La tesi affronta il tema dell’influenza dei caratteri degli insediamenti sulla domanda di mobilità. Il tema potrebbe essere studiato da numerosi punti di vista e con metodi diversi, dall’analisi statistica alla modellazione allo studio di casi, per citare solo gli approcci più diffusi. In questa ricerca la prospettiva sul tema avviene da un punto di vista teorico. Quali sono i riferimenti teorici adottati e sviluppati da chi studia l’influenza dei caratteri degli insediamenti sulla domanda di mobilità e/o sulla base di questa influenza struttura strumenti di pianificazione o di supporto alla pianificazione? Per quanto semplice, questa domanda, raramente affrontata, trova in letteratura risposte parziali e sommarie. La ricerca della risposta a questa domanda, fondata sulla letteratura, si è sviluppata a partire dai tentativi di concettualizzazione del fenomeno. La scelta dell’oggetto e del taglio della ricerca nasce dalla riflessione sul diffusamente lamentato distacco tra le teorie e le pratiche nell’ambito della pianificazione dei trasporti e degli usi del suolo. Frequentemente, nel dibattito disciplinare, viene richiamato questo distacco, considerato come uno dei principali limiti alla soluzione dei noti problemi economici, sociali ed ambientali legati agli alti tassi di utilizzo dell’automobile. La scarsa efficacia di strategie e azioni per il miglioramento della qualità della vita mediante la riduzione dell’uso dell’automobile sarebbe, secondo questa prospettiva, da ricondursi a deficit di natura pratica, ovvero all’incapacità degli strumenti - siano essi di pianificazione o di supporto alla pianificazione, come ad esempio i modelli di simulazione - di trasferire nelle pratiche quanto delineato a livello teorico. Approfondendo il tema del distacco tra le teorie e le pratiche, fenomeno che naturalmente non costituisce una peculiarità del dibattito sulla relazione tra i caratteri degli insediamenti e la domanda di mobilità, si riscontra, quale tendenziale reazione al riconoscimento di questo distacco nell’ambito del dibattito oggetto d’analisi, la ricerca di metodi e strumenti per avvicinare le pratiche alle teorie. La tesi muove dal ritenere che la difficoltà a individuare, definire, discutere i principi teorici di riferimento, tentando al contrario di fornire soluzioni a problemi non del tutto definiti, costituisca uno dei principali limiti del rapportarsi della comunità scientifica con il tema. L’approfondimento della riflessione teorica riguardo a questo fenomeno è condotto nell’ipotesi che il diffusamente richiamato problema del distacco tra le teorie e pratiche sia da ricondursi a deficit non tanto di natura pratica quanto di natura teorica. Il senso della prospettiva e della proposta di suddivisione dei riferimenti teorici è quello di andare oltre alla consueta suddivisione della letteratura in modelli di simulazione, studi empirici e proposte di pianificazione, che privilegia il dibattito pratico/empirico limitando il discorso teorico al settore dei modelli di simulazione. È evidente che la scelta di approfondire i riferimenti teorici avviene nella consapevolezza dell’infinità di questi riferimenti, che impone l’adozione di criteri di selezione, tra i quali in primo luogo la pertinenza dei riferimenti rispetto al dibattito oggetto d’analisi. Più che selezionati, i riferimenti teorici sono dunque individuati, in ragione della loro presenza nel dibattito. Analizzando i riferimenti teorici cui si suppone si fondino le pratiche, ne emergono la varietà e l’indeterminatezza. Benché si possano individuare poche “scuole” di riflessione teorica, queste differiscono sensibilmente per linguaggi e approcci. Questa varietà implica difficoltà di comunicazione che, associata alla scarsa diffusione dei prodotti della riflessione teorica, contribuisce alla povertà del dibattito teorico. Le cause di questa povertà sono molte e tra queste senza dubbio lo scarso interesse per la riflessione teorica ha un ruolo determinante. La necessità di applicazioni pratiche (studio della mobilità, previsione dei flussi di traffico nella prospettiva della loro gestione) ha infatti contribuito al consolidarsi di una forte sproporzione tra gli studi teorici e quelli sugli strumenti. Nonostante il tema sia stato introdotto da urbanisti (Mitchell e Rapkin, 1954), lo studio dell’influenza dei caratteri degli insediamenti sulla domanda di mobilità è dominato dal settore disciplinare dell’ingegneria dei trasporti. Al prevalere di studi condotti nell’ambito dell’ingegneria dei trasporti si lega un approccio settoriale e tecnocratico, caratterizzato inoltre da una forte resistenza al cambiamento. Quest’ultima, nonché la deliberata assunzione di una prospettiva a stretto raggio sul tema, è motivata dalla necessità di sviluppare descrizioni analitiche (mediante formule algebriche) della realtà, inseribili in modelli matematici di simulazione che costituiscono i principali strumenti di supporto alla decisione nella pianificazione della mobilità. Prospettive più ampie o teorie più vicine alla realtà ma meno facilmente traducibili in formule matematiche non riscuotono dunque successo, mentre permane l’adozione di teorie e assunzioni la cui distanza dalla realtà è ormai diffusamente riconosciuta. Tipico dell’approccio tecnico-ingegneristico al tema è inoltre il tentativo di emulare le scienze fisiche, ritenute più “mature”. Nell’incapacità di sviluppare teorie comparabili con quelle delle scienze mature, la diffusa tendenza ad ancorarsi a teorie e metodi mutuati dalle scienze fisiche è dunque manifestazione della presunta immaturità di questo ambito di studi e delle discipline che ne fanno parte. Emergono tuttavia dai tentativi di concettualizzazione del fenomeno non orientati allo sviluppo di modelli di simulazione tracce di un’evoluzione della riflessione teorica, che attestano una crescente attenzione sui processi cognitivi e decisionali, a partire dal riconoscimento della centralità dell’individuo della determinazione della domanda di mobilità. A ciò si associa il progressivo ampliamento del contesto entro cui viene collocata la domanda di mobilità, nonché il passaggio da approcci di tipo deterministico ad approcci probabilistici, qualitativi, discrezionali. Di conseguenza gli schemi concettuali, che costituiscono il più sviluppato esito della riflessione teorica in questo ambito di studi, attestano l’effettiva difficoltà, se non impossibilità, di rappresentazione schematica di questo complesso fenomeno. Preso atto di questa difficoltà di rappresentazione (nonché di previsione) del fenomeno, il tentativo di sviluppo verso una presunta maturità e di emulazione di approcci ritenuti più maturi pare del tutto inadatto a favorire la crescita di un ambito di studi la cui principale caratteristica è l’interdisciplinarietà. Nel riconoscimento di questa caratteristica, e della relativa inadeguatezza di approcci rigidamente settoriali (per quanto ‘scientifici’) o settorialmente integrati, è necessario risvegliare il dibattito teorico sul tema da un dormiveglia di ormai oltre mezzo secolo.

