Dopo la “Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale” rettificata a Parigi il 17 ottobre 2003, l’attenzione sui beni culturali intangibili, in Italia e nel resto d’Europa è cresciuta. Al concetto di ambiente, accostato ai Beni Culturali a partire dagli anni ‘70, si è sovrapposta un’idea di paesaggio culturale, intriso di memorie storiche, letterarie, artistiche. Un paesaggio ulteriormente arricchito di significato dalla somma di dati naturali e opera dell’uomo che ha inciso in profondità lasciando ben poco nella sua conformazione originaria. Questa visione del paesaggio introduce un altro elemento che diventa centrale in questo tipo di riflessione: l’identità. Tutti i luoghi hanno una valenza estetica ed è proprio questo valore a creare la funzione identificativa che il territorio riveste nei confronti di chi lo abita e di chi entra in contatto con esso. Il dibattito sul paesaggio, sui Beni Culturali immateriali e lo sviluppo di una normativa su questi temi, ha ampliato enormemente le tipologie di approcci sulla materia. Questa tesi si pone a metà tra l’analisi socio-economica e quella tecnologica, l’analisi si focalizza sull’utilizzo delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) finalizzato a valorizzare, da un punto di vista sia culturale sia economico, le pratiche del saper fare tipiche dell’artigianato tradizionale. Tradizionalmente l’artigianato è stato contrapposto all’industria dalla quale differisce per processi produttivi, tecnologici e di comunicazione con il proprio target. «Quello delle macchine rappresentò il più grande dilemma a cui si trovò di fronte l’uomo artigiano degli inizi dell’età moderna. La macchina è un’alleata del lavoratore o un nemico che sottrae il posto alla mano umana?». Questo dilemma non è un retaggio del passato, le moderne tecnologie informatiche che hanno reso possibile, a vari livelli, un tipo d’intelligenza artificiale, possono invadere la sfera del lavoro impiegatizio. Possiamo certamente affermare che dall’introduzione del ciclo produttivo in serie, le individualità e le capacità manuali dei singoli, proprie di un sapere tipicamente artigiano, sono state svilite e messe in secondo piano di fronte alla prospettiva dell’abbondanza derivata dalla produzione industriale. Questa trasformazione non coinvolge solo la sfera economica, ma solleva anche un problema culturale: non si può dimenticare questo sapere. Infatti, «a fronte della rigorosa perfezione della macchina, l’artigiano diventò [ed è tuttora] un emblema dell’umana individualità, un emblema concretamente fondato nel valore positivo posto sulle variazioni, sui difetti e sulle irregolarità del prodotto fatto a mano». Oggi il Codice dei beni Culturali annovera “le modalità, le tecniche e i saperi del lavoro artigianale” tra il patrimonio intangibile da preservare, promuovendo pratiche e normative per la conservazione, lo sviluppo e la valorizzazione dell’artigianato tradizionale. Gli elementi nuovi sono il legame con i saperi locali, con il territorio e l’ambiente circostante; elementi che si sommano per creare prodotti unici non solo per la loro qualità ma anche per la storia che raccontano. La ricerca sottolinea l’importanza della memoria come strumento per la conservazione di questo patrimonio intangibile, ponendo però l’accento sul valore espositivo che la memoria può assumere attraverso la sua divulgazione e comunicazione. Particolare attenzione sarà fornita alle moderne tecnologie dell’informazione e ai modi con cui queste possono innescare nuove pratiche da applicare per i soggetti appartenenti a questo settore, con lo scopo di fornire nuove risorse e strumenti per lo sviluppo economico e la conservazione. In particolare, di fronte a un mercato definito ancora imperfetto, il tema attorno al quale gravita l’analisi è sul ruolo che le TIC possono giocare nei processi di valorizzazione del saper fare, coinvolgendo aspetti legati alla conservazione, divulgazione e inserimento nel mercato. L’obiettivo è individuare, nell’attuale scenario economico globale, possibili percorsi legati all’utilizzo di TIC attraverso i quali, artigiani e maker possono incrementare o consolidare il loro target e il loro mercato. Il primo capitolo si concentra su alcuni aspetti legati ai Beni Culturali immateriali, al quadro normativo di riferimento e all’importanza culturale ed economica che essi rivestono. Si fa riferimento a un approccio alla valorizzazione che, ibridando modelli tradizionali e TIC, può favorire non solo la conservazione, ma anche lo sviluppo di un importante asset economico per un Paese come l’Italia, considerato un “museo a cielo aperto”, ma caratterizzato da una scarsa visione strategica in materia. Il secondo capitolo analizza alcuni importanti aspetti della teoria che vede il “ritorno dei produttori e della cultura materiale”, uno degli scenari predominanti che caratterizzerà l’economia nel prossimo futuro. L’ibridazione tra cultura materiale e digitale sarà la chiave per favorire questo passaggio tra bit e atomi. In questo nuovo ecosistema dei produttori, l’utilizzo delle TIC ricopre un ruolo di protagonista, ma nasconde anche alcuni “lati oscuri” da gestire. Nel terzo capitolo, partendo da una tassonomia delle TIC applicate ai Beni Culturali, si analizzano, anche attraverso casi studio, le criticità e le opportunità derivate dall’utilizzo di strumenti digitali per l’artigianato: web, archivi digitali, mobile, social network, crowdfunding. Un’attenzione particolare è rivolta alla recente diffusione del social commerce: evoluzione del commercio elettronico non orientato principalmente alla vendita diretta one-pay click di beni di consumo; ma alla creazione di percorsi di scoperta ed esperienze di acquisto coinvolgenti di prodotti specialistici o ad alto contenuto culturale. Infine, l’ultima parte della ricerca è dedicata al progetto “Le botteghe del sapere. La cultura (im)materiale si mette in rete.” In collaborazione con la Rete Ecomusei del Piemonte (REP) e il Laboratorio Ecomusei della Regione Piemonte, è stata redatta una proposta d’intervento per la valorizzazione dei mestieri tradizionali del territorio piemontese. In particolare, il progetto ha previsto una parte sperimentale e di sviluppo tecnologico con l’obiettivo di individuare, attraverso un’indagine qualitativa e quantitativa, le linee guida per la progettazione di una piattaforma web a supporto dell’artigianato d’eccellenza piemontese.

