Nel 1782 è pubblicato il primo volume dell’Encyclopédie Méthodique, impresa editoriale dell’editore Charles-Joseph Panckoucke, comprendente un Dizionario di architettura del quale è incaricato Quatremère de Quincy. L’intera enciclopedia rappresenta un’operazione di notevoli dimensioni, che si distribuirà su un arco temporale di cinque decenni, con un numero di dizionari che cresce progressivamente nel tempo passando dai 39 previsti nel 1789 ai circa 50 del 1832, anno in cui si interrompe la pubblicazione, e con un numero di autori e collaboratori che arriva quasi alle cento persone. Si tratta di quella che Robert Darnton definisce “dernière encyclopédie” , in grado di rappresentare “l’aboutissement de l’encyclopédisme” . Il legame tra l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert e questa nuova edizione è articolato su più livelli: esistono sia aspetti epistemologici che distinguono le due enciclopedie, sia aspetti legati alla vicenda editoriale che porta dall’uno all’altro testo, passando attraverso diverse ristampe e attraverso una lunga serie di negoziazioni tra gli attori che intervengono nella produzione del libro, in una dinamica di natura prevalentemente economica in cui gli autori dei dizionari hanno un ruolo, nella gran parte dei casi, marginale. Come noto, l’elemento di maggiore distinzione, su cui generalmente si basa il confronto tra le due enciclopedie, è il passaggio dall’ordine alfabetico che struttura i volumi di Diderot e d’Alembert alla suddivisione del sapere in singoli dizionari disciplinari, tra i quali un dizionario di architettura, che costituiscono l’Encyclopédie Méthodique, passaggio sovente interpretato come in grado di portare alla configurazione di un nuovo quadro epistemologico , cui corrisponde un pubblico diverso, ‘specializzato’ e quindi potenzialmente interessato all’acquisto del singolo dizionario, piuttosto che dell’intera opera. La ‘specializzazione’ del pubblico, che da illuminato si avvia a divenire positivista, se non trova conferma nella vendita dei diversi volumi divisi in più parti per sottoscrizione, sistema che impedisce di scorporare il singolo dizionario, sembra, però, confermata dalla pluralità di lettori cui, ad esempio, si rivolge Quatremère de Quincy: philosophes, curieux, artistes sono alcune delle figure cui il testo è indirizzato. È altresì noto il legame ‘materiale’ esistente tra i due testi, il secondo dei quali nasce come ristampa del primo, per poi assumere una propria autonomia, per lo meno a livello di organizzazione della conoscenza. Legame che trova conferma nel frontespizio stesso dell’Encyclopédie Méthodique, nel quale si fa cenno a Diderot e d’Alembert ‘primi editori dell’encyclopédie’, ma soprattutto nell’operazione, preliminare alla redazione dei singoli dizionari, compiuta da Panckoucke: l’editore, infatti, incarica una squadra di collaboratori di suddividere gli articoli della prima enciclopedia e dei supplementi secondo la nuova partizione disciplinare da lui pensata e di consegnare agli autori dei diversi dizionari questo materiale, da utilizzarsi come punto di partenza . Queste osservazioni iniziali attraversano per intero la tesi: da un lato, l’attenzione ai caratteri non peculiari del Dizionario di architettura, ma derivanti da scelte editoriali, dall’altro, il costante confronto con la prima enciclopedia, a tratti esplicitato con maggiore evidenza. La figura dell’autore del Dizionario di architettura, Quatremère de Quincy, è al centro di studi di diversa natura a partire dagli anni che immediatamente ne seguono la morte, portando alla rapida costruzione dell’immagine storiografica di un secrétaire perpétuel dell’Académie des beaux-arts intransigente, rigidamente ancorato a una visione dell’arte incapace di adeguarsi ai cambiamenti che intervengono nelle arti soprattutto a seguito della Rivoluzione francese e continuamente in bilico tra riflessione artistica e idelogia politica, in nome della quale non esiterebbe a sacrificare propria coerenza di pensiero. Raramente e in modo il più delle volte parziale questa lettura è stata ridiscussa, soprattutto per quanto riguarda la biografia di Quatremère fino alla Rivoluzione francese, periodo per il quale le fonti documentarie sono scarse, lacunose e sovente la loro interpretazione si intreccia con informazioni non supportate da fonti, situazione che ha reso necessaria una ricognizione critica dei dati a disposizione e l’integrazione di questi ultimi con alcune fonti inedite. Il Dizionario di architettura costituisce un oggetto tuttora poco indagato dalla storiografia, che nella gran parte dei casi ne ha estratto alcune definizioni o parti di esse, quasi a crearsi una propria antologia. All’interno della vasta produzione di Quatremère, questo dizionario non costituisce, sotto questo punto di vista, un’eccezione. Se alcuni dei suoi scritti, come le Lettres à Miranda o il saggio sull’Imitation dans les beaux-arts, sono infatti stati oggetto molteplici letture, divenendo terreno di confronto tra gli studiosi, molti altri testi sono, invece, pressoché ignorati o citati in modo occasionale e parziale. Situazione quest’ultima, con cui sembra essere cospirante la natura stessa di un dizionario, opera discontinua e di consultazione frammentaria, dove l’unico principio ordinatore diventa l’ordine alfabetico e la narrazione, di conseguenza, si segmenta. Occorre, però, tenere presente che in questo caso il dizionario è parte di un’enciclopedia, dove invece si tenta di ricondurre le singole voci a una generale concezione del sapere. Nel caso specifico dell’Encyclopédie Méthodique, poi, ogni dizionario, per quanto ordinato alfabeticamente, dovrebbe anche consentire una lettura in forma di trattato. Nei tre tomi di architettura, alle narrazioni costruite nelle definizioni, che in alcuni casi vanno a costituire brevi trattazioni su singole tematiche, si sovrappone un secondo livello di lettura, attraverso i rimandi da una voce all’altra, in una rete di collegamenti coerentemente strutturata. La frammentarietà che contraddistingue, almeno a prima vista, questo genere letterario e l’uso altrettanto frammentario che ne è stato fatto dalla storiografia, ad eccezione di alcuni studi introduttivi di carattere generale, hanno portato alla scelta di tentare una lettura aperta alla considerazione di una molteplicità di aspetti che caratterizzano il dizionario. Questo non corrisponde tanto a una poco probabile pretesa di esaustività, quanto, piuttosto, all’applicazione di alcuni metodi di indagine che hanno permesso di interrogare il testo e la pratica di scrittura del suo autore in vista di una prima generale ricognizione sull’opera. È anche attraverso la scrittura che Quatremère costruisce il proprio ruolo di idéologue, esplicitando un ricco bagaglio di conoscenze in diversi ambiti disciplinari, sul quale poggiare l’esposizione di opinioni artistiche politicamente orientate. Operazione complicata dal particolare ‘luogo’ in cui Quatremère, in questo caso, si trova a operare, ossia la stesura di un dizionario. Il carattere ideologico dei suoi scritti trova ulteriore conferma nel confronto con i pochi testi che precedono la stesura del Dizionario di architettura e che in quest’ultimo sono ripresi e approfonditi. Ne emerge la figura di un intellettuale poligrafo dagli interessi ampi, in grado di inserirsi in modo competente in questioni delicate e urgenti che attraversano la vita artistica parigina alle soglie della Rivoluzione, in un intreccio, non sempre paritario, tra riflessioni sull’arte e ragioni morali. Talvolta, infatti, le ragioni dell’arte, piegate all’interno di altre logiche, mostrano un certo grado di fragilità. L’analisi del testo, condotta sulla versione a stampa, individuata dopo il confronto di alcune versioni disponibili su diversi supporti, è stata messa in relazione con altri scritti dell’autore e ha prestato particolare attenzione allo studio del dizionario in quanto ‘testo’, tentando di