Forme di insediamento, forme di mobilità. Rappresentazioni concettuali di una relazione incerta / VITALE BROVARONE, Elisabetta. - (2010).

Forme di insediamento, forme di mobilità. Rappresentazioni concettuali di una relazione incerta.

VITALE BROVARONE, ELISABETTA
2010

Abstract

La tesi affronta il tema dell’influenza dei caratteri degli insediamenti sulla domanda di mobilità. Il tema potrebbe essere studiato da numerosi punti di vista e con metodi diversi, dall’analisi statistica alla modellazione allo studio di casi, per citare solo gli approcci più diffusi. In questa ricerca la prospettiva sul tema avviene da un punto di vista teorico. Quali sono i riferimenti teorici adottati e sviluppati da chi studia l’influenza dei caratteri degli insediamenti sulla domanda di mobilità e/o sulla base di questa influenza struttura strumenti di pianificazione o di supporto alla pianificazione? Per quanto semplice, questa domanda, raramente affrontata, trova in letteratura risposte parziali e sommarie. La ricerca della risposta a questa domanda, fondata sulla letteratura, si è sviluppata a partire dai tentativi di concettualizzazione del fenomeno. La scelta dell’oggetto e del taglio della ricerca nasce dalla riflessione sul diffusamente lamentato distacco tra le teorie e le pratiche nell’ambito della pianificazione dei trasporti e degli usi del suolo. Frequentemente, nel dibattito disciplinare, viene richiamato questo distacco, considerato come uno dei principali limiti alla soluzione dei noti problemi economici, sociali ed ambientali legati agli alti tassi di utilizzo dell’automobile. La scarsa efficacia di strategie e azioni per il miglioramento della qualità della vita mediante la riduzione dell’uso dell’automobile sarebbe, secondo questa prospettiva, da ricondursi a deficit di natura pratica, ovvero all’incapacità degli strumenti - siano essi di pianificazione o di supporto alla pianificazione, come ad esempio i modelli di simulazione - di trasferire nelle pratiche quanto delineato a livello teorico. Approfondendo il tema del distacco tra le teorie e le pratiche, fenomeno che naturalmente non costituisce una peculiarità del dibattito sulla relazione tra i caratteri degli insediamenti e la domanda di mobilità, si riscontra, quale tendenziale reazione al riconoscimento di questo distacco nell’ambito del dibattito oggetto d’analisi, la ricerca di metodi e strumenti per avvicinare le pratiche alle teorie. La tesi muove dal ritenere che la difficoltà a individuare, definire, discutere i principi teorici di riferimento, tentando al contrario di fornire soluzioni a problemi non del tutto definiti, costituisca uno dei principali limiti del rapportarsi della comunità scientifica con il tema. L’approfondimento della riflessione teorica riguardo a questo fenomeno è condotto nell’ipotesi che il diffusamente richiamato problema del distacco tra le teorie e pratiche sia da ricondursi a deficit non tanto di natura pratica quanto di natura teorica. Il senso della prospettiva e della proposta di suddivisione dei riferimenti teorici è quello di andare oltre alla consueta suddivisione della letteratura in modelli di simulazione, studi empirici e proposte di pianificazione, che privilegia il dibattito pratico/empirico limitando il discorso teorico al settore dei modelli di simulazione. È evidente che la scelta di approfondire i riferimenti teorici avviene nella consapevolezza dell’infinità di questi riferimenti, che impone l’adozione di criteri di selezione, tra i quali in primo luogo la pertinenza dei riferimenti rispetto al dibattito oggetto d’analisi. Più che selezionati, i riferimenti teorici sono dunque individuati, in ragione della loro presenza nel dibattito. Analizzando