L’obiettivo della ricerca è stato quello di intervenire sui costi dell’edilizia in paesi a basso sviluppo umano, sfruttando la pratica del riciclo e del riuso dei rifiuti per applicarla in autocostruzione alle abitazioni di slum e campi profughi. Le due proposte principali hanno riguardato la cellulosa (derivante dai rifiuti cartacei, che sono tra i più comuni) e gli elastomeri che compongono gli pneumatici, difficilmente riusabili per altri scopi. La cellulosa è stata sperimentata per creare il plaspaper, un intonaco molto leggero e isolante che riduce l’uso del legante. Per gli elastomeri sono stati previsti due riusi: con il taglio di uno pneumatico è stato realizzato un modello di copertura a coppi che prenderebbe il posto delle costose e poco confortevoli lamiere oggi frequentemente utilizzate; con pneumatici integri è stata proposta la creazione di uno strato sotterraneo con funzione dissuatrice dei fenomeni sismici, demandando a ulteriori studi le potenzialità di questa soluzione. Per queste proposte è stato sottolineato il potenziale ritorno economico che il riuso di rifiuti comporterebbe, grazie alla creazione di lavoro e alla diminuzione dei costi di costruzione. È stato perciò raccolto materiale sui rifiuti nei paesi in via di sviluppo, sul riuso, le emergenze e le fasi di post-emergenza, che è stato tradotto in italiano e sistematizzato nei capitoli introduttivi. Sono state portate avanti sedici sperimentazioni di un intonaco a base di cellulosa e sulle due versioni prescelte sono state condotte delle prove ispirate alle norme EN UNI 1015–10:2007, EN UNI 1015–11:1999, EN UNI 1015–12:2002, EN UNI 1015–18:2004 e EN UNI 1745:2005 per sperimentarle: tali varianti alle prove sono state documentate e riscritte in un manuale in inglese a disposizione degli autocostruttori dei paesi in via di sviluppo. È stato preparato un modello di copertura con il taglio di uno pneumatico e presentata la proposta di usare gli pneumatici come isolatori antisismici. Il risultato è stato un intonaco sperimentale di cellulosa a base calce o argilla che ha mostrato una resistenza a flessione pari a quella di un comune intonaco di calce, a fronte di un peso che è circa 1/3, impiegando il 33% in meno di legante (nel caso della calce) e con un netto miglioramento (circa 10 volte) delle caratteristiche isolanti, poiché la conducibilità termica media è risultata 0,085 W/mK. Le prove che sono state eseguite per testare questi intonaci hanno ripreso le norme EN semplificandole per adattarle al contesto e alle possibilità dei paesi in via di sviluppo (che spesso non dispongono di una complessa strumentazione), lasciando l’opportunità di modificare la ricetta dell’intonaco e di verificarne in maniera accettabile le proprietà. La sperimentazione con l’uso di segmenti di uno pneumatico in guisa di coppi ha mostrato le potenzialità di un elemento di copertura volto a sostituire la lamiera metallica.

Riusare senza rifiutare. I rifiuti come innovazione tecnologica per l’edilizia nei pvs (e non solo) / Caruso, Ignazio. - STAMPA. - (2013). [10.6092/polito/porto/2506313]

Riusare senza rifiutare. I rifiuti come innovazione tecnologica per l’edilizia nei pvs (e non solo)

CARUSO, IGNAZIO
2013

Abstract

L’obiettivo della ricerca è stato quello di intervenire sui costi dell’edilizia in paesi a basso sviluppo umano, sfruttando la pratica del riciclo e del riuso dei rifiuti per applicarla in autocostruzione alle abitazioni di slum e campi profughi. Le due proposte principali hanno riguardato la cellulosa (derivante dai rifiuti cartacei, che sono tra i più comuni) e gli elastomeri che compongono gli pneumatici, difficilmente riusabili per altri scopi. La cellulosa è stata sperimentata per creare il plaspaper, un intonaco molto leggero e isolante che riduce l’uso del legante. Per gli elastomeri sono stati previsti due riusi: con il taglio di uno pneumatico è stato realizzato un modello di copertura a coppi che prenderebbe il posto delle costose e poco confortevoli lamiere oggi frequentemente utilizzate; con pneumatici integri è stata proposta la creazione di uno strato sotterraneo con funzione dissuatrice dei fenomeni sismici, demandando a ulteriori studi le potenzialità di questa soluzione. Per queste proposte è stato sottolineato il potenziale ritorno economico che il riuso di rifiuti comporterebbe, grazie alla creazione di lavoro e alla diminuzione dei costi di costruzione. È stato perciò raccolto materiale sui rifiuti nei paesi in via di sviluppo, sul riuso, le emergenze e le fasi di post-emergenza, che è stato tradotto in italiano e sistematizzato nei capitoli introduttivi. Sono state portate avanti sedici sperimentazioni di un intonaco a base di cellulosa e sulle due versioni prescelte sono state condotte delle prove ispirate alle norme EN UNI 1015–10:2007, EN UNI 1015–11:1999, EN UNI 1015–12:2002, EN UNI 1015–18:2004 e EN UNI 1745:2005 per sperimentarle: tali varianti alle prove sono state documentate e riscritte in un manuale in inglese a disposizione degli autocostruttori dei paesi in via di sviluppo. È stato preparato un modello di copertura con il taglio di uno pneumatico e presentata la proposta di usare gli pneumatici come isolatori antisismici. Il risultato è stato un intonaco sperimentale di cellulosa a base calce o argilla che ha mostrato una resistenza a flessione pari a quella di un comune intonaco di calce, a fronte di un peso che è circa 1/3, impiegando il 33% in meno di legante (nel caso della calce) e con un netto miglioramento (circa 10 volte) delle caratteristiche isolanti, poiché la conducibilità termica media è risultata 0,085 W/mK. Le prove che sono state eseguite per testare questi intonaci hanno ripreso le norme EN semplificandole per adattarle al contesto e alle possibilità dei paesi in via di sviluppo (che spesso non dispongono di una complessa strumentazione), lasciando l’opportunità di modificare la ricetta dell’intonaco e di verificarne in maniera accettabile le proprietà. La sperimentazione con l’uso di segmenti di uno pneumatico in guisa di coppi ha mostrato le potenzialità di un elemento di copertura volto a sostituire la lamiera metallica.
2013
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