghi dei poemi classici, e in alcuni casi per partecipare ai lavori di scavo: questo fenomeno è accompagnato dalla produzione di un’enorme quantità di testi e rappresentazioni grafiche, che formano un settore specifico della letteratura odeporica europea. Si tratta di un ingente patrimonio documentario, poco pubblicato e ancor meno tradotto, se non completamente inedito, che è stato assunto come fonte privilegiata di informazioni.Si sono dunque approfonditi gli aspetti più propriamente inerenti la cultura e la prassi della conservazione del patrimonio archeologico in Sicilia in rapporto all’immagine che ne hanno colto i visitatori di differenti periodi storici, nazionalità e formazione culturale. Se si intendono ripensare e riprogettare tutela, conservazione e valorizzazione dei siti lungo le strade del Grand Tour al fine di incoraggiare una fruizione più consapevole e sostenibile del patrimonio culturale presente, non si può che attingere al materiale informativo prodotto nel secolo in cui il fenomeno è nato e si è imposto come passaggio obbligato nella formazione culturale degli intellettuali di tutta Europa. Dal momento che il valore dei singoli siti è strettamente legato al loro essere parte di una rete, e l’insieme della rete presenta un indiscusso carattere di unicità sotto il profilo storico-artistico e paesaggistico, si è ritenuto di poter proporre il sistema dei siti lungo le rotte siciliane del Grand Tour come entità da valorizzare nel suo complesso: essa ha rappresentato una fase fondamentale della crescita culturale europea nei secoli in cui la coscienza della conservazione è nata e ha assunto una forma istituzionale. Non può essere intesa come insieme di emergenze indipendenti pena la perdita di un importante aspetto immateriale che lega fra loro i luoghi e che oggi potrebbe diventare catalizzatore di sviluppo locale.

La conservazione della memoria: dalla romantica contemplazione del rudero alla valorizzazione dell'attuale patrimonio archeologico siciliano / Orlando, ALICE MARIA. - (2012).

La conservazione della memoria: dalla romantica contemplazione del rudero alla valorizzazione dell'attuale patrimonio archeologico siciliano

ORLANDO, ALICE MARIA
2012

Abstract

Il Grand Tour approda in Sicilia a metà del Settecento, sulla scorta dell’interesse per la classicità che le prime grandi campagne archeologiche in Italia meridionale avevano risvegliato pochi anni prima: una folta schiera di intellettuali e nobili inserisce l’isola tra le mete irrinunciabili del proprio ‘viaggio di formazione’, alla ricerca delle antiche radici comuni della cultura europea. La riscoperta dei vasti siti magnogreci alimenta per oltre un secolo un flusso ininterrotto di studiosi e viaggiatori che si recano in Sicilia per verificare, misurare, ritrarre dal vivo i luoghi dei poemi classici, e in alcuni casi per partecipare ai lavori di scavo: questo fenomeno è accompagnato dalla produzione di un’enorme quantità di testi e rappresentazioni grafiche, che formano un settore specifico della letteratura odeporica europea. Si tratta di un ingente patrimonio documentario, poco pubblicato e ancor meno tradotto, se non completamente inedito, che è stato assunto come fonte privilegiata di informazioni.Si sono dunque approfonditi gli aspetti più propriamente inerenti la cultura e la prassi della conservazione del patrimonio archeologico in Sicilia in rapporto all’immagine che ne hanno colto i visitatori di differenti periodi storici, nazionalità e formazione culturale. Se si intendono ripensare e riprogettare tutela, conservazione e valorizzazione dei siti lungo le strade del Grand Tour al fine di incoraggiare una fruizione più consapevole e sostenibile del patrimonio culturale presente, non si può che attingere al materiale informativo prodotto nel secolo in cui il fenomeno è nato e si è imposto come passaggio obbligato nella formazione culturale degli intellettuali di tutta Europa. Dal momento che il valore dei singoli siti è strettamente legato al loro essere parte di una rete, e l’insieme della rete presenta un indiscusso carattere di unicità sotto il profilo storico-artistico e paesaggistico, si è ritenuto di poter proporre il sistema dei siti lungo le rotte siciliane del Grand Tour come entità da valorizzare nel suo complesso: essa ha rappresentato una fase fondamentale della crescita culturale europea nei secoli in cui la coscienza della conservazione è nata e ha assunto una forma istituzionale. Non può essere intesa come insieme di emergenze indipendenti pena la perdita di un importante aspetto immateriale che lega fra loro i luoghi e che oggi potrebbe diventare catalizzatore di sviluppo locale.
2012
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