La progettazione urbanistica di uno spazio residenziale propone un ordinamento fisico e sociale dello spazio, perciò l’azione tecnica del progetto (o della riqualificazione) di un quartiere è accompagnata da una visione sociale che può assumere una forma comunitaria. La tesi afferma che si possono riconoscere alcune forme tipiche di comunità nella progettazione urbanistica degli spazi residenziali urbani: “la comunità enclave”, “la comunità attiva” e “la comunità durable”. La comunità enclave è legata all’interpretazione “classica” o “tradizionale” del termine, nella “comunità attiva” invece si intende la comunità come “società locale”, la “comunità durable” infine si richiama al concetto di comunità “inoperante”. Gli orientamenti socio-culturali e le scelte tecnico-urbanistiche e architettoniche (disposizione dello spazio fisico, caratteri estetici, ecc.) che guidano questi tre tipi di progetti incidono significativamente sulla loro morfologia sociale; il compito della tesi è quello di provare a spiegare questa relazione complessa tra “idea” (di comunità) e “forma” (del progetto). Gli obiettivi principali della ricerca sono tre, e sono stati articolati secondo una suddivisione per parti. Il primo obiettivo è quello di ripercorrere il significato di “comunità” nell’ambito delle scienze sociali a partire dalla prima trattazione sistematica del termine, definito da Ferdinand Toennies a fine Ottocento. Sebbene la nozione comunità appartenga al vocabolario originario della sociologia (come afferma Bagnasco, 1999), nel capitolo si fa riferimento anche ad altre discipline, quali la psicologia, l’antropologia, ma soprattutto la filosofia, con particolare riferimento alle teorie decostruzioniste” recentemente diffuse in Francia (e in Italia). Lo scopo di questa parte della ricerca infatti non è quello di dare una definizione disciplinare di “comunità”, ma è piuttosto quello di esplorare i significati, vecchi e nuovi, che il dibattito attuale attribuisce a questo concetto. In conclusione ne vengono proposte tre interpretazioni fondamentali: l’interpretazione “classica” o “tradizionale” di comunità, la comunità come “società locale”, e la “comunità inoperante” (liberamente tradotta da La communautè désoeuvrée di J.L.Nancy, 2003). Il secondo obiettivo è quello di analizzare quali progetti residenziali evocano l’idea di comunità nell’evoluzione della disciplina urbanistica a partire dal Secondo dopoguerra in Italia. L’arco temporale a cui si fa riferimento qui è assai più breve rispetto al primo capitolo, ma è congiunturale allo sviluppo della tecnica urbanistica nel nostro paese. La scelta di limitare il campo al solo contesto italiano invece è legata innanzitutto alla maggiore conoscenza già posseduta e reperibile sulle esperienze di progettazione qui in Italia piuttosto che in altri paesi, e poi all’economia stessa (di tempo e di risorse) della ricerca. Nella terza e ultima parte del lavoro vengono osservate le relazioni che si possono stabilire tra la nozione di comunità (secondo i tre significati individuati nella conclusione della prima parte) e la progettazione urbanistica alla scala di quartiere, in riferimento alla sola epoca contemporanea. L’obiettivo principale in questo caso è quello di costruire una sorta di classificazione degli usi progettuali della comunità in Italia oggi, adoperando i tre paradigmi progettuali di comunità che sono stati riconosciuti nella tesi: “la comunità enclave”, “la comunità attiva” e “la comunità durable”. Per esemplificare la classificazione proposta vengono presentati sinteticamente (sotto forma di schede) alcuni progetti residenziali alla scala di quartiere (in ambito urbano) realizzati recentemente in Italia; a partire da questi infatti è possibile riconoscere il riferimento ai paradigmi summenzionati e fornire alcune argomentazioni aperte al dibattito sulla comunità nella progettazione urbanistica.

Usi progettuali della comunità / Chiodi, SARAH ISABELLA. - (2009).

