La prima edizione della "Regola delli cinque ordini di architettura", di Jacopo Barozzi da Vignola è del 1562 e si è imposta nel tempo come il più conciso, chiaro, semplice e influente trattato di architettura classica. Solamente grazie ad alcune lettere inviate da Vignola a Vasari e al duca di Parma e Piacenza, Ottavio Farnese, è possibile ipotizzare che l’opera sia in fase di elaborazione nel 1561, per essere poi pubblicata l’anno successivo, nel 1562. La Regola non è nata come un vero e proprio libro, ma come una serie di incisioni su rame che illustrano i cinque ordini architettonici. Su ogni tavola, in basso sono presenti alcune righe di testo che esplicitano meglio l’argomento. Anche le due pagine, interamente scritte, che ospitano la lettera dedicatoria al cardinale Alessandro Farnese e ai lettori e il privilegio di stampa, il cosiddetto motu proprio, sono incise su rame e non realizzate a caratteri mobili. Nel corso dei secoli la Regola risulta un punto di riferimento per architetti, disegnatori e progettisti, in un lento, ma efficace percorso che porterà l’opera a trasformarsi da trattato a manuale. Benché l’intento del Vignola sia quello di fornire strumenti maggiori a chi già conosce l’arte del costruire, agli “addetti ai lavori”,quest'opera gode di una popolarità immensa, già a partire dalla prima edizione, per diventare, nel corso degli anni, una delle opere di teoria architettonica più diffuse, conosciute e tradotte in Europa e nel mondo. Vignola presuppone nel lettore la conoscenza della materia: non descrive gli ordini architettonici e i loro riferimenti storici, ma insegna a proporzionarli e a costruirli, attraverso una misura standard e semplificata, che definisce modulo. Già dalla seconda edizione, di poco successiva alla prima, dato il grande successo riscontrato, anche tra chi non si intende di quest’arte, si rende necessaria l’aggiunta di una serie di accorgimenti che permettono anche a un pubblico meno esperto di studiare e utilizzare il trattato. Lo scopo del lavoro di Vignola viene completamente snaturato quando l’opera, nel corso del XVIII secolo, diventa un vero e proprio manuale, arricchito di aggiunte e integrazioni alle tavole e utilizzato da Accademie, scuole d’arte e istituti tecnici. La grande fortuna della Regola ha condotto alla pubblicazione di numerosissime edizioni, nel corso dei secoli XVII, XVIII e XIX. L’obiettivo dello studio è comprendere come il trattato sia diventato un vero e proprio manuale, attraverso una serie di passaggi dall’editio princeps alle edizioni di fine Ottocento, nel costante raffronto con la cultura architettonica coeva. Particolare attenzione è stata data ai cambiamenti che il testo ha subito nel tempo, dal punto di vista delle tavole (incremento, perdita o aggiunta di informazioni, tecnica di rappresentazione), della scrittura, della grafica, dei frontespizi. Inoltre è stato fondamentale, per uno studio completo, considerare anche le lettere dedicatorie, la committenza, l’utilizzo specifico del trattato nei diversi secoli. La ricerca delle differenti edizioni è avvenuta in modo sistematico, con la consultazione del materiale conservato in alcune biblioteche e archivi italiani. Lo studio di ciascuna edizione consente di formulare specifiche considerazioni a seconda del secolo in cui si colloca la ristampa. Si tratta di valutazioni riguardanti diversi aspetti: gli editori e le figure che a vario titolo intervengono nella stesura dell’opera, la forma grafica che viene data di volta in volta, la presenza o meno di particolari tavole e gli elementi architettonici e formali che vengono rappresentati nei disegni, l’importanza che veniva data al trattato dagli studiosi più o meno illustri del periodo, l’utilizzo delle ristampe e la loro fortuna editoriale, i riferimenti all’antico e al mondo classico, le aggiunte “scientifiche”, cioè parti che i curatori considerano fondamentali per lo studio dell’architettura e la formazione dei giovani (trattati di geometria, di meccanica, vocabolari di termini architettonici, …), i frontespizi, elementi fondamentali del trattato prima e del manuale poi, poiché introducono direttamente all’interno dell’opera. Fondamentale la ricerca di informazioni riguardanti gli editori o stampatori e dei personaggi che intervengono nelle edizioni successive della Regola, cioè dedicatari, committenti, incisori, disegnatori, curatori, ingegneri e professori. Importante per la comprensione del panorama culturale in cui si inserisce l’opera lo studio dell’utilizzo del trattato in alcune Accademie italiane (Brera a Milano, San Luca a Roma, Clementina a Bologna, Albertina