L'open source è emerso a partire dagli anni Novanta del XX secolo come paradigma di produzione di software, generatore di programmi creati in maniera collettiva seguendo un processo in cui gli utenti sono anche (in misure differenti) gli sviluppatori, e ha sottolineato l'efficacia dei sistemi aperti organizzati su base comunitaria orizzontale rispetto agli standard proprietari, evidenziandone l’economicità e la flessibilità di adattamento a differenti situazioni. Nel mondo della produzione immateriale (informazioni, idee, programmi etc.) l’Open Source è riuscito a garantire alla collettività accesso immediato alla tecnologia normalmente in uso, grazie a una ridefinizione del processo di sviluppo e distribuzione ridisegnando i ruoli degli attori coinvolti. La sfida di ‘aprire’ il mondo fisico è però più complessa. Il tentativo di capire come e se un oggetto si può definire ‘open source’ va immediatamente a toccare aspetti legati alla sua produzione sia materiale che immateriale: il materiale di cui è fatto, come è stato prodotto, e al contempo come è stato ideato, disegnato, standardizzato, ma anche aspetti legati al tipo di utilizzo che è possibile farne. In ambito architettonico la messa in pratica di queste idee rilancia una visione già espressa dalle tecno-utopie qualche decennio fa e abbandonata a metà degli anni Settanta. Questa visione di tecnologia inclusiva si è evoluta con l’avvento del ‘computer-aided design’ prima, e con l’esplosione del web 2.0 in un secondo momento, usando la tecnologia come mezzo per incoraggiare la partecipazione degli utenti e per rendere i ‘non esperti’ in grado di esprimere direttamente i loro bisogni e desideri al di là, o addirittura senza la mediazione di l'architetto. L'obiettivo di Architettura Open Source è verificare l'ipotesi che il fenomeno Open Source sia applicabile anche all'interno del processo edilizio, attraverso la definizione di opportuni strumenti che si basano su un uso collaborativo, aperto e partecipativo delle attuali tecnologie digitali di comunicazione.

Architettura Open Source / Rosada, Andrea. - (2014). [10.6092/polito/porto/2541090]

Architettura Open Source

ROSADA, ANDREA
2014

Abstract

L'open source è emerso a partire dagli anni Novanta del XX secolo come paradigma di produzione di software, generatore di programmi creati in maniera collettiva seguendo un processo in cui gli utenti sono anche (in misure differenti) gli sviluppatori, e ha sottolineato l'efficacia dei sistemi aperti organizzati su base comunitaria orizzontale rispetto agli standard proprietari, evidenziandone l’economicità e la flessibilità di adattamento a differenti situazioni. Nel mondo della produzione immateriale (informazioni, idee, programmi etc.) l’Open Source è riuscito a garantire alla collettività accesso immediato alla tecnologia normalmente in uso, grazie a una ridefinizione del processo di sviluppo e distribuzione ridisegnando i ruoli degli attori coinvolti. La sfida di ‘aprire’ il mondo fisico è però più complessa. Il tentativo di capire come e se un oggetto si può definire ‘open source’ va immediatamente a toccare aspetti legati alla sua produzione sia materiale che immateriale: il materiale di cui è fatto, come è stato prodotto, e al contempo come è stato ideato, disegnato, standardizzato, ma anche aspetti legati al tipo di utilizzo che è possibile farne. In ambito architettonico la messa in pratica di queste idee rilancia una visione già espressa dalle tecno-utopie qualche decennio fa e abbandonata a metà degli anni Settanta. Questa visione di tecnologia inclusiva si è evoluta con l’avvento del ‘computer-aided design’ prima, e con l’esplosione del web 2.0 in un secondo momento, usando la tecnologia come mezzo per incoraggiare la partecipazione degli utenti e per rendere i ‘non esperti’ in grado di esprimere direttamente i loro bisogni e desideri al di là, o addirittura senza la mediazione di l'architetto. L'obiettivo di Architettura Open Source è verificare l'ipotesi che il fenomeno Open Source sia applicabile anche all'interno del processo edilizio, attraverso la definizione di opportuni strumenti che si basano su un uso collaborativo, aperto e partecipativo delle attuali tecnologie digitali di comunicazione.
2014
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