L'introduzione al volume, che raccoglie gli Atti del Convegno "Nuovo Realismo / Postmodernismo. Dibattito aperto fra architettura e filosofia" a cura di P. Gregory (coordinatore scientifico) svoltosi presso la Facoltà di Arhitettura della Sapienza Università di Roma (28-29 Ottobre 2014), si è incentrata su due questioni che appaiono preliminari al dibattito sviluppatosi nel mondo dell'architettura dopo la pubblicazione del libro di M. Ferraris "Manifesto del Nuovo Realismo": i rapporti realismo/antirealismo e realismo-razionalismo. La 1° questione è se la contrapposizione dei nuovi tipi di realismo rispetto al postmodernismo possa coincidere con l'alternativa realismo-antirealismo, ovvero se il postmodernismo coincida (sempre) con una posizione antirealista. Dopo una breve disgressione storica in cui si è sottolineato come, almeno in origine, il postmodernismo abbia inteso rappresentare una condizione e forma di 'realismo' più immediata, la relazione ha evidenziato come l'antirealismo con cui si è voluto identiicare il postmodernismo non sia di tipo ontologico, bensì metodologico, da intendersi cioé come negazione della tesi d'indipendenza, ovvero della tesi che "esistono fatti indipendenti dai nostri strumenti conoscitivi, o dalle menti, o dai linguaggi, o dai contesti, o dalle forme culturali". A questa "de-oggettivazione della realtà", che nella tesi di Ferraris porta a una pericolosa coincidenza fra ontologia ed epistemologia, corrisponde nel postmodernismo un primato ermeneutico dell'interpretazione che esalta, nell'architettura, una prospettiva relazionale capace di operare nel senso di un de-isolamento e di una comunicazione continuamente trans-attiva fra soggetto e oggetto. Piuttosto che cosa in sé, l'architettura innesta relazioni e "produce effetti", ovvero esiste come parte inscindibile dell'esperienza e della storia. A questa "storicizzazione" deve, secondo noi, riportarsi anche la seconda questione: il rapporto realismo-razionalismo con cui si è teso, in alcuni ambiti di ricerca italiani, declinare il realismo in architettura. Secondo queste tesi l'architettura è la "messa in opera" della "ragione degli edifici" che appartiene alla realtà esterna (Monestiroli). Ritrovare le ragioni di fondo dell'architettura, attraverso "forme semplici e chiare", significa cioé ritrovare principi razionali e trasmissibili che sono propri dell'architettura classica (antica e moderna), identificata con l'architettura realista. Il riferimento, a volte esplicito, è a Lukács, il cui concetto di "tipico" implica conoscenza e rispecchiamento (estetico) della realtà; implica un progressivo processo di riduzione dell'esperienza al necessario, all'atemporale, all'unico. Il tipico, infatti, in quanto superamento nell'opera di ogni individuale e universale, esalta i contenuti comuni, condivisibili perché già accertati (e accettati) e l'aspirazione a una poetica che dovrebbe essere quella della "pura ragione" nella volontà di capovolgere alcuni degli esiti dell'architettura più recente: la spettacolarizzazione che deriverebbe da risposte puntuali alle logiche di mercato, la de-regolazione della città diffusa, priva di strutture e di elementi riconoscibili. Tuttavia quanto i due concetti di realismo e (neo)razionalismo siano assimilabili e se quest'ultimo nella sua astrazione possa fungere da metodo per un’architettura realistica è una questione dibattuta con esiti molto controversi. Oggi declinazioni diverse di realismo e postmodernismo si confrontano e oppongono fra loro, a volte indicando sovrapposizioni e interferenze difficilmente definibili in una supposta (e inemendabile) alterità.

Introduzione. Realismo, antirealismo, postmodernismo: letture interpretative / Gregory, P.. - In: Tracce. - ISSN 2036/1661. - STAMPA. - (2016), pp. 11-21. (Intervento presentato al convegno Nuovo Realismo/Postmodernismo. Dibattito aperto fra architettura e filosofia tenutosi a Roma, Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma nel 28-29 Ottobre 2014).