a Torino, Accademia di Belle Arti di Firenze), in cui la Regola del Vignola viene riconosciuta come fondamentale per lo studio dell’architettura, anche se, affiancata ad altri testi. In particolare nel corso del XVIII secolo l’opera, adottata dai professori delle più importanti accademie italiane subisce modifiche e ampliamenti in base a differenti esigenze didattiche. Il trattato, infatti, diventa manuale circolando nelle accademie e scuole d’arte, diventando veicolo non solo dell’architettura classica, ma anche di norme tecniche e pratiche funzionali al contesto culturale in cui si inserisce. Nel corso dei secoli il trattato cambia notevolmente per adattarsi a nuove esigenze e fruitori, perdendo le caratteristiche peculiari che avevano contraddistinto la prima edizione del 1562. Infatti i nuovi curatori che ristampano l’opera si confrontano, in alcuni casi, con la princeps, in altri con le edizioni a loro immediatamente precedenti o contemporanee, cercando di migliorarle e adattarle alle nuove esigenze. Se questo da un lato permette uno sviluppo e un conseguente passaggio graduale da trattato a manuale, dall’altro provoca la perdita progressiva delle caratteristiche proprie dell’opera originale di Vignola. Se le prime edizioni di tardo Cinquecento e di inizio Seicento rispecchiano sostanzialmente i caratteri fondanti della "princeps", con la sola aggiunta della nomenclatura degli elementi architettonici e delle porte di invenzione vignolesca e michelangiolesca, con la fine del XVII secolo, i volumi si arricchiscono di sezioni aggiuntive, più tecniche e specifiche. Nella seconda metà del secolo si possono individuare aggiunte, anche consistenti, di commenti, tavole, spiegazioni dei nuovi editori/stampatori. Nel Settecento, per un migliore uso dell’opera, da parte di professionisti, ma anche di dilettanti o studenti, che la utilizzano all’interno delle Accademie, scuole d’arte e tecniche, le pagine della Regola sono integrate da trattati di meccanica, vocabolari di termini architettonici, piante, prospetti e sezioni di edifici rappresentativi e legati direttamente agli ordini, come applicazioni pratiche. Le nuove edizioni di questo periodo possono presentarsi in modi differenti, proponendo l’edizione originale oppure diventando il pretesto per la pubblicazione di un’opera più articolata e complessa, che fornisce maggiori informazioni e strumenti per l’apprendimento delle regole architettoniche riguardanti i cinque ordini. Questa tendenza è ancora più accentuata nella seconda metà del XVIII secolo, in cui aumentano le edizioni straniere e sono aggiunte un maggior numero di tavole e sezioni specifiche del volume, quali trattati di matematica e geometria, biografia di Vignola, vocabolari, indici dei volumi e lettere ai lettori. Tutto questo sempre più in funzione degli studenti a cui le opere sono indirizzate. È l’Ottocento che porta i cambiamenti maggiori e sostanziali al libro, anche se in alcuni casi, soprattutto a inizio secolo, si tratta di riproposizioni di edizioni tardo-settecentesche. Lo studio delle ombre e il sempre maggiore utilizzo all’interno delle Accademie e delle scuole tecniche, portano modifiche alla grafica delle tavole, arricchite di particolari costruttivi e misure e rappresentate molto spesso solo a semplici contorni. Nel XIX secolo, a partire dai primi decenni, con un processo iniziato a fine Settecento e consolidandosi fino a diventare la regola, le tavole iniziano ad essere separate dal testo. Non mancano, anche nell’Ottocento, le stampe estere. Nel corso di tutto il secolo, le nuove ristampe di quello che ormai non è più un trattato, ma è diventato un manuale a tutti gli effetti, comprendono al loro interno molte aggiunte sia a livello dei testi, sia a livello grafico, funzionali al nuovo utilizzo. Si tratta di interventi, in molti casi di professori delle Accademie o delle scuole tecniche e di professionisti. Le edizioni successive, di fine Ottocento sono per lo più riproposizioni di quelle precedenti, che non forniscono rilevanti informazioni aggiuntive rispetto alle altre. Con la fine del XIX secolo, tuttavia si apre un dibattito sull’effettivo beneficio dell’utilizzo del trattato, ormai divenuto, da quasi un secolo, manuale, per gli istituti tecnici, per le scuole di architettura e di ornato. Sono messe in discussione le accademie e di conseguenza anche la Regola è sottoposta al giudizio critico. Ciò che resta indubbio è che, utilizzando il libro nelle Accademie e nelle scuole tecniche e professionali, vi è un reciproco condizionamento. Per le edizioni del Novecento valgono essenzialmente le considerazioni