La tesi dal titolo "Il «progetto di decorazione» nella cultura post-unitaria. Architetti e maestranze a Torino (1861-1925)" approfondisce criticamente nella sua analisi la questione della molteplicità di professioni attive nel cantiere architettonico, nell’ambito cronologico ampio del periodo tra Otto e Novecento legato alla cultura dell’Eclettismo. Accanto alla figura professionale dell’architetto viene indagato l’ampio quadro delle maestranze attive nei cantieri aperti nel secondo Ottocento, sottolineando il rapporto tra le diverse competenze. Emerge, come motivo fondativo, la profonda unitarietà delle arti sintetizzata negli anni dello sviluppo industriale dal progetto «di architettura», inteso nella sua accezione più ampia e complessa. Ad esso si lega anche il «progetto di decorazione» che, nel significato desunto dai disegni, si inserisce nel contesto culturale europeo fin dai primi decenni del XIX secolo. La ricerca pone in luce i diversi concetti espressi dai termini «decorazione» e «ornamento», distinguendo in base all’attinenza con la costruzione, e della locuzione «arte decorativa», a lungo discussa all’inizio del Novecento. Nel dibattito sulla decorazione architettonica, centrale si rivela la questione dei diversi percorsi di formazione. In Italia, le riforme delle accademie d’arte e l’ampio programma di riordino degli studi di ogni ordine e grado polarizzano l’attenzione di teorici e cultori. Considerando il periodo compreso tra l’emanazione della legge nota come «legge Casati» (1859) e la riforma promossa da Giovanni Gentile (1922), si esamina l’ordinamento didattico previsto per lo studio dell’«ornato», nel senso attribuito al termine dalla critica coeva. A Torino si riconoscono le iniziative sostenute dall’Accademia Albertina di Belle Arti, dalla Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, fondata nel 1859 e dal congiunto Regio Museo Industriale. Lo studio valuta l’insegnamento dell’ornato impartito al Museo un indispensabile complemento alla formazione dell’architetto curata dalla Scuola di applicazione. Parallelamente la tesi considera il ruolo dell’Accademia per la diffusione del cosiddetto «buon gusto» e per l’importanza dell’educazione dell’operaio al «senso del bello in ogni ramo dell’industria». La rigorosa analisi dei verbali dei consigli istituzionali e degli atti accademici evidenzia l’apporto dell’Accademia torinese nella preparazione di artigiani qualificati. Agli studenti, noti dai registri manoscritti conservati nel fondo Allievi dell’Archivio Storico dell’Accademia Albertina, si impartiscono lezioni di architettura, ornato, plastica, prospettiva e disegno. Accanto alle proposte di prestigiosi istituti cittadini, la ricerca precisa il ruolo delle scuole tecniche e professionali sorte per iniziativa pubblica e privata. Completando l’offerta pedagogica presentata alle maestranze, si evidenzia l’impegno delle Scuole di disegno e della Scuola di arti e mestieri, poi dell’Istituto professionale operaio, sostenute dalla Città, e delle Scuole Tecniche Operaie San Carlo, fondate intorno alla metà del secolo da Gabriele Capello detto il Moncalvo. Aprendo un inedito iter di indagine, la ricerca individua nelle guide date alle stampe da Gerolamo Marzorati e Paravia i repertori completi dei professionisti dediti all’architettura. La ricerca confronta le estese liste nominative con gli allievi dell’Accademia, della Scuola di applicazione e della Scuola di arti e mestieri, identificando i quadri professionali degli artefici dell’ornamento del costruito negli anni, tra il 1858 e il 1911, in cui Torino è sede di esposizioni nazionali e internazionali. Si è ritenuto essenziale integrare detti dati con quelli, sistematicamente desunti, relativi ai partecipanti alle Esposizioni nelle classi di architettura, scultura e arte applicata, specificando l’attività professionale dei decoratori. Lo scritto, accanto alla questione della formazione, affronta dunque le Esposizioni, profilando, nel panorama nazionale, un primo repertorio allargato