Usi progettuali della comunità

CHIODI, SARAH ISABELLA
2009

Abstract

La progettazione urbanistica di uno spazio residenziale propone un ordinamento fisico e sociale dello spazio, perciò l’azione tecnica del progetto (o della riqualificazione) di un quartiere è accompagnata da una visione sociale che può assumere una forma comunitaria. La tesi afferma che si possono riconoscere alcune forme tipiche di comunità nella progettazione urbanistica degli spazi residenziali urbani: “la comunità enclave”, “la comunità attiva” e “la comunità durable”. La comunità enclave è legata all’interpretazione “classica” o “tradizionale” del termine, nella “comunità attiva” invece si intende la comunità come “società locale”, la “comunità durable” infine si richiama al concetto di comunità “inoperante”. Gli orientamenti socio-culturali e le scelte tecnico-urbanistiche e architettoniche (disposizione dello spazio fisico, caratteri estetici, ecc.) che guidano questi tre tipi di progetti incidono significativamente sulla loro morfologia sociale; il compito della tesi è quello di provare a spiegare questa relazione complessa tra “idea” (di comunità) e “forma” (del progetto). Gli obiettivi principali della ricerca sono tre, e sono stati articolati secondo una suddivisione per parti. Il primo obiettivo è quello di ripercorrere il significato di “comunità” nell’ambito delle scienze sociali a partire dalla prima trattazione sistematica del termine, definito da Ferdinand Toennies a fine Ottocento. Sebbene la nozione comunità appartenga al vocabolario originario della sociologia (come afferma Bagnasco, 1999), nel capitolo si fa riferimento anche ad altre discipline, quali la psicologia, l’antropologia, ma soprattutto la filosofia, con particolare riferimento alle teorie decostruzioniste” recentemente diffuse in Francia (e in Italia). Lo scopo di questa parte della ricerca infatti non è quello di dare una definizione disciplinare di “comunità”, ma è piuttosto quello di esplorare i significati, vecchi e nuovi, che il dibattito attuale attribuisce a questo concetto. In conclusione ne vengono proposte tre interpretazioni fondamentali: l’interpretazione “classica” o “tradizionale” di comunità, la comunità come “società locale”, e la “comunità inoperante” (liberamente tradotta da La communautè désoeuvrée di J.L.Nancy, 2003). Il secondo obiettivo è quello di analizzare quali progetti residenziali evocano l’idea di comunità nell’evoluzione della disciplina urbanistica a partire dal Secondo dopoguerra in Italia. L’arco temporale a cui si fa riferimento qui è assai più breve rispetto al primo capitolo, ma è congiunturale allo sviluppo della tecnica urbanistica nel nostro paese. La scelta di limitare il campo al solo contesto italiano invece è legata innanzitutto alla maggiore conoscenza già posseduta e reperibile sulle esperienze di progettazione qui in Italia piuttosto che in altri paesi, e poi all’economia stessa (di tempo e di risorse) della ricerca. Nella terza e ultima parte del lavoro vengono osservate le relazioni che si possono stabilire tra la nozione di comunità (secondo i tre significati individuati nella conclusione della prima parte) e la progettazione urbanistica alla scala di quartiere, in riferimento alla sola epoca contemporanea. L’obiettivo principale in questo caso è quello di costruire una sorta di classificazione degli usi progettuali della comunità in Italia oggi, adoperando i tre paradigmi progettuali di comunità che sono stati riconosciuti nella tesi: “la comunità enclave”, “la comunità attiva” e “la comunità durable”. Per esemplificare la classificazione proposta vengono presentati sinteticamente (sotto forma di schede) alcuni progetti residenziali alla scala di quartiere (in ambito urbano) realizzati recentemente in Italia; a partire da questi infatti è possibile riconoscere il riferimento ai paradigmi summenzionati e fornire alcune argomentazioni aperte al dibattito sulla comunità nella progettazione urbanistica.
2009
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2627607
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