fatte per quelle di fine Ottocento, con un miglioramento della tecnica e dell’organizzazione della stampa e un alleggerimento della parte decorativa a beneficio di una maggior chiarezza e linearità delle tavole, fino ad arrivare a commenti storico-critici della versione originale della Regola. È da sottolineare che negli ultimi decenni sono state stampate esclusivamente riproduzioni anastatiche, commentate, di edizioni antiche. Di alcuni esemplari consultati è possibile riconoscere il proprietario, grazie a firme e postille. Nella maggior parte dei casi, i nomi non sono riconducibili a personaggi di spicco del panorama culturale in cui si inseriscono. Tuttavia, nel corso della ricerca è stato possibile individuare quattro volumi appartenuti a Pelagio Palagi e facenti parte della ricca biblioteca donata al comune di Bologna, dopo la sua morte. I personaggi che a vario titolo intervengono nella stesura delle diverse edizioni sono curatori, dedicatari, editori, incisori, disegnatori molto attivi nel panorama culturale in cui di volta in volta si inseriscono le nuove ristampe. Questo dimostra che fin dalla prima edizione e per tutte le successive, la tendenza è quella di dare notevole importanza all’opera. Se da un lato i primi “curatori” delle nuove edizioni, soprattutto nel Seicento, sono artisti che intagliano nuovamente le tavole o aggiungono nuove incisioni e commenti per rendere più chiaro il trattato senza discostarsi dall’idea originale, con il passare degli anni i personaggi che intervengono nelle nuove edizioni si occupano interamente del volume, divenendone quasi “autori”, poiché soprattutto a fine Settecento e per tutto l’Ottocento utilizzano l’originale o le stampe subito successive, solamente per le regole che rappresentano, dando però origine a opere nuove, più funzionali ed articolate. Sono infatti architetti e professori di disegno nelle Accademie, che valutando utile utilizzare la "Regola" di Vignola, riconoscendone l’indubbio valore, ritengono tuttavia necessario adattarla alle esigenze culturali e didattiche del periodo in cui vivono ed operano.

La Regola di Vignola tra Cinquecento e Ottocento. Casi esemplari per la sua destinazione: da trattato a manuale / Lombardo, Valentina. - (2012).

La Regola di Vignola tra Cinquecento e Ottocento. Casi esemplari per la sua destinazione: da trattato a manuale.

LOMBARDO, VALENTINA
2012

Abstract

La prima edizione della "Regola delli cinque ordini di architettura", di Jacopo Barozzi da Vignola è del 1562 e si è imposta nel tempo come il più conciso, chiaro, semplice e influente trattato di architettura classica. Solamente grazie ad alcune lettere inviate da Vignola a Vasari e al duca di Parma e Piacenza, Ottavio Farnese, è possibile ipotizzare che l’opera sia in fase di elaborazione nel 1561, per essere poi pubblicata l’anno successivo, nel 1562. La Regola non è nata come un vero e proprio libro, ma come una serie di incisioni su rame che illustrano i cinque ordini architettonici. Su ogni tavola, in basso sono presenti alcune righe di testo che esplicitano meglio l’argomento. Anche le due pagine, interamente scritte, che ospitano la lettera dedicatoria al cardinale Alessandro Farnese e ai lettori e il privilegio di stampa, il cosiddetto motu proprio, sono incise su rame e non realizzate a caratteri mobili. Nel corso dei secoli la Regola risulta un punto di riferimento per architetti, disegnatori e progettisti, in un lento, ma efficace percorso che porterà l’opera a trasformarsi da trattato a manuale. Benché l’intento del Vignola sia quello di fornire strumenti maggiori a chi già conosce l’arte del costruire, agli “addetti ai lavori”,quest'opera gode di una popolarità immensa, già a partire dalla prima edizione, per diventare, nel corso degli anni, una delle opere di teoria architettonica più diffuse, conosciute e tradotte in Europa e nel mondo. Vignola presuppone nel lettore la conoscenza della materia: non descrive gli ordini architettonici e i loro riferimenti storici, ma insegna a proporzionarli e a costruirli, attraverso una misura standard e semplificata, che definisce modulo. Già dalla seconda edizione, di poco successiva alla prima, dato il grande successo riscontrato, anche tra chi non si intende di quest’arte, si rende necessaria l’aggiunta di una serie di accorgimenti che permettono anche a un pubblico meno esperto di studiare e utilizzare il trattato. Lo scopo del lavoro di Vignola viene completamente snaturato quando l’opera, nel corso del XVIII secolo, diventa un vero e proprio manuale, arricchito di aggiunte e integrazioni alle tavole e utilizzato da Accademie, scuole d’arte e istituti tecnici. La grande fortuna della Regola ha condotto alla pubblicazione di numerosissime edizioni, nel corso dei secoli XVII, XVIII e XIX. L’obiettivo dello studio è comprendere come il trattato sia diventato un vero e proprio manuale, attraverso una serie di passaggi dall’editio princeps alle edizioni di fine Ottocento, nel costante raffronto con la cultura architettonica coeva. Particolare attenzione è stata data ai cambiamenti che il testo ha subito nel tempo, dal punto di vista delle tavole (incremento, perdita o aggiunta di informazioni, tecnica di rappresentazione), della scrittura, della grafica, dei frontespizi. Inoltre è stato fondamentale, per uno studio completo, considerare anche le lettere dedicatorie, la committenza, l’utilizzo specifico del trattato nei diversi secoli. La ricerca delle differenti edizioni è avvenuta in modo sistematico, con la consultazione del materiale conservato in alcune biblioteche e archivi italiani. Lo studio di ciascuna edizione consente di formulare specifiche considerazioni a seconda del secolo in cui si colloca la ristampa. Si tratta di valutazioni riguardanti diversi aspetti: gli editori e le figure che a vario titolo intervengono nella stesura dell’opera, la forma grafica che viene data di volta in volta, la presenza o meno di particolari tavole e gli elementi architettonici e formali che vengono rappresentati nei disegni, l’importanza che veniva data al trattato dagli studiosi più o meno illustri del periodo, l’utilizzo delle ristampe e la loro fortuna editoriale, i riferimenti all’antico e al mondo classico, le aggiunte “scientifiche”, cioè parti che i curatori considerano fondamentali per lo studio dell’architettura e la formazione dei giovani (trattati di geometria, di meccanica, vocabolari di termini architettonici, …), i frontespizi, elementi fondamentali del trattato prima e del manuale poi, poiché introducono direttamente all’interno dell’opera. Fondamentale la ricerca di informazioni riguardanti gli editori o stampatori e dei personaggi che intervengono nelle edizioni successive della Regola, cioè dedicatari, committenti, incisori, disegnatori, curatori, ingegneri e professori. Importante per la comprensione del panorama culturale in cui si inserisce l’opera lo studio dell’utilizzo del trattato in alcune Accademie italiane (Brera a Milano, San Luca a Roma, Clementina a Bologna, Albertina a Torino, Accademia di Belle Arti di Firenze), in cui la Regola del Vignola viene riconosciuta come fondamentale per lo studio dell’architettura, anche se, affiancata ad altri testi. In particolare nel corso del XVIII secolo l’opera, adottata dai professori delle più importanti accademie italiane subisce modifiche e ampliamenti in base a differenti esigenze didattiche. Il trattato, infatti, diventa manuale circolando nelle accademie e scuole d’arte, diventando veicolo non solo dell’architettura classica, ma anche di norme tecniche e pratiche funzionali al contesto culturale in cui si inserisce. Nel corso dei secoli il trattato cambia notevolmente per adattarsi a nuove esigenze e fruitori, perdendo le caratteristiche peculiari che avevano contraddistinto la prima edizione del 1562. Infatti i nuovi curatori che ristampano l’opera si confrontano, in alcuni casi, con la princeps, in altri con le edizioni a loro immediatamente precedenti o contemporanee, cercando di migliorarle e adattarle alle nuove esigenze. Se questo da un lato permette uno sviluppo e un conseguente passaggio graduale da trattato a manuale, dall’altro provoca la perdita progressiva delle caratteristiche proprie dell’opera originale di Vignola. Se le prime edizioni di tardo Cinquecento e di inizio Seicento rispecchiano sostanzialmente i caratteri fondanti della "princeps", con la sola aggiunta della nomenclatura degli elementi architettonici e delle porte di invenzione vignolesca e michelangiolesca, con la fine del XVII secolo, i volumi si arricchiscono di sezioni aggiuntive, più tecniche e specifiche. Nella seconda metà del secolo si possono individuare aggiunte, anche consistenti, di commenti, tavole, spiegazioni dei nuovi editori/stampatori. Nel Settecento, per un migliore uso dell’opera, da parte di professionisti, ma anche di dilettanti o studenti, che la utilizzano all’interno delle Accademie, scuole d’arte e tecniche, le pagine della Regola sono integrate da trattati di meccanica, vocabolari di termini architettonici, piante, prospetti e sezioni di edifici rappresentativi e legati direttamente agli ordini, come applicazioni pratiche. Le nuove edizioni di questo periodo possono presentarsi in modi