a livello “nazionale” dei professionisti impegnati nel settore della decorazione architettonica. Specchio del progresso industriale e artistico, le manifestazioni accompagnano e segnano profondamente l’evolversi della cultura torinese tra Otto e Novecento. Riconoscendo la Sesta Esposizione Nazionale dei Prodotti d’Industria del 1858 come prima grande manifestazione in cui distinguere la presenza di ditte specializzate nell’esecuzione di ornamenti per l’architettura, si valuta la Quarta Esposizione Nazionale di Belle Arti (1880) un interessante preludio all’Esposizione Generale Italiana del 1884. Accanto al noto impegno della sezione di «Storia dell’arte» del 1884, si pone in luce la partecipazione delle classi di «Architettura» e delle «Industrie manifatturiere», interpreti del gusto diffuso sul finire dell’Ottocento. Nel 1890, la Prima Esposizione Italiana di Architettura crea l’occasione per riconsiderare il ruolo dell’ornato architettonico e delle imprese impegnate nella decorazione dei fabbricati; vi partecipano, infatti, le «industrie artistiche attinenti l’architettura», segnalando così l’aggiornamento della produzione nazionale. Emerge un terreno sperimentale in cui l’attento studio critico delle decorazioni dei padiglioni costruiti in occasione delle Esposizioni mostra un inconsueto “campionario” di soluzioni d’ornamento, rappresentazione concreta e materiale di soggetti altrimenti noti unicamente dalle pagine di riviste o manuali. La ricerca considera nell’Esposizione delle Industrie e del Lavoro del 1911, all’indomani del complesso e significativo episodio della Prima Esposizione d’Arte Decorativa Moderna, un ultimo repertorio di cartigli, mascheroni e statue, non lontani dai disegni che caratterizzano l’Esposizione Generale Italiana del 1898. Interessanti percorsi narrativi si aprono in ogni occasione creando, dal «borgo colla dominante Rocca», ripetuti tentativi di sintetizzare architettura e industrie artistiche. Ne deriva un panorama articolato, in cui si riconoscono in particolare le maestranze – come casi di riferimento - finora non compiutamente analizzati in questa direzione, attive al Castello del Valentino nel 1858 e a Palazzo Carignano negli anni Sessanta. Focalizzando l’attenzione su alcuni paradigmatici progetti di decorazione, la tesi studia i disegni della chiesa di San Tommaso, ancora in parte inediti, e del Santuario della Consolata, chiarendo il ruolo dell’architetto anche nel piano della progettazione dell’ornamento dell’edificio. La ricerca considera come esempio emblematico la figura di Carlo Ceppi, coordinatore assoluto dei cantieri architettonici e decorativi. Si sottolineano poi, con un’inedita valutazione, i vincoli normativi imposti dalla Città per la realizzazione di sporti, cornici e ornamenti, approfondendo il dibattito in seno alla Commissione d’Ornato assumendo come caso paradigmatico la vicenda costruttiva del palazzo torinese Ceriana Mayneri, realizzato su progetto di Ceppi nel 1884. Anche i repertori iconografici relativi ai progetti di botteghe o ai luoghi per il commercio, presentati alla Municipalità, si rivelano importanti temi di riferimento. La schedatura dei progetti, ancora non consegnati alle stampe, restituisce le firme di minusieri, ebanisti, stipettai, ingegneri e architetti. Gli artigiani trovano nei manuali, nelle riviste tecniche e artistiche e nei repertori d’ornati, un prezioso riferimento per la redazione e la realizzazione dei progetti. La ricerca individua infine, quale caso-studio significativo, la consistenza della biblioteca appartenente alla “impresa” di decorazione Musso-Clemente e Papotti, raccolta negli anni tra 1852 e il 1933 e conservata presso la biblioteca di «Storia e analisi dell’architettura e degli insediamenti» del Politecnico di Torino, interessante fondo bibliografico in cui compaiono insieme opere di carattere scientifico e divulgativo.

Il «progetto di decorazione» nella cultura post-unitaria. Architetti e maestranze a Torino (1861-1925) / Gianasso, Elena. - (2004).

