Nel volume La Venaria Reale Palazzo di Piacere e di Caccia, Amedeo di Castellamonte, autore della descrizione e – al contempo - dell’oggetto descritto, ovvero il complesso di borgo, palazzo e giardini, si appoggia all’autorevole parere di Gianlorenzo Bernini per conferire una patente di bellezza e novità alla sua opera. In effetti il suo progetto guarda a Roma, ma non tanto – se non per alcuni elementi specifici – alla Roma contemporanea, quanto alla consolidata tradizione tardomanierista della cultura di villa sviluppata in ambito laziale. Se nelle grandi dimensioni generali – in special modo del giardino – e nell’impianto del borgo si guarda alla Francia (da Lemercier a Mollet e Le Nôtre), nella reale fisionomia di ogni componente, e nelle relazioni fra queste, è il mondo romano a cavallo tra XVI e XVII secolo ad emergere. La planimetria della villa declina soluzioni che a partire dall’opera di Mascherino al Quirinale passano attraverso Martino Longhi il vecchio a Frascati e l’opera di Vasanzio nel medesimo luogo e a villa Borghese, e che arriveranno fino a Wilanow negli stessi anni. Il giardino è una sequenza di fontane, sculture e spazi architettonici conchiusi, ricchi di quinte architettoniche e di un “teatro” che dimostra questo forte radicamento. Certo, le rocce “alla bernina” al di sotto dell’Ercole e la facciata concavo-convessa della citroniera si aprono al nuovo, ma al contempo le citazioni “francesi” nei dettagli di cancelli e termini rustici (dal Livre d’Architecture di Francini, 1630) riportano in realtà al mondo del giardino toscano. Parterres de broderie di gusto aggiornato ai trattati pubblicati da Boyceau e Mollet si fondono con bordure a treillage e casse di agrumi “alla romana”, in un sincretismo evidentemente

La reggia di Diana e i suoi giardini: una villa tardomanierista tra Roma, Parigi e Torino / Cornaglia, Paolo - In: Carlo e Amedeo di Castellamonte 1571-1683, ingegneri e architetti per i duchi di Savoia / Merlotti A., Roggero C.. - STAMPA. - Roma : Campisano Editore, 2016. - ISBN 978-88-98229-57-4. - pp. 333-354

La reggia di Diana e i suoi giardini: una villa tardomanierista tra Roma, Parigi e Torino

CORNAGLIA, Paolo
2016

Abstract

Nel volume La Venaria Reale Palazzo di Piacere e di Caccia, Amedeo di Castellamonte, autore della descrizione e – al contempo - dell’oggetto descritto, ovvero il complesso di borgo, palazzo e giardini, si appoggia all’autorevole parere di Gianlorenzo Bernini per conferire una patente di bellezza e novità alla sua opera. In effetti il suo progetto guarda a Roma, ma non tanto – se non per alcuni elementi specifici – alla Roma contemporanea, quanto alla consolidata tradizione tardomanierista della cultura di villa sviluppata in ambito laziale. Se nelle grandi dimensioni generali – in special modo del giardino – e nell’impianto del borgo si guarda alla Francia (da Lemercier a Mollet e Le Nôtre), nella reale fisionomia di ogni componente, e nelle relazioni fra queste, è il mondo romano a cavallo tra XVI e XVII secolo ad emergere. La planimetria della villa declina soluzioni che a partire dall’opera di Mascherino al Quirinale passano attraverso Martino Longhi il vecchio a Frascati e l’opera di Vasanzio nel medesimo luogo e a villa Borghese, e che arriveranno fino a Wilanow negli stessi anni. Il giardino è una sequenza di fontane, sculture e spazi architettonici conchiusi, ricchi di quinte architettoniche e di un “teatro” che dimostra questo forte radicamento. Certo, le rocce “alla bernina” al di sotto dell’Ercole e la facciata concavo-convessa della citroniera si aprono al nuovo, ma al contempo le citazioni “francesi” nei dettagli di cancelli e termini rustici (dal Livre d’Architecture di Francini, 1630) riportano in realtà al mondo del giardino toscano. Parterres de broderie di gusto aggiornato ai trattati pubblicati da Boyceau e Mollet si fondono con bordure a treillage e casse di agrumi “alla romana”, in un sincretismo evidentemente
2016
978-88-98229-57-4
Carlo e Amedeo di Castellamonte 1571-1683, ingegneri e architetti per i duchi di Savoia
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