differenti, proponendo l’edizione originale oppure diventando il pretesto per la pubblicazione di un’opera più articolata e complessa, che fornisce maggiori informazioni e strumenti per l’apprendimento delle regole architettoniche riguardanti i cinque ordini. Questa tendenza è ancora più accentuata nella seconda metà del XVIII secolo, in cui aumentano le edizioni straniere e sono aggiunte un maggior numero di tavole e sezioni specifiche del volume, quali trattati di matematica e geometria, biografia di Vignola, vocabolari, indici dei volumi e lettere ai lettori. Tutto questo sempre più in funzione degli studenti a cui le opere sono indirizzate. È l’Ottocento che porta i cambiamenti maggiori e sostanziali al libro, anche se in alcuni casi, soprattutto a inizio secolo, si tratta di riproposizioni di edizioni tardo-settecentesche. Lo studio delle ombre e il sempre maggiore utilizzo all’interno delle Accademie e delle scuole tecniche, portano modifiche alla grafica delle tavole, arricchite di particolari costruttivi e misure e rappresentate molto spesso solo a semplici contorni. Nel XIX secolo, a partire dai primi decenni, con un processo iniziato a fine Settecento e consolidandosi fino a diventare la regola, le tavole iniziano ad essere separate dal testo. Non mancano, anche nell’Ottocento, le stampe estere. Nel corso di tutto il secolo, le nuove ristampe di quello che ormai non è più un trattato, ma è diventato un manuale a tutti gli effetti, comprendono al loro interno molte aggiunte sia a livello dei testi, sia a livello grafico, funzionali al nuovo utilizzo. Si tratta di interventi, in molti casi di professori delle Accademie o delle scuole tecniche e di professionisti. Le edizioni successive, di fine Ottocento sono per lo più riproposizioni di quelle precedenti, che non forniscono rilevanti informazioni aggiuntive rispetto alle altre. Con la fine del XIX secolo, tuttavia si apre un dibattito sull’effettivo beneficio dell’utilizzo del trattato, ormai divenuto, da quasi un secolo, manuale, per gli istituti tecnici, per le scuole di architettura e di ornato. Sono messe in discussione le accademie e di conseguenza anche la Regola è sottoposta al giudizio critico. Ciò che resta indubbio è che, utilizzando il libro nelle Accademie e nelle scuole tecniche e professionali, vi è un reciproco condizionamento. Per le edizioni del Novecento valgono essenzialmente le considerazioni fatte per quelle di fine Ottocento, con un miglioramento della tecnica e dell’organizzazione della stampa e un alleggerimento della parte decorativa a beneficio di una maggior chiarezza e linearità delle tavole, fino ad arrivare a commenti storico-critici della versione originale della Regola. È da sottolineare che negli ultimi decenni sono state stampate esclusivamente riproduzioni anastatiche, commentate, di edizioni antiche. Di alcuni esemplari consultati è possibile riconoscere il proprietario, grazie a firme e postille. Nella maggior parte dei casi, i nomi non sono riconducibili a personaggi di spicco del panorama culturale in cui si inseriscono. Tuttavia, nel corso della ricerca è stato possibile individuare quattro volumi appartenuti a Pelagio Palagi e facenti parte della ricca biblioteca donata al comune di Bologna, dopo la sua morte. I personaggi che a vario titolo intervengono nella stesura delle diverse edizioni sono curatori, dedicatari, editori, incisori, disegnatori molto attivi nel panorama culturale in cui di volta in volta si inseriscono le nuove ristampe. Questo dimostra che fin dalla prima edizione e per tutte le successive, la tendenza è quella di dare notevole importanza all’opera. Se da un lato i primi “curatori” delle nuove edizioni, soprattutto nel Seicento, sono artisti che intagliano nuovamente le tavole o aggiungono nuove incisioni e commenti per rendere più chiaro il trattato senza discostarsi dall’idea originale, con il passare degli anni i personaggi che intervengono nelle nuove edizioni si occupano interamente del volume, divenendone quasi “autori”, poiché soprattutto a fine Settecento e per tutto l’Ottocento utilizzano l’originale o le stampe subito successive, solamente per le regole che rappresentano, dando però origine a opere nuove, più funzionali ed articolate. Sono infatti architetti e professori di disegno nelle Accademie, che valutando utile utilizzare la "Regola" di Vignola, riconoscendone l’indubbio valore, ritengono tuttavia necessario adattarla alle esigenze culturali e didattiche del periodo in cui vivono ed operano.
2012
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2501599
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