Negli ultimi decenni, lo sviluppo delle moderne tecnologie e il mutamento della società hanno costretto ad un ripensamento del sistema ospedaliero e del rapporto medico-paziente, determinando il passaggio da un approccio biomedicale che metteva al centro la malattia, ad uno bio-psico-sociale in cui l’attenzione è spostata sul paziente e le sue esigenze non solo di matrice funzionale ma anche psico-emotiva. In quest’ottica, si è andata consolidando la necessità di concentrarsi maggiormente sulle reali necessità delle persone, attribuendo una crescente importanza al ruolo che l’ambiente fisico svolge sul comportamento e benessere dell’utente. Al giorno d'oggi quindi, gli ambienti progettati non sono più chiamati a soddisfare esclusivamente esigenze di ordine funzionale, ma devono tener conto anche dei numerosi aspetti che riguardano la sfera psicologico-sociale dell’utente. Questo vale in particolar modo per le strutture sanitarie, al centro di un cambiamento radicale che vede coinvolti diversi ambiti disciplinari con l’obiettivo comune di migliorare il benessere dei pazienti e del personale. In letteratura si trovano molte ricerche riguardo l’influenza dell’ambiente costruito sulla salute delle persone e sui potenziali aspetti architettonici e ambientali che possono costituire fattori di stress. Solamente pochi studi però, affrontano l’argomento con una visione più ampia, prendendo in considerazione non solo i requisiti necessari ai singoli spazi, ma anche le relazioni tra essi per dare una risposta “complessiva” all’esperienza dell’utente all’interno della struttura. Inoltre, tra gli utenti su cui di solito viene riposta più attenzione perché considerati “vulnerabili” non viene ancora abbastanza considerata una categoria con esigenze culturali specifiche che sta diventando sempre più rilevante nella società contemporanea: quella degli immigrati. Sull’approfondimento di questi due aspetti si baserà il mio lavoro di ricerca con l’obiettivo di proporre una innovativa metodologia di analisi degli spazi interni all’ospedale basata sull’idea di configurazione spaziale e attenta alle esigenze degli utenti con diversità culturali. Il primo passo è stato quindi quello di affrontare il tema della diversità culturale in relazione all’ambito sanitario: la presenza ormai sempre più importante di immigrati nel nostro Paese infatti, pone i servizi socio-sanitari di fronte al difficile compito di rispondere alle richieste di cura di popolazioni provenienti da un diverso universo culturale anche al fine di favorirne l’integrazione. La città di Torino, in cui è stato selezionato l’ospedale-caso studio, risulta essere la terza città in Italia per numero di immigrati, dopo Roma e Milano con una maggior percentuale di immigrati provenienti dalla Romania, seguiti dalle nazionalità Marocchine e Peruviane. Dopo un attento studio sulla normativa che regola l’accesso ai servizi sanitari e un focus sulla diversa concezione di intendere la salute e di percepire lo spazio a seconda della cultura di appartenenza, si è proceduto con l’approfondimento del profilo degli utenti marocchini che, seppur meno numerosi rispetto ai romeni, sono stati preferiti a questi ultimi per la presenza più radicata in città e per il maggior numero di differenze rispetto alla nostra cultura. Da questa fase di ricerca si sono estrapolate le più importanti caratteristiche culturali della nazionalità marocchina da cui sono emerse specifiche esigenze spaziali utili per l'elaborazione di una serie di indicatori che saranno applicati poi ai vari spazi analizzati. A questo punto è stata determinante l’individuazione dello strumento di analisi spaziale più appropriato che fosse in grado di fare da tramite tra tematiche spaziali e psico-sociali e allo stesso tempo considerare non solo le caratteristiche dei singoli spazi, ma anche le relazioni tra essi, sopperendo così ad alcune carenze emerse dallo studio della letteratura. A questo proposito si è deciso di ricorrere agli strumenti dell’analisi