Introduzione. Realismo, antirealismo, postmodernismo: letture interpretative.

Gregory, P.
2016

Abstract

L'introduzione al volume, che raccoglie gli Atti del Convegno "Nuovo Realismo / Postmodernismo. Dibattito aperto fra architettura e filosofia" a cura di P. Gregory (coordinatore scientifico) svoltosi presso la Facoltà di Arhitettura della Sapienza Università di Roma (28-29 Ottobre 2014), si è incentrata su due questioni che appaiono preliminari al dibattito sviluppatosi nel mondo dell'architettura dopo la pubblicazione del libro di M. Ferraris "Manifesto del Nuovo Realismo": i rapporti realismo/antirealismo e realismo-razionalismo. La 1° questione è se la contrapposizione dei nuovi tipi di realismo rispetto al postmodernismo possa coincidere con l'alternativa realismo-antirealismo, ovvero se il postmodernismo coincida (sempre) con una posizione antirealista. Dopo una breve disgressione storica in cui si è sottolineato come, almeno in origine, il postmodernismo abbia inteso rappresentare una condizione e forma di 'realismo' più immediata, la relazione ha evidenziato come l'antirealismo con cui si è voluto identiicare il postmodernismo non sia di tipo ontologico, bensì metodologico, da intendersi cioé come negazione della tesi d'indipendenza, ovvero della tesi che "esistono fatti indipendenti dai nostri strumenti conoscitivi, o dalle menti, o dai linguaggi, o dai contesti, o dalle forme culturali". A questa "de-oggettivazione della realtà", che nella tesi di Ferraris porta a una pericolosa coincidenza fra ontologia ed epistemologia, corrisponde nel postmodernismo un primato ermeneutico dell'interpretazione che esalta, nell'architettura, una prospettiva relazionale capace di operare nel senso di un de-isolamento e di una comunicazione continuamente trans-attiva fra soggetto e oggetto. Piuttosto che cosa in sé, l'architettura innesta relazioni e "produce effetti", ovvero esiste come parte inscindibile dell'esperienza e della storia. A questa "storicizzazione" deve, secondo noi, riportarsi anche la seconda questione: il rapporto realismo-razionalismo con cui si è teso, in alcuni ambiti di ricerca italiani, declinare il realismo in architettura. Secondo queste tesi l'architettura è la "messa in opera" della "ragione degli edifici" che appartiene alla realtà esterna (Monestiroli). Ritrovare le ragioni di fondo dell'architettura, attraverso "forme semplici e chiare", significa cioé ritrovare principi razionali e trasmissibili che sono propri dell'architettura classica (antica e moderna), identificata con l'architettura realista. Il riferimento, a volte esplicito, è a Lukács, il cui concetto di "tipico" implica conoscenza e rispecchiamento (estetico) della realtà; implica un progressivo processo di riduzione dell'esperienza al necessario, all'atemporale, all'unico. Il tipico, infatti, in quanto superamento nell'opera di ogni individuale e universale, esalta i contenuti comuni, condivisibili perché già accertati (e accettati) e l'aspirazione a una poetica che dovrebbe essere quella della "pura ragione" nella volontà di capovolgere alcuni degli esiti dell'architettura più recente: la spettacolarizzazione che deriverebbe da risposte puntuali alle logiche di mercato, la de-regolazione della città diffusa, priva di strutture e di elementi riconoscibili. Tuttavia quanto i due concetti di realismo e (neo)razionalismo siano assimilabili e se quest'ultimo nella sua astrazione possa fungere da metodo per un’architettura realistica è una questione dibattuta con esiti molto controversi. Oggi declinazioni diverse di realismo e postmodernismo si confrontano e oppongono fra loro, a volte indicando sovrapposizioni e interferenze difficilmente definibili in una supposta (e inemendabile) alterità.
2016
9788860491374
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