Strumenti digitali per l'artigianato / Scopesi, Dario. - (2014). [10.6092/polito/porto/2542115]

Strumenti digitali per l'artigianato

SCOPESI, DARIO
2014

Abstract

Dopo la “Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale” rettificata a Parigi il 17 ottobre 2003, l’attenzione sui beni culturali intangibili, in Italia e nel resto d’Europa è cresciuta. Al concetto di ambiente, accostato ai Beni Culturali a partire dagli anni ‘70, si è sovrapposta un’idea di paesaggio culturale, intriso di memorie storiche, letterarie, artistiche. Un paesaggio ulteriormente arricchito di significato dalla somma di dati naturali e opera dell’uomo che ha inciso in profondità lasciando ben poco nella sua conformazione originaria. Questa visione del paesaggio introduce un altro elemento che diventa centrale in questo tipo di riflessione: l’identità. Tutti i luoghi hanno una valenza estetica ed è proprio questo valore a creare la funzione identificativa che il territorio riveste nei confronti di chi lo abita e di chi entra in contatto con esso. Il dibattito sul paesaggio, sui Beni Culturali immateriali e lo sviluppo di una normativa su questi temi, ha ampliato enormemente le tipologie di approcci sulla materia. Questa tesi si pone a metà tra l’analisi socio-economica e quella tecnologica, l’analisi si focalizza sull’utilizzo delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) finalizzato a valorizzare, da un punto di vista sia culturale sia economico, le pratiche del saper fare tipiche dell’artigianato tradizionale. Tradizionalmente l’artigianato è stato contrapposto all’industria dalla quale differisce per processi produttivi, tecnologici e di comunicazione con il proprio target. «Quello delle macchine rappresentò il più grande dilemma a cui si trovò di fronte l’uomo artigiano degli inizi dell’età moderna. La macchina è un’alleata del lavoratore o un nemico che sottrae il posto alla mano umana?». Questo dilemma non è un retaggio del passato, le moderne tecnologie informatiche che hanno reso possibile, a vari livelli, un tipo d’intelligenza artificiale, possono invadere la sfera del lavoro impiegatizio. Possiamo certamente affermare che dall’introduzione del ciclo produttivo in serie, le individualità e le capacità manuali dei singoli, proprie di un sapere tipicamente artigiano, sono state svilite e messe in secondo piano di fronte alla prospettiva dell’abbondanza derivata dalla produzione industriale. Questa trasformazione non coinvolge solo la sfera economica, ma solleva anche un problema culturale: non si può dimenticare questo sapere. Infatti, «a fronte della rigorosa perfezione della macchina, l’artigiano diventò [ed è tuttora] un emblema dell’umana individualità, un emblema concretamente fondato nel valore positivo posto sulle variazioni, sui difetti e sulle irregolarità del prodotto fatto a mano». Oggi il Codice dei beni Culturali annovera “le modalità, le tecniche e i saperi del lavoro artigianale” tra il patrimonio intangibile da preservare, promuovendo pratiche e normative per la conservazione, lo sviluppo e la valorizzazione dell’artigianato tradizionale. Gli elementi nuovi sono il legame con i saperi locali, con il territorio e l’ambiente circostante; elementi che si sommano per creare prodotti unici non solo per la loro qualità ma anche per la storia che raccontano. La