configurazionale e in particolare alla metodologia Space Syntax: un insieme di tecniche per l’analisi di modelli spaziali e del comportamento degli utenti nello svolgimento delle attività, sviluppate a partire dagli anni ‘80 alla Bartlett School di Londra e tutt’ora in continua evoluzione, che fanno riferimento, come oggetto di studio, allo spazio e alle persone che in essi si muovono con lo scopo di comprendere le relazioni che intercorrono tra l’uno e l’altro. In particolare Space Syntax affronta i due temi cardine della mia ricerca intendendo da una parte l’architettura come essenza di relazioni che intercorrono tra spazio e società e sostenendo dall’altra come gli edifici siano portatori di cultura, la quale svolge un ruolo fondamentale nel dare forma dello spazio. La metodologia di analisi proposta fa riferimento ad un approccio non legato alla tradizionale valutazione dei singoli spazi che compongono una struttura ospedaliera, bensì ad una valutazione che prende in considerazione il percorso esperenziale che gli utenti svolgono all’interno dell’ospedale. Gli spazi analizzati quindi, sono quelli che corrispondono ai passaggi procedurali che l’utente incontra nel percorso che compie in relazione alla prestazione sanitaria di cui vuole usufruire che saranno definiti step del percorso. In questa ricerca è stato preso in considerazione il percorso ambulatoriale in quanto è sicuramente quello in cui l’utente ha più autonomia di azione e il più frequentato dalla categoria di utenti degli immigrati su cui si è fatto un focus specifico. Inoltre, le attività ambulatoriali sono attualmente al centro dell’attenzione in un’ottica di riqualificazione dell’area per alleggerire gli altri servizi sovra-utilizzati. Lo sviluppo della fase successiva ha permesso la messa a punto di una serie di indicatori che si dividono in ambientali e spaziali/configurazionali. Mentre i primi si riferiscono alla presenza o meno di fattori dell’ambiente che possono influenzare il benessere psico-fisico dell’utente (per esempio la luce naturale e artificiale, la fruibilità in sicurezza ecc.); i secondi fanno riferimento alle cosiddette proprietà sintattiche dello spazio, ovvero quelle proprietà che non sono direttamente visibili ad occhio nudo (come le connessioni topologiche, la visibilità, la permeabilità ecc.) ma che svolgono un ruolo fondamentale nel condizionamento del comportamento degli utenti nello spazio. Tutti gli indicatori individuati sono stati applicati ad ogni step del percorso e ad ognuno di essi viene attribuito un giudizio in base alla rispondenza del grado di soddisfacimento - scarso, buono, ottimo - di ogni indicatore. Ad ogni indicatore viene infine associato un “peso” che cambia a seconda della domanda a cui vuole rispondere chi adopera questa metodologia. Dal momento che l’obiettivo di questa ricerca è quello di svolgere un focus sulle esigenze degli utenti immigrati, in particolare quelli marocchini, è stato attribuito un peso maggiore agli indicatori che si riferiscono a queste categorie di utenza. Infine, il peso di ognuno degli indicatori, suddiviso per spazi, è stato moltiplicato per il valore del giudizio che gli è stato attribuito (scarso, sufficiente, ottimo) in modo da ottenere delle valutazioni finali per ogni step del percorso preso in considerazione. Grazie a queste valutazioni è stato infine possibile identificare gli spazi del percorso che più di altri necessitano di interventi migliorativi, e andando a soffermarsi sugli indicatori più critici, capire quali sono le carenze più gravi. Il presente lavoro, può fornire numerosi spunti per lo sviluppo di approcci progettuali innovativi in grado di soddisfare le esigenze di umanizzazione all’interno delle strutture ospedaliere, anche in un’ottica multidisciplinare a supporto di un’attenzione per specifiche utenze.

Umanizzazione delle strutture ospedaliere: analisi configurazionali degli spazi ed esigenze culturali degli utenti per un approccio progettuale innovativo / Cocina, GRAZIA GIULIA. - (2016).