Il «progetto di decorazione» nella cultura post-unitaria. Architetti e maestranze a Torino (1861-1925)

GIANASSO, ELENA
2004

Abstract

La tesi dal titolo "Il «progetto di decorazione» nella cultura post-unitaria. Architetti e maestranze a Torino (1861-1925)" approfondisce criticamente nella sua analisi la questione della molteplicità di professioni attive nel cantiere architettonico, nell’ambito cronologico ampio del periodo tra Otto e Novecento legato alla cultura dell’Eclettismo. Accanto alla figura professionale dell’architetto viene indagato l’ampio quadro delle maestranze attive nei cantieri aperti nel secondo Ottocento, sottolineando il rapporto tra le diverse competenze. Emerge, come motivo fondativo, la profonda unitarietà delle arti sintetizzata negli anni dello sviluppo industriale dal progetto «di architettura», inteso nella sua accezione più ampia e complessa. Ad esso si lega anche il «progetto di decorazione» che, nel significato desunto dai disegni, si inserisce nel contesto culturale europeo fin dai primi decenni del XIX secolo. La ricerca pone in luce i diversi concetti espressi dai termini «decorazione» e «ornamento», distinguendo in base all’attinenza con la costruzione, e della locuzione «arte decorativa», a lungo discussa all’inizio del Novecento. Nel dibattito sulla decorazione architettonica, centrale si rivela la questione dei diversi percorsi di formazione. In Italia, le riforme delle accademie d’arte e l’ampio programma di riordino degli studi di ogni ordine e grado polarizzano l’attenzione di teorici e cultori. Considerando il periodo compreso tra l’emanazione della legge nota come «legge Casati» (1859) e la riforma promossa da Giovanni Gentile (1922), si esamina l’ordinamento didattico previsto per lo studio dell’«ornato», nel senso attribuito al termine dalla critica coeva. A Torino si riconoscono le iniziative sostenute dall’Accademia Albertina di Belle Arti, dalla Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, fondata nel 1859 e dal congiunto Regio Museo Industriale. Lo studio valuta l’insegnamento dell’ornato impartito al Museo un indispensabile complemento alla formazione dell’architetto curata dalla Scuola di applicazione. Parallelamente la tesi considera il ruolo dell’Accademia per la diffusione del cosiddetto «buon gusto» e per l’importanza dell’educazione dell’operaio al «senso del bello in ogni ramo dell’industria». La rigorosa analisi dei verbali dei consigli istituzionali e degli atti accademici evidenzia l’apporto dell’Accademia torinese nella preparazione di artigiani qualificati. Agli studenti, noti dai registri manoscritti conservati nel fondo Allievi dell’Archivio Storico dell’Accademia Albertina, si impartiscono lezioni di architettura, ornato, plastica, prospettiva e disegno. Accanto alle proposte di prestigiosi istituti cittadini, la ricerca precisa il ruolo delle scuole tecniche e professionali sorte per iniziativa pubblica e privata. Completando l’offerta pedagogica presentata alle maestranze, si evidenzia l’impegno delle Scuole di disegno e della Scuola di arti e mestieri, poi dell’Istituto professionale operaio, sostenute dalla Città, e delle Scuole Tecniche Operaie San Carlo, fondate intorno alla metà del secolo da Gabriele Capello detto il Moncalvo. Aprendo un inedito iter di indagine, la ricerca individua nelle guide date alle stampe da Gerolamo Marzorati e Paravia i repertori completi dei professionisti dediti all’architettura. La ricerca confronta le estese liste nominative con gli allievi dell’Accademia, della Scuola di applicazione e della Scuola di arti e mestieri, identificando i quadri professionali degli artefici dell’ornamento del costruito negli anni, tra il 1858 e il 1911, in cui Torino è sede di esposizioni nazionali e internazionali. Si è ritenuto essenziale integrare detti dati con quelli, sistematicamente desunti, relativi ai partecipanti alle Esposizioni nelle classi di architettura, scultura e arte applicata, specificando l’attività professionale dei decoratori. Lo scritto, accanto alla questione della formazione, affronta dunque le