scavalcare una lettura asistematica delle diverse voci. L’interesse si è, inoltre, concentrato sull’individuazione delle principali fonti impiegate dall’autore per la stesura delle voci della partie historique, ossia le voci geografiche e biografiche, che costituisce una delle principali differenze rispetto all’enciclopedia di Diderot e d’Alembert. Dall’analisi del testo, affiancata dalla consultazione di un’ampia bibliografia di opere a stampa antiche e moderne, sono emersi alcuni aspetti non scontati del dizionario stesso, nel quale confluiscono e si articolano non solo fonti, ma anche questioni e metodi di natura eterogenea, talvolta di non facile compenetrazione. La ricostruzione della biografia di Quatremère de Quincy ha richiesto una prima ricognizione delle fonti a stampa esistenti e una successiva verifica e integrazione delle stesse attraverso le fonti inedite conservate presso la biblioteca e gli archivi dell’Institut de France e presso le Archives nationales di Parigi, consentendo di tentare l’approfondimento della figura di Quatremère per i decenni prerivoluzionari. L’interpretazione di queste fonti è stata supportata dallo studio della bibliografia relativa alla storia francese del periodo rivoluzionario e alla storia delle accademie parigine in quegli stessi anni. Una prima fase di indagine, a partire dalla quale sono state successivamente discusse l’impostazione e la periodizzazione della tesi, è stata condotta, dapprima, attraverso ampi saggi archivistici sull’attività di Quatremère nell’Ecole des beaux-arts nei primi decenni dell’Ottocento, in seguito, sulla verifica dei principali dati di archivio relativi al Dizionario di architettura conservati, in particolare, presso l’archivio della Société Typographique de Neuchâtel, ampiamente esplorato da Robert Darnton.

Quatremère de Quincy e il primo tomo (1788-1790) del Dizionario di architettura dell'Encyclopédie Méthodique / Leoni, Marina. - (2012). [10.6092/polito/porto/2502165]

Quatremère de Quincy e il primo tomo (1788-1790) del Dizionario di architettura dell'Encyclopédie Méthodique

LEONI, MARINA
2012

Abstract

Nel 1782 è pubblicato il primo volume dell’Encyclopédie Méthodique, impresa editoriale dell’editore Charles-Joseph Panckoucke, comprendente un Dizionario di architettura del quale è incaricato Quatremère de Quincy. L’intera enciclopedia rappresenta un’operazione di notevoli dimensioni, che si distribuirà su un arco temporale di cinque decenni, con un numero di dizionari che cresce progressivamente nel tempo passando dai 39 previsti nel 1789 ai circa 50 del 1832, anno in cui si interrompe la pubblicazione, e con un numero di autori e collaboratori che arriva quasi alle cento persone. Si tratta di quella che Robert Darnton definisce “dernière encyclopédie” , in grado di rappresentare “l’aboutissement de l’encyclopédisme” . Il legame tra l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert e questa nuova edizione è articolato su più livelli: esistono sia aspetti epistemologici che distinguono le due enciclopedie, sia aspetti legati alla vicenda editoriale che porta dall’uno all’altro testo, passando attraverso diverse ristampe e attraverso una lunga serie di negoziazioni tra gli attori che intervengono nella produzione del libro, in una dinamica di natura prevalentemente economica in cui gli autori dei dizionari hanno un ruolo, nella gran parte dei casi, marginale. Come noto, l’elemento di maggiore distinzione, su cui generalmente si basa il confronto tra le due enciclopedie, è il passaggio dall’ordine alfabetico che struttura i volumi di Diderot e d’Alembert alla suddivisione del sapere in singoli dizionari disciplinari, tra i quali un dizionario di architettura, che costituiscono l’Encyclopédie Méthodique, passaggio sovente interpretato come in grado di portare alla configurazione di un nuovo quadro epistemologico , cui corrisponde un pubblico diverso, ‘specializzato’ e quindi potenzialmente interessato all’acquisto del singolo