Umanizzazione delle strutture ospedaliere: analisi configurazionali degli spazi ed esigenze culturali degli utenti per un approccio progettuale innovativo

COCINA, GRAZIA GIULIA
2016

Abstract

Negli ultimi decenni, lo sviluppo delle moderne tecnologie e il mutamento della società hanno costretto ad un ripensamento del sistema ospedaliero e del rapporto medico-paziente, determinando il passaggio da un approccio biomedicale che metteva al centro la malattia, ad uno bio-psico-sociale in cui l’attenzione è spostata sul paziente e le sue esigenze non solo di matrice funzionale ma anche psico-emotiva. In quest’ottica, si è andata consolidando la necessità di concentrarsi maggiormente sulle reali necessità delle persone, attribuendo una crescente importanza al ruolo che l’ambiente fisico svolge sul comportamento e benessere dell’utente. Al giorno d'oggi quindi, gli ambienti progettati non sono più chiamati a soddisfare esclusivamente esigenze di ordine funzionale, ma devono tener conto anche dei numerosi aspetti che riguardano la sfera psicologico-sociale dell’utente. Questo vale in particolar modo per le strutture sanitarie, al centro di un cambiamento radicale che vede coinvolti diversi ambiti disciplinari con l’obiettivo comune di migliorare il benessere dei pazienti e del personale. In letteratura si trovano molte ricerche riguardo l’influenza dell’ambiente costruito sulla salute delle persone e sui potenziali aspetti architettonici e ambientali che possono costituire fattori di stress. Solamente pochi studi però, affrontano l’argomento con una visione più ampia, prendendo in considerazione non solo i requisiti necessari ai singoli spazi, ma anche le relazioni tra essi per dare una risposta “complessiva” all’esperienza dell’utente all’interno della struttura. Inoltre, tra gli utenti su cui di solito viene riposta più attenzione perché considerati “vulnerabili” non viene ancora abbastanza considerata una categoria con esigenze culturali specifiche che sta diventando sempre più rilevante nella società contemporanea: quella degli immigrati. Sull’approfondimento di questi due aspetti si baserà il mio lavoro di ricerca con l’obiettivo di proporre una innovativa metodologia di analisi degli spazi interni all’ospedale basata sull’idea di configurazione spaziale e attenta alle esigenze degli utenti con diversità culturali. Il primo passo è stato quindi quello di affrontare il tema della diversità culturale in relazione all’ambito sanitario: la presenza ormai sempre più importante di immigrati nel nostro Paese infatti, pone i servizi socio-sanitari di fronte al difficile compito di rispondere alle richieste di cura di popolazioni provenienti da un diverso universo culturale anche al fine di favorirne l’integrazione. La città di Torino, in cui è stato selezionato l’ospedale-caso studio, risulta essere la terza città in Italia per numero di immigrati, dopo Roma e Milano con una maggior percentuale di immigrati provenienti dalla Romania, seguiti dalle nazionalità Marocchine e Peruviane. Dopo un attento studio sulla normativa che regola l’accesso ai servizi sanitari e un focus sulla diversa concezione di intendere la salute e di percepire lo spazio a seconda della cultura di appartenenza, si è proceduto con l’approfondimento del profilo degli utenti marocchini che, seppur meno numerosi rispetto ai romeni, sono stati preferiti a questi ultimi per la presenza più radicata in città e per il maggior numero di differenze rispetto alla nostra cultura. Da questa fase di ricerca si sono estrapolate le più importanti caratteristiche culturali della nazionalità marocchina da cui sono emerse specifiche esigenze spaziali utili per l'elaborazione di una serie di indicatori che saranno applicati poi ai vari spazi analizzati. A questo punto è stata determinante l’individuazione dello strumento di analisi spaziale più appropriato che fosse in grado di fare da tramite tra tematiche spaziali e psico-sociali e allo stesso tempo considerare non solo le caratteristiche dei singoli spazi, ma anche le relazioni tra essi, sopperendo così ad alcune carenze emerse dallo studio della letteratura. A questo proposito si è deciso di ricorrere agli strumenti dell’analisi configurazionale e in particolare alla metodologia Space Syntax: un insieme di tecniche per l’analisi di modelli spaziali e del comportamento degli utenti nello svolgimento delle attività, sviluppate a partire dagli anni ‘80 alla Bartlett School di Londra e tutt’ora in continua evoluzione, che fanno riferimento, come oggetto di studio, allo spazio e alle persone che in essi si muovono con lo scopo di comprendere le relazioni che intercorrono tra l’uno e l’altro. In particolare Space Syntax affronta i due temi cardine della mia ricerca intendendo da una parte l’architettura come essenza di relazioni che intercorrono tra spazio e società e sostenendo dall’altra come gli edifici siano portatori di cultura, la quale svolge un ruolo fondamentale nel dare forma dello spazio. La metodologia di analisi proposta fa riferimento ad un approccio non legato alla tradizionale valutazione dei singoli spazi che compongono una struttura ospedaliera, bensì ad una valutazione che prende in considerazione il percorso esperenziale che gli utenti svolgono all’interno dell’ospedale. Gli spazi analizzati quindi, sono quelli che corrispondono ai passaggi procedurali che l’utente incontra nel percorso che compie in relazione alla prestazione sanitaria di cui vuole usufruire che saranno definiti step del percorso. In questa ricerca è stato preso in considerazione il percorso ambulatoriale in quanto è sicuramente quello in cui l’utente ha più autonomia di azione e il più frequentato dalla categoria di utenti degli immigrati su cui si è fatto un focus specifico. Inoltre, le attività ambulatoriali sono attualmente al centro dell’attenzione in un’ottica di riqualificazione dell’area per alleggerire gli altri servizi sovra-utilizzati. Lo sviluppo della fase successiva ha permesso la messa a punto di una serie di indicatori che si dividono in ambientali e spaziali/configurazionali. Mentre i primi si riferiscono alla presenza o meno di fattori dell’ambiente che possono influenzare il benessere psico-fisico dell’utente (per esempio la luce naturale e artificiale, la fruibilità in sicurezza ecc.); i secondi fanno riferimento alle cosiddette proprietà sintattiche dello spazio, ovvero quelle proprietà che non sono direttamente visibili ad occhio nudo (come le connessioni topologiche, la visibilità, la permeabilità ecc.) ma che svolgono un ruolo fondamentale nel condizionamento del comportamento degli utenti nello spazio. Tutti gli indicatori individuati sono stati applicati ad ogni step del percorso e ad ognuno di essi viene attribuito un giudizio in base alla rispondenza del grado di soddisfacimento - scarso, buono, ottimo - di ogni indicatore. Ad ogni indicatore viene infine associato un “peso” che cambia a seconda della domanda a cui vuole rispondere chi adopera questa metodologia. Dal momento che l’obiettivo di questa ricerca è quello di svolgere un focus sulle esigenze degli utenti immigrati, in particolare quelli marocchini, è stato attribuito un peso maggiore agli indicatori che si riferiscono a queste categorie di utenza. Infine, il peso di ognuno degli indicatori, suddiviso per spazi, è stato moltiplicato per il valore del giudizio che gli è stato attribuito (scarso, sufficiente, ottimo) in modo da ottenere delle valutazioni finali per ogni step del percorso preso in considerazione. Grazie a queste valutazioni è stato infine possibile identificare gli spazi del percorso che più di altri necessitano di interventi migliorativi, e andando a soffermarsi sugli indicatori più critici, capire quali sono le carenze più gravi. Il presente lavoro, può fornire numerosi spunti per lo sviluppo di approcci progettuali innovativi in grado di soddisfare le esigenze di umanizzazione all’interno delle strutture ospedaliere, anche in un’ottica multidisciplinare a supporto di un’attenzione per specifiche utenze.
2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2645135
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