Esposizioni, profilando, nel panorama nazionale, un primo repertorio allargato a livello “nazionale” dei professionisti impegnati nel settore della decorazione architettonica. Specchio del progresso industriale e artistico, le manifestazioni accompagnano e segnano profondamente l’evolversi della cultura torinese tra Otto e Novecento. Riconoscendo la Sesta Esposizione Nazionale dei Prodotti d’Industria del 1858 come prima grande manifestazione in cui distinguere la presenza di ditte specializzate nell’esecuzione di ornamenti per l’architettura, si valuta la Quarta Esposizione Nazionale di Belle Arti (1880) un interessante preludio all’Esposizione Generale Italiana del 1884. Accanto al noto impegno della sezione di «Storia dell’arte» del 1884, si pone in luce la partecipazione delle classi di «Architettura» e delle «Industrie manifatturiere», interpreti del gusto diffuso sul finire dell’Ottocento. Nel 1890, la Prima Esposizione Italiana di Architettura crea l’occasione per riconsiderare il ruolo dell’ornato architettonico e delle imprese impegnate nella decorazione dei fabbricati; vi partecipano, infatti, le «industrie artistiche attinenti l’architettura», segnalando così l’aggiornamento della produzione nazionale. Emerge un terreno sperimentale in cui l’attento studio critico delle decorazioni dei padiglioni costruiti in occasione delle Esposizioni mostra un inconsueto “campionario” di soluzioni d’ornamento, rappresentazione concreta e materiale di soggetti altrimenti noti unicamente dalle pagine di riviste o manuali. La ricerca considera nell’Esposizione delle Industrie e del Lavoro del 1911, all’indomani del complesso e significativo episodio della Prima Esposizione d’Arte Decorativa Moderna, un ultimo repertorio di cartigli, mascheroni e statue, non lontani dai disegni che caratterizzano l’Esposizione Generale Italiana del 1898. Interessanti percorsi narrativi si aprono in ogni occasione creando, dal «borgo colla dominante Rocca», ripetuti tentativi di sintetizzare architettura e industrie artistiche. Ne deriva un panorama articolato, in cui si riconoscono in particolare le maestranze – come casi di riferimento - finora non compiutamente analizzati in questa direzione, attive al Castello del Valentino nel 1858 e a Palazzo Carignano negli anni Sessanta. Focalizzando l’attenzione su alcuni paradigmatici progetti di decorazione, la tesi studia i disegni della chiesa di San Tommaso, ancora in parte inediti, e del Santuario della Consolata, chiarendo il ruolo dell’architetto anche nel piano della progettazione dell’ornamento dell’edificio. La ricerca considera come esempio emblematico la figura di Carlo Ceppi, coordinatore assoluto dei cantieri architettonici e decorativi. Si sottolineano poi, con un’inedita valutazione, i vincoli normativi imposti dalla Città per la realizzazione di sporti, cornici e ornamenti, approfondendo il dibattito in seno alla Commissione d’Ornato assumendo come caso paradigmatico la vicenda costruttiva del palazzo torinese Ceriana Mayneri, realizzato su progetto di Ceppi nel 1884. Anche i repertori iconografici relativi ai progetti di botteghe o ai luoghi per il commercio, presentati alla Municipalità, si rivelano importanti temi di riferimento. La schedatura dei progetti, ancora non consegnati alle stampe, restituisce le firme di minusieri, ebanisti, stipettai, ingegneri e architetti. Gli artigiani trovano nei manuali, nelle riviste tecniche e artistiche e nei repertori d’ornati, un prezioso riferimento per la redazione e la realizzazione dei progetti. La ricerca individua infine, quale caso-studio significativo, la consistenza della biblioteca appartenente alla “impresa” di decorazione Musso-Clemente e Papotti, raccolta negli anni tra 1852 e il 1933 e conservata presso la biblioteca di «Storia e analisi dell’architettura e degli insediamenti» del Politecnico di Torino, interessante fondo bibliografico in cui compaiono insieme opere di carattere scientifico e divulgativo.
2004
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2505160
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo