Il progetto nasce da una ricerca universitaria sulla ridestinazione delle caserme a Milano. Il caso affrontato riguarda la caserma Montello, originariamente Caserma di Cavalleria al Rondò della Cagnola, edificata tra 1910 e 1913 al margine del Corso Sempione, sulla direttrice storica di espansione di Milano al nordovest, in un comparto tra l’attuale piazzale Firenze e le vie Caracciolo e Arimondi. Nel 1922-23, al di là di via Arimondi, Giovanni Muzio costruirà gli impianti del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, nelle forme classiciste di un controllato Novecento. Sicché ancora oggi, con poche modifiche, su via Arimondi si fronteggiano la palazzina e gli impianti di Muzio e le parti della caserma destinate a scuderie e cavallerizza, con i rispettivi muri di cinta a fare da cortina stradale. Mentre su via Caracciolo si dispone il corpo lineare della residenza, con la parte centrale del Padiglione Comando e le due ali dei dormitori. L’impianto è a padiglioni, secondo una tipologia manualistica ricorrente in molte delle grandi attrezzature urbane della città ottocentesca sul finire del secolo (caserme ma anche ospedali, mercati, esposizioni, ecc.). Il progetto vuole rispondere a una serie di emergenze e fabbisogni presenti nella città e nella società. Nello specifico si prevedono: strutture per la riduzione della congestione carceraria, attraverso un nucleo di alloggi in semisorveglianza in un settore di nuova costruzione; spazi e laboratori per formazione e lavoro, ricavati nei padiglioni della cavallerizza e delle scuderie; una quota consistente di alloggi popolari e residenze temporanee per studenti, immigrati, anziani, fasce deboli della popolazione, nel corpo su via Caracciolo. In posizione centrale, con giacitura disassata rispetto all’ortogonalità del lotto, sorgono un volume composito di nuova costruzione per auditorium e spazi culturali e associativi, nonché attrezzature sportive e una piscina-bagno popolare all’aperto, con annesse cabine e servizi; mentre sul lato corto a nordest un corpo in linea ospita mensa, biblioteca e sale studio. Tale compresenza di destinazioni, con i dovuti requisiti di sicurezza e autonomia, fungerà da solvente delle condizioni di isolamento e segregazione (quasi da istituzione totale) che spesso penalizzano tali funzioni nell’attuale assetto urbano. L’architettura mantiene la configurazione a padiglioni, con la ristrutturazione della maggior parte dei fabbricati esistenti e limitati nuovi inserimenti. La sistemazione dell’area verde per attrezzature sportive e ricreative è pensata anche per un uso di quartiere. Il muro di cinta, confermato nella sua struttura ma reso permeabile da una serie di aperture, segnala la volontà di reintegrazione funzionale e figurativa della ex caserma alla città.

Ridestinazione delle caserme per strutture di decongestione carceraria, alloggio popolare, servizi collettivi, Milano / Enrico, Bordogna; Canella, Gentucca; Elvio, Manganaro. - STAMPA. - (2013), pp. 40-41. (Intervento presentato al convegno Identità dell'architettura italiana tenutosi a Firenze nel 3-4 dicembre 2013).

Ridestinazione delle caserme per strutture di decongestione carceraria, alloggio popolare, servizi collettivi, Milano

CANELLA, GENTUCCA;
2013

Abstract

Il progetto nasce da una ricerca universitaria sulla ridestinazione delle caserme a Milano. Il caso affrontato riguarda la caserma Montello, originariamente Caserma di Cavalleria al Rondò della Cagnola, edificata tra 1910 e 1913 al margine del Corso Sempione, sulla direttrice storica di espansione di Milano al nordovest, in un comparto tra l’attuale piazzale Firenze e le vie Caracciolo e Arimondi. Nel 1922-23, al di là di via Arimondi, Giovanni Muzio costruirà gli impianti del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, nelle forme classiciste di un controllato Novecento. Sicché ancora oggi, con poche modifiche, su via Arimondi si fronteggiano la palazzina e gli impianti di Muzio e le parti della caserma destinate a scuderie e cavallerizza, con i rispettivi muri di cinta a fare da cortina stradale. Mentre su via Caracciolo si dispone il corpo lineare della residenza, con la parte centrale del Padiglione Comando e le due ali dei dormitori. L’impianto è a padiglioni, secondo una tipologia manualistica ricorrente in molte delle grandi attrezzature urbane della città ottocentesca sul finire del secolo (caserme ma anche ospedali, mercati, esposizioni, ecc.). Il progetto vuole rispondere a una serie di emergenze e fabbisogni presenti nella città e nella società. Nello specifico si prevedono: strutture per la riduzione della congestione carceraria, attraverso un nucleo di alloggi in semisorveglianza in un settore di nuova costruzione; spazi e laboratori per formazione e lavoro, ricavati nei padiglioni della cavallerizza e delle scuderie; una quota consistente di alloggi popolari e residenze temporanee per studenti, immigrati, anziani, fasce deboli della popolazione, nel corpo su via Caracciolo. In posizione centrale, con giacitura disassata rispetto all’ortogonalità del lotto, sorgono un volume composito di nuova costruzione per auditorium e spazi culturali e associativi, nonché attrezzature sportive e una piscina-bagno popolare all’aperto, con annesse cabine e servizi; mentre sul lato corto a nordest un corpo in linea ospita mensa, biblioteca e sale studio. Tale compresenza di destinazioni, con i dovuti requisiti di sicurezza e autonomia, fungerà da solvente delle condizioni di isolamento e segregazione (quasi da istituzione totale) che spesso penalizzano tali funzioni nell’attuale assetto urbano. L’architettura mantiene la configurazione a padiglioni, con la ristrutturazione della maggior parte dei fabbricati esistenti e limitati nuovi inserimenti. La sistemazione dell’area verde per attrezzature sportive e ricreative è pensata anche per un uso di quartiere. Il muro di cinta, confermato nella sua struttura ma reso permeabile da una serie di aperture, segnala la volontà di reintegrazione funzionale e figurativa della ex caserma alla città.
2013
9788881038152
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2556140
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo