Le strutture delle fabbriche antiche, documenti di storia, testimonianze significative di saperi, magisteri e tecniche costruttive, presenza viva del passato, postulano la necessità di essere adeguatamente tutelate e conservate individuando criticamente tecnologie e modalità di intervento appropriate. La salvaguardia del patrimonio edilizio storico richiede la messa a punto di metodologie di intervento basate su un’approfondita conoscenza storica, strutturale, tecnologica e materica delle fabbriche sulle quali occorre operare. Come sottolineato da Roberto Di Stefano «la tutela [dei beni culturali], a vantaggio della vita dell’uomo, si fonda sulla conservazione per mezzo del restauro; operazione che, se modernamente intesa, è particolarmente complessa poiché richiede preparazione umanistica, per affrontare le istanza storiche ed estetiche, e, nel tempo stesso, capacità tecniche, per quanto riguarda la stabilità delle strutture e il comportamento dei materiali» . Il consolidamento rappresenta «uno degli interventi fondamentali all’interno di quell’insieme di operazioni che prende […] il nome di “Restauro dei monumenti”» . Esso non dovrebbe, secondo Di Stefano, limitarsi a essere «miope e chiusa visione tecnicistica, riflessione al mero fatto strutturale, fredda osservazione dei materiali, della loro natura o resistenza» , bensì dovrebbe scaturire «dall’appassionata ricerca dell’invenzione e dell’idea, che […] ha consentito di dominare la materia, di darle equilibrio e resistenza entro la forma artistica liberamente immaginata dall’architetto» . Pertanto la scelta della metodologia di intervento, così come delle tecniche e dei materiali da adottare dovrebbe tenere conto dei valori strutturali e materiali della fabbrica, della sua concezione strutturale i quali dovrebbero essere il più possibile preservati. Proprio a partire da queste considerazioni, nel corso degli ultimi anni, negli interventi di consolidamento delle strutture lignee si è assistito al progressivo abbandono di quelle tecniche che, diffusamente sperimentate a partire dalla seconda metà degli anni settanta del Novecento, prevedevano la realizzazione di protesi in betoncino epossidico in sostituzione delle parti lignee ammalorate, per lasciare il posto a metodologie che, desunte dalla tradizione (si pensi agli incalmi e ai fettoni), sono in grado di garantire una maggiore compatibilità tra gli elementi originari e quelli sostituiti avendo cura di evitare l’alterazione della originaria concezione strutturale del manufatto ligneo (si pensi a quanto riportato nell’art. 5 del documento Principi da seguire per la conservazione delle strutture in legno, esito della XII Assemblea generale ICOMOS riunitasi a Città del Messico nel 1999 o a quanto prescritto dalla norma UNI 11138 – Manufatti lignei. Strutture portanti degli edifici – Criteri per la valutazione preventiva, la progettazione e l’esecuzione di interventi). Conservare l’esistente, infatti, necessita certamente di innovazione, ma di una innovazione che sia governata e consapevole, risultato di un’adeguata sperimentazione che tenga conto degli aspetti strutturali, tecnologici, materici oltre che formali.

Innovazione e tradizione nel consolidamento delle strutture lignee / Mattone, Manuela. - STAMPA. - (2013), pp. 369-372. (Intervento presentato al convegno Roberto Di Stefano. La figura, l'opera, il pensiero tenutosi a Napoli nel 29-30/11/2013).

Innovazione e tradizione nel consolidamento delle strutture lignee

MATTONE, MANUELA
2013

Abstract

Le strutture delle fabbriche antiche, documenti di storia, testimonianze significative di saperi, magisteri e tecniche costruttive, presenza viva del passato, postulano la necessità di essere adeguatamente tutelate e conservate individuando criticamente tecnologie e modalità di intervento appropriate. La salvaguardia del patrimonio edilizio storico richiede la messa a punto di metodologie di intervento basate su un’approfondita conoscenza storica, strutturale, tecnologica e materica delle fabbriche sulle quali occorre operare. Come sottolineato da Roberto Di Stefano «la tutela [dei beni culturali], a vantaggio della vita dell’uomo, si fonda sulla conservazione per mezzo del restauro; operazione che, se modernamente intesa, è particolarmente complessa poiché richiede preparazione umanistica, per affrontare le istanza storiche ed estetiche, e, nel tempo stesso, capacità tecniche, per quanto riguarda la stabilità delle strutture e il comportamento dei materiali» . Il consolidamento rappresenta «uno degli interventi fondamentali all’interno di quell’insieme di operazioni che prende […] il nome di “Restauro dei monumenti”» . Esso non dovrebbe, secondo Di Stefano, limitarsi a essere «miope e chiusa visione tecnicistica, riflessione al mero fatto strutturale, fredda osservazione dei materiali, della loro natura o resistenza» , bensì dovrebbe scaturire «dall’appassionata ricerca dell’invenzione e dell’idea, che […] ha consentito di dominare la materia, di darle equilibrio e resistenza entro la forma artistica liberamente immaginata dall’architetto» . Pertanto la scelta della metodologia di intervento, così come delle tecniche e dei materiali da adottare dovrebbe tenere conto dei valori strutturali e materiali della fabbrica, della sua concezione strutturale i quali dovrebbero essere il più possibile preservati. Proprio a partire da queste considerazioni, nel corso degli ultimi anni, negli interventi di consolidamento delle strutture lignee si è assistito al progressivo abbandono di quelle tecniche che, diffusamente sperimentate a partire dalla seconda metà degli anni settanta del Novecento, prevedevano la realizzazione di protesi in betoncino epossidico in sostituzione delle parti lignee ammalorate, per lasciare il posto a metodologie che, desunte dalla tradizione (si pensi agli incalmi e ai fettoni), sono in grado di garantire una maggiore compatibilità tra gli elementi originari e quelli sostituiti avendo cura di evitare l’alterazione della originaria concezione strutturale del manufatto ligneo (si pensi a quanto riportato nell’art. 5 del documento Principi da seguire per la conservazione delle strutture in legno, esito della XII Assemblea generale ICOMOS riunitasi a Città del Messico nel 1999 o a quanto prescritto dalla norma UNI 11138 – Manufatti lignei. Strutture portanti degli edifici – Criteri per la valutazione preventiva, la progettazione e l’esecuzione di interventi). Conservare l’esistente, infatti, necessita certamente di innovazione, ma di una innovazione che sia governata e consapevole, risultato di un’adeguata sperimentazione che tenga conto degli aspetti strutturali, tecnologici, materici oltre che formali.
2013
9788864191058
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