dizionario, piuttosto che dell’intera opera. La ‘specializzazione’ del pubblico, che da illuminato si avvia a divenire positivista, se non trova conferma nella vendita dei diversi volumi divisi in più parti per sottoscrizione, sistema che impedisce di scorporare il singolo dizionario, sembra, però, confermata dalla pluralità di lettori cui, ad esempio, si rivolge Quatremère de Quincy: philosophes, curieux, artistes sono alcune delle figure cui il testo è indirizzato. È altresì noto il legame ‘materiale’ esistente tra i due testi, il secondo dei quali nasce come ristampa del primo, per poi assumere una propria autonomia, per lo meno a livello di organizzazione della conoscenza. Legame che trova conferma nel frontespizio stesso dell’Encyclopédie Méthodique, nel quale si fa cenno a Diderot e d’Alembert ‘primi editori dell’encyclopédie’, ma soprattutto nell’operazione, preliminare alla redazione dei singoli dizionari, compiuta da Panckoucke: l’editore, infatti, incarica una squadra di collaboratori di suddividere gli articoli della prima enciclopedia e dei supplementi secondo la nuova partizione disciplinare da lui pensata e di consegnare agli autori dei diversi dizionari questo materiale, da utilizzarsi come punto di partenza . Queste osservazioni iniziali attraversano per intero la tesi: da un lato, l’attenzione ai caratteri non peculiari del Dizionario di architettura, ma derivanti da scelte editoriali, dall’altro, il costante confronto con la prima enciclopedia, a tratti esplicitato con maggiore evidenza. La figura dell’autore del Dizionario di architettura, Quatremère de Quincy, è al centro di studi di diversa natura a partire dagli anni che immediatamente ne seguono la morte, portando alla rapida costruzione dell’immagine storiografica di un secrétaire perpétuel dell’Académie des beaux-arts intransigente, rigidamente ancorato a una visione dell’arte incapace di adeguarsi ai cambiamenti che intervengono nelle arti soprattutto a seguito della Rivoluzione francese e continuamente in bilico tra riflessione artistica e idelogia politica, in nome della quale non esiterebbe a sacrificare propria coerenza di pensiero. Raramente e in modo il più delle volte parziale questa lettura è stata ridiscussa, soprattutto per quanto riguarda la biografia di Quatremère fino alla Rivoluzione francese, periodo per il quale le fonti documentarie sono scarse, lacunose e sovente la loro interpretazione si intreccia con informazioni non supportate da fonti, situazione che ha reso necessaria una ricognizione critica dei dati a disposizione e l’integrazione di questi ultimi con alcune fonti inedite. Il Dizionario di architettura costituisce un oggetto tuttora poco indagato dalla storiografia, che nella gran parte dei casi ne ha estratto alcune definizioni o parti di esse, quasi a crearsi una propria antologia. All’interno della vasta produzione di Quatremère, questo dizionario non costituisce, sotto questo punto di vista, un’eccezione. Se alcuni dei suoi scritti, come le Lettres à Miranda o il saggio sull’Imitation dans les beaux-arts, sono infatti stati oggetto molteplici letture, divenendo terreno di confronto tra gli studiosi, molti altri testi sono, invece, pressoché ignorati o citati in modo occasionale e parziale. Situazione quest’ultima, con cui sembra essere cospirante la natura stessa di un dizionario, opera discontinua e di consultazione frammentaria, dove l’unico principio ordinatore diventa l’ordine alfabetico e la narrazione, di conseguenza, si segmenta. Occorre, però, tenere presente che in questo caso il dizionario è parte di un’enciclopedia, dove invece si tenta di ricondurre le singole voci a una generale concezione del sapere. Nel caso specifico dell’Encyclopédie Méthodique, poi, ogni dizionario, per quanto ordinato alfabeticamente, dovrebbe anche consentire una lettura in forma di trattato. Nei tre tomi di architettura, alle narrazioni costruite nelle definizioni, che in alcuni casi vanno a costituire brevi trattazioni