i riferimenti teorici cui si suppone si fondino le pratiche, ne emergono la varietà e l’indeterminatezza. Benché si possano individuare poche “scuole” di riflessione teorica, queste differiscono sensibilmente per linguaggi e approcci. Questa varietà implica difficoltà di comunicazione che, associata alla scarsa diffusione dei prodotti della riflessione teorica, contribuisce alla povertà del dibattito teorico. Le cause di questa povertà sono molte e tra queste senza dubbio lo scarso interesse per la riflessione teorica ha un ruolo determinante. La necessità di applicazioni pratiche (studio della mobilità, previsione dei flussi di traffico nella prospettiva della loro gestione) ha infatti contribuito al consolidarsi di una forte sproporzione tra gli studi teorici e quelli sugli strumenti. Nonostante il tema sia stato introdotto da urbanisti (Mitchell e Rapkin, 1954), lo studio dell’influenza dei caratteri degli insediamenti sulla domanda di mobilità è dominato dal settore disciplinare dell’ingegneria dei trasporti. Al prevalere di studi condotti nell’ambito dell’ingegneria dei trasporti si lega un approccio settoriale e tecnocratico, caratterizzato inoltre da una forte resistenza al cambiamento. Quest’ultima, nonché la deliberata assunzione di una prospettiva a stretto raggio sul tema, è motivata dalla necessità di sviluppare descrizioni analitiche (mediante formule algebriche) della realtà, inseribili in modelli matematici di simulazione che costituiscono i principali strumenti di supporto alla decisione nella pianificazione della mobilità. Prospettive più ampie o teorie più vicine alla realtà ma meno facilmente traducibili in formule matematiche non riscuotono dunque successo, mentre permane l’adozione di teorie e assunzioni la cui distanza dalla realtà è ormai diffusamente riconosciuta. Tipico dell’approccio tecnico-ingegneristico al tema è inoltre il tentativo di emulare le scienze fisiche, ritenute più “mature”. Nell’incapacità di sviluppare teorie comparabili con quelle delle scienze mature, la diffusa tendenza ad ancorarsi a teorie e metodi mutuati dalle scienze fisiche è dunque manifestazione della presunta immaturità di questo ambito di studi e delle discipline che ne fanno parte. Emergono tuttavia dai tentativi di concettualizzazione del fenomeno non orientati allo sviluppo di modelli di simulazione tracce di un’evoluzione della riflessione teorica, che attestano una crescente attenzione sui processi cognitivi e decisionali, a partire dal riconoscimento della centralità dell’individuo della determinazione della domanda di mobilità. A ciò si associa il progressivo ampliamento del contesto entro cui viene collocata la domanda di mobilità, nonché il passaggio da approcci di tipo deterministico ad approcci probabilistici, qualitativi, discrezionali. Di conseguenza gli schemi concettuali, che costituiscono il più sviluppato esito della riflessione teorica in questo ambito di studi, attestano l’effettiva difficoltà, se non impossibilità, di rappresentazione schematica di questo complesso fenomeno. Preso atto di questa difficoltà di rappresentazione (nonché di previsione) del fenomeno, il tentativo di sviluppo verso una presunta maturità e di emulazione di approcci ritenuti più maturi pare del tutto inadatto a favorire la crescita di un ambito di studi la cui principale caratteristica è l’interdisciplinarietà. Nel riconoscimento di questa caratteristica, e della relativa inadeguatezza di approcci rigidamente settoriali (per quanto ‘scientifici’) o settorialmente integrati, è necessario risvegliare il dibattito teorico sul tema da un dormiveglia di ormai oltre mezzo secolo.
2010
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