La ventilazione naturale, meccanica o ibrida è un meccanismo ben noto ed utilizzato da tempo per il controllo della qualità dell’aria indoor. Tuttavia, in tempi recenti, sotto la spinta dei requisiti sempre più stringenti posti dalla normativa Europea in relazione all’efficienza energetica degli edifici, si è iniziato a rivolgere un crescente interesse verso la ventilazione, specie naturale, quale strumento per il raffrescamento passivo degli edifici. Le recenti evoluzioni del quadro normativo e legislativo, infatti, hanno portato nel cor-so del tempo a costruire edifici sempre più isolati termicamente e sempre più a tenuta d’aria. Tali misure hanno consentito indubbiamente di ridurre la domanda energetica per il riscaldamento invernale, ma hanno determinato delle crescenti problematiche di surriscaldamento dell’ambiente interno. Molti degli edifici ad alta efficienza energeti-ca di nuova costruzione presentano la necessità di essere raffrescati non solo nel periodo estivo e/o primaverile, ma anche in alcuni momenti della stagione invernale. Uno dei rimedi per ovviare a questo inconveniente, in modo energeticamente efficien-te, è quello di utilizzare la ventilazione. Quando la portata d’aria di ventilazione è ge-nerata primariamente per il controllo dei carichi termici di raffrescamento si parla di “Ventilative cooling” o “Raffrescamento per ventilazione”. L’effetto benefico di questo provvedimento è duplice. Da un lato agisce sul bilancio termico dell’edificio, sfruttando la portata d’aria per rimuovere i carichi ambiente e, dall’altro, incrementa lo scambio termico sul corpo umano, poiché aumenta la velocità locale dell’aria sulla pelle, modificando quindi e le sensazioni termiche. Permette, inoltre, di abbinare la funzione di controllo dell’IAQ con quella del controllo termico. Una corretta progettazione ed utilizzo di questa tecnica deve tuttavia considerare con attenzione una serie di elementi critici e di potenziali inconvenienti. In primis, l’efficacia del ventilative cooling è legata ad una progettazione attenta dell’involucro edilizio e del sistema edificio/impianto. La misura è infatti efficace solo in quei casi dove gli apporti solari ed endogeni siano stati opportunamente e preventivamente ri-dotti. Secondariamente, l’utilizzo di aria esterna non termodinamicamente modificata può determinare problematiche di umidità relativa interne. Infine, specie nel caso di ventilazione naturale, l’impossibilità di filtrare l’aria immessa e la necessità di realizzare portate volumetriche significative comporta rischi connessi al deterioramento del-la qualità dell’aria indoor e la nascita di situazioni di rischio per ciò che concerne il discomfort locale da correnti d’aria. Nel presente articolo verranno illustrati i principi fisico tecnici alla base del ventilative cooling, si fornirà una panoramica delle strategie mediante cui questa tecnica può essere implementata negli edifici e si analizzeranno criticamente vantaggi e svantaggi. Infine, saranno presentati alcuni esempi realizzativi.

Il Raffrescamento per Ventilazione: uno Strumento per il Controllo Passivo del Carico Termico negli Edifici / Perino, Marco; Heiselberg, Per. - STAMPA. - (2016), pp. 141-162. (Intervento presentato al convegno 33° Convegno nazionale AICARR - Padova tenutosi a Padova nel 9 Giugno 2016).

Il Raffrescamento per Ventilazione: uno Strumento per il Controllo Passivo del Carico Termico negli Edifici

PERINO, Marco;
2016

Abstract

La ventilazione naturale, meccanica o ibrida è un meccanismo ben noto ed utilizzato da tempo per il controllo della qualità dell’aria indoor. Tuttavia, in tempi recenti, sotto la spinta dei requisiti sempre più stringenti posti dalla normativa Europea in relazione all’efficienza energetica degli edifici, si è iniziato a rivolgere un crescente interesse verso la ventilazione, specie naturale, quale strumento per il raffrescamento passivo degli edifici. Le recenti evoluzioni del quadro normativo e legislativo, infatti, hanno portato nel cor-so del tempo a costruire edifici sempre più isolati termicamente e sempre più a tenuta d’aria. Tali misure hanno consentito indubbiamente di ridurre la domanda energetica per il riscaldamento invernale, ma hanno determinato delle crescenti problematiche di surriscaldamento dell’ambiente interno. Molti degli edifici ad alta efficienza energeti-ca di nuova costruzione presentano la necessità di essere raffrescati non solo nel periodo estivo e/o primaverile, ma anche in alcuni momenti della stagione invernale. Uno dei rimedi per ovviare a questo inconveniente, in modo energeticamente efficien-te, è quello di utilizzare la ventilazione. Quando la portata d’aria di ventilazione è ge-nerata primariamente per il controllo dei carichi termici di raffrescamento si parla di “Ventilative cooling” o “Raffrescamento per ventilazione”. L’effetto benefico di questo provvedimento è duplice. Da un lato agisce sul bilancio termico dell’edificio, sfruttando la portata d’aria per rimuovere i carichi ambiente e, dall’altro, incrementa lo scambio termico sul corpo umano, poiché aumenta la velocità locale dell’aria sulla pelle, modificando quindi e le sensazioni termiche. Permette, inoltre, di abbinare la funzione di controllo dell’IAQ con quella del controllo termico. Una corretta progettazione ed utilizzo di questa tecnica deve tuttavia considerare con attenzione una serie di elementi critici e di potenziali inconvenienti. In primis, l’efficacia del ventilative cooling è legata ad una progettazione attenta dell’involucro edilizio e del sistema edificio/impianto. La misura è infatti efficace solo in quei casi dove gli apporti solari ed endogeni siano stati opportunamente e preventivamente ri-dotti. Secondariamente, l’utilizzo di aria esterna non termodinamicamente modificata può determinare problematiche di umidità relativa interne. Infine, specie nel caso di ventilazione naturale, l’impossibilità di filtrare l’aria immessa e la necessità di realizzare portate volumetriche significative comporta rischi connessi al deterioramento del-la qualità dell’aria indoor e la nascita di situazioni di rischio per ciò che concerne il discomfort locale da correnti d’aria. Nel presente articolo verranno illustrati i principi fisico tecnici alla base del ventilative cooling, si fornirà una panoramica delle strategie mediante cui questa tecnica può essere implementata negli edifici e si analizzeranno criticamente vantaggi e svantaggi. Infine, saranno presentati alcuni esempi realizzativi.
2016
978-88-95620-68-8
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