su singole tematiche, si sovrappone un secondo livello di lettura, attraverso i rimandi da una voce all’altra, in una rete di collegamenti coerentemente strutturata. La frammentarietà che contraddistingue, almeno a prima vista, questo genere letterario e l’uso altrettanto frammentario che ne è stato fatto dalla storiografia, ad eccezione di alcuni studi introduttivi di carattere generale, hanno portato alla scelta di tentare una lettura aperta alla considerazione di una molteplicità di aspetti che caratterizzano il dizionario. Questo non corrisponde tanto a una poco probabile pretesa di esaustività, quanto, piuttosto, all’applicazione di alcuni metodi di indagine che hanno permesso di interrogare il testo e la pratica di scrittura del suo autore in vista di una prima generale ricognizione sull’opera. È anche attraverso la scrittura che Quatremère costruisce il proprio ruolo di idéologue, esplicitando un ricco bagaglio di conoscenze in diversi ambiti disciplinari, sul quale poggiare l’esposizione di opinioni artistiche politicamente orientate. Operazione complicata dal particolare ‘luogo’ in cui Quatremère, in questo caso, si trova a operare, ossia la stesura di un dizionario. Il carattere ideologico dei suoi scritti trova ulteriore conferma nel confronto con i pochi testi che precedono la stesura del Dizionario di architettura e che in quest’ultimo sono ripresi e approfonditi. Ne emerge la figura di un intellettuale poligrafo dagli interessi ampi, in grado di inserirsi in modo competente in questioni delicate e urgenti che attraversano la vita artistica parigina alle soglie della Rivoluzione, in un intreccio, non sempre paritario, tra riflessioni sull’arte e ragioni morali. Talvolta, infatti, le ragioni dell’arte, piegate all’interno di altre logiche, mostrano un certo grado di fragilità. L’analisi del testo, condotta sulla versione a stampa, individuata dopo il confronto di alcune versioni disponibili su diversi supporti, è stata messa in relazione con altri scritti dell’autore e ha prestato particolare attenzione allo studio del dizionario in quanto ‘testo’, tentando di scavalcare una lettura asistematica delle diverse voci. L’interesse si è, inoltre, concentrato sull’individuazione delle principali fonti impiegate dall’autore per la stesura delle voci della partie historique, ossia le voci geografiche e biografiche, che costituisce una delle principali differenze rispetto all’enciclopedia di Diderot e d’Alembert. Dall’analisi del testo, affiancata dalla consultazione di un’ampia bibliografia di opere a stampa antiche e moderne, sono emersi alcuni aspetti non scontati del dizionario stesso, nel quale confluiscono e si articolano non solo fonti, ma anche questioni e metodi di natura eterogenea, talvolta di non facile compenetrazione. La ricostruzione della biografia di Quatremère de Quincy ha richiesto una prima ricognizione delle fonti a stampa esistenti e una successiva verifica e integrazione delle stesse attraverso le fonti inedite conservate presso la biblioteca e gli archivi dell’Institut de France e presso le Archives nationales di Parigi, consentendo di tentare l’approfondimento della figura di Quatremère per i decenni prerivoluzionari. L’interpretazione di queste fonti è stata supportata dallo studio della bibliografia relativa alla storia francese del periodo rivoluzionario e alla storia delle accademie parigine in quegli stessi anni. Una prima fase di indagine, a partire dalla quale sono state successivamente discusse l’impostazione e la periodizzazione della tesi, è stata condotta, dapprima, attraverso ampi saggi archivistici sull’attività di Quatremère nell’Ecole des beaux-arts nei primi decenni dell’Ottocento, in seguito, sulla verifica dei principali dati di archivio relativi al Dizionario di architettura conservati, in particolare, presso l’archivio della Société Typographique de Neuchâtel, ampiamente esplorato da Robert Darnton.
2012
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