ricerca sottolinea l’importanza della memoria come strumento per la conservazione di questo patrimonio intangibile, ponendo però l’accento sul valore espositivo che la memoria può assumere attraverso la sua divulgazione e comunicazione. Particolare attenzione sarà fornita alle moderne tecnologie dell’informazione e ai modi con cui queste possono innescare nuove pratiche da applicare per i soggetti appartenenti a questo settore, con lo scopo di fornire nuove risorse e strumenti per lo sviluppo economico e la conservazione. In particolare, di fronte a un mercato definito ancora imperfetto, il tema attorno al quale gravita l’analisi è sul ruolo che le TIC possono giocare nei processi di valorizzazione del saper fare, coinvolgendo aspetti legati alla conservazione, divulgazione e inserimento nel mercato. L’obiettivo è individuare, nell’attuale scenario economico globale, possibili percorsi legati all’utilizzo di TIC attraverso i quali, artigiani e maker possono incrementare o consolidare il loro target e il loro mercato. Il primo capitolo si concentra su alcuni aspetti legati ai Beni Culturali immateriali, al quadro normativo di riferimento e all’importanza culturale ed economica che essi rivestono. Si fa riferimento a un approccio alla valorizzazione che, ibridando modelli tradizionali e TIC, può favorire non solo la conservazione, ma anche lo sviluppo di un importante asset economico per un Paese come l’Italia, considerato un “museo a cielo aperto”, ma caratterizzato da una scarsa visione strategica in materia. Il secondo capitolo analizza alcuni importanti aspetti della teoria che vede il “ritorno dei produttori e della cultura materiale”, uno degli scenari predominanti che caratterizzerà l’economia nel prossimo futuro. L’ibridazione tra cultura materiale e digitale sarà la chiave per favorire questo passaggio tra bit e atomi. In questo nuovo ecosistema dei produttori, l’utilizzo delle TIC ricopre un ruolo di protagonista, ma nasconde anche alcuni “lati oscuri” da gestire. Nel terzo capitolo, partendo da una tassonomia delle TIC applicate ai Beni Culturali, si analizzano, anche attraverso casi studio, le criticità e le opportunità derivate dall’utilizzo di strumenti digitali per l’artigianato: web, archivi digitali, mobile, social network, crowdfunding. Un’attenzione particolare è rivolta alla recente diffusione del social commerce: evoluzione del commercio elettronico non orientato principalmente alla vendita diretta one-pay click di beni di consumo; ma alla creazione di percorsi di scoperta ed esperienze di acquisto coinvolgenti di prodotti specialistici o ad alto contenuto culturale. Infine, l’ultima parte della ricerca è dedicata al progetto “Le botteghe del sapere. La cultura (im)materiale si mette in rete.” In collaborazione con la Rete Ecomusei del Piemonte (REP) e il Laboratorio Ecomusei della Regione Piemonte, è stata redatta una proposta d’intervento per la valorizzazione dei mestieri tradizionali del territorio piemontese. In particolare, il progetto ha previsto una parte sperimentale e di sviluppo tecnologico con l’obiettivo di individuare, attraverso un’indagine qualitativa e quantitativa, le linee guida per la progettazione di una piattaforma web a supporto dell’artigianato d’eccellenza piemontese.
2014
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