Quando il sinodo dà mandato nel settembre del 1915 alla Tavola Valdese di studiare la possibilità di stabilire un convitto a Torre Pellice, il tema è estremamente attuale: l’Italia ha emanato nel 1911 una legge fondamentale (n.487) che fa fiorire una rete capillare di opere educative sul territorio nazionale bruscamente interrotte dalla guerra e dalla mancanza di finanziamenti. L’iniziativa viene invece portata avanti autonomamente dalla Comunità Valdese, che cogliendo l’esigenza di ricordare i suoi caduti, promuove attraverso l’impegno personale del moderatore Ernesto Giampiccoli – provato anche dalla scomparsa del figlio - la realizzazione del convitto di Torre Pellice e della sua “succursale” a Pomaretto. Al sacrario-monumento fine a sé stesso viene quindi preferita un’architettura dell’assistenza, un’opera civile, sperimentale, simbolo di tempi nuovi, pubblica e aperta, finanziata con il concorso dei Valdesi, a partire dalle famiglie dei parenti dei caduti, e in larga parte da contributi stranieri tra i quali spiccano per entità le sovvenzioni della American Waldesian Aid Society. L’interesse per la costruzione è riscontrato anche dalla pubblicazione dell’opera sulla rivista specializzata “L’Architettura Italiana”, dove lo stesso progettista, l’ingegnere architetto Emilio Decker, appena laureato, illustra le specifiche soffermandosi sugli aspetti compositivi e tecnico-igienici innovativi dell’istituto. Poca attenzione viene invece posta sulla questione stilistica, l’edificio è “moderno”, concreto e funzionale, con linee ispirate al “nostro primo Rinascimento”, in accordo a quella identità nazionale aspirata che gli eventi bellici portano a consolidare. Realizzati tra il 1920 e il 1922, i convitti valdesi delineano un quadro del cantiere post-bellico, con le difficoltà del reperimento materiali, l’aumento dei costi e le lotte sociali per le condizioni lavorative registrate dalla vertenza del costruttore Chauvie, oggi fonte preziosa di documentazione.

I convitti valdesi di Torre Pellice e Pomaretto. I monumenti “utili” dedicati ai caduti della Grande Guerra / Pesando, ANNALISA BARBARA - In: La grande guerra e le Chiese evangeliche in Italia (1915-1918) / S. Peyronel Rambaldi, G. Ballesio, M. Rivoira (a cura di). - STAMPA. - Torino : Claudiana, 2016. - ISBN 9788868980641. - pp. 219-249

I convitti valdesi di Torre Pellice e Pomaretto. I monumenti “utili” dedicati ai caduti della Grande Guerra

PESANDO, ANNALISA BARBARA
2016

Abstract

Quando il sinodo dà mandato nel settembre del 1915 alla Tavola Valdese di studiare la possibilità di stabilire un convitto a Torre Pellice, il tema è estremamente attuale: l’Italia ha emanato nel 1911 una legge fondamentale (n.487) che fa fiorire una rete capillare di opere educative sul territorio nazionale bruscamente interrotte dalla guerra e dalla mancanza di finanziamenti. L’iniziativa viene invece portata avanti autonomamente dalla Comunità Valdese, che cogliendo l’esigenza di ricordare i suoi caduti, promuove attraverso l’impegno personale del moderatore Ernesto Giampiccoli – provato anche dalla scomparsa del figlio - la realizzazione del convitto di Torre Pellice e della sua “succursale” a Pomaretto. Al sacrario-monumento fine a sé stesso viene quindi preferita un’architettura dell’assistenza, un’opera civile, sperimentale, simbolo di tempi nuovi, pubblica e aperta, finanziata con il concorso dei Valdesi, a partire dalle famiglie dei parenti dei caduti, e in larga parte da contributi stranieri tra i quali spiccano per entità le sovvenzioni della American Waldesian Aid Society. L’interesse per la costruzione è riscontrato anche dalla pubblicazione dell’opera sulla rivista specializzata “L’Architettura Italiana”, dove lo stesso progettista, l’ingegnere architetto Emilio Decker, appena laureato, illustra le specifiche soffermandosi sugli aspetti compositivi e tecnico-igienici innovativi dell’istituto. Poca attenzione viene invece posta sulla questione stilistica, l’edificio è “moderno”, concreto e funzionale, con linee ispirate al “nostro primo Rinascimento”, in accordo a quella identità nazionale aspirata che gli eventi bellici portano a consolidare. Realizzati tra il 1920 e il 1922, i convitti valdesi delineano un quadro del cantiere post-bellico, con le difficoltà del reperimento materiali, l’aumento dei costi e le lotte sociali per le condizioni lavorative registrate dalla vertenza del costruttore Chauvie, oggi fonte preziosa di documentazione.
2016
9788868980641
La grande guerra e le Chiese evangeliche in Italia (1915-1918)
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