Il testo affronta la questione dell’agricoltura urbana e periurbana (AUP) a partire dalla constatazione che su questo tema l’urbanistica accusa un notevole ritardo. Nel caso italiano molto di quel che si muove è ancora dovuto alle azioni dal basso che sono riuscite a rifluire nelle politiche pubbliche, che sono di grande utilità ma che non possono sostituirsi alle politiche strategiche e regolative da cui dovrebbero ricevere impulso. Sono altresì da non confondere le diffuse pratiche di nuova urbanità e di crescita della cultura alimentare, con le ancora arretrate strategie riguardanti lo sviluppo del comparto agricolo dell’AUP. Si tratta certo di fenomeni con molti aspetti in comune ma che rispondono a istanze ancora poco convergenti. C’è tuttavia un terreno nel quale queste due istanze sono poste a più diretto confronto: quello dei parchi agricoli (PA), in quanto formazioni territoriali capaci di offrire una cornice formale e attuativa in grado di articolarne la complessità di fondo entro un sistema operativo multi-scalare e multi-attoriale. Per approfondire la questione delle aree agricole periurbane da questo punto di vista il presente Dossier mette a confronto quattro casi di parchi agricoli, con l’intento di evidenziarne le questioni problematiche emergenti, atteso che abbiamo più da imparare da una riflessione sulle carenze e i fattori che ne ostacolano lo sviluppo che non dalle appaganti evocazioni dei risultati raggiunti e dei progetti che si vogliono realizzare: il Parco Agricolo dei Calanchi di Atri, il Parco Agricolo della piana fiorentina, il Parco Agricolo di Casal del Marmo e infine la proposta del Parco Agro-paesaggistico metropolitano di Padova. Da questo confronto emerge che la definizione di un quadro formale regolativo entro cui inquadrare il PA, alla scala del piano comunale o sovra comunale, è necessaria ma insufficiente; che un limite ricorrente nelle proposte per i PA è quello di una scarsa conoscenza del contesto produttivo esistente e potenziale; che indagare la praticabilità di uno scenario di parco agricolo coincide con l’indagare il potenziale di riqualificazione e crescita del comparto produttivo, agricolo e multifunzionale. In conclusione, i casi sopra commentati mostrano che i difficili percorsi avviati, benché portatori di risultati importanti, richiedono un investimento aggiuntivo sui piani della mobilitazione sociale, della regolazione, della governance e del mercato.

Aree agricole periurbane, lavori in corso / Cina', Giuseppe. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 0392-5005. - ELETTRONICO. - 265:(2016), pp. 10-12.

Aree agricole periurbane, lavori in corso

CINA', GIUSEPPE
2016

Abstract

Il testo affronta la questione dell’agricoltura urbana e periurbana (AUP) a partire dalla constatazione che su questo tema l’urbanistica accusa un notevole ritardo. Nel caso italiano molto di quel che si muove è ancora dovuto alle azioni dal basso che sono riuscite a rifluire nelle politiche pubbliche, che sono di grande utilità ma che non possono sostituirsi alle politiche strategiche e regolative da cui dovrebbero ricevere impulso. Sono altresì da non confondere le diffuse pratiche di nuova urbanità e di crescita della cultura alimentare, con le ancora arretrate strategie riguardanti lo sviluppo del comparto agricolo dell’AUP. Si tratta certo di fenomeni con molti aspetti in comune ma che rispondono a istanze ancora poco convergenti. C’è tuttavia un terreno nel quale queste due istanze sono poste a più diretto confronto: quello dei parchi agricoli (PA), in quanto formazioni territoriali capaci di offrire una cornice formale e attuativa in grado di articolarne la complessità di fondo entro un sistema operativo multi-scalare e multi-attoriale. Per approfondire la questione delle aree agricole periurbane da questo punto di vista il presente Dossier mette a confronto quattro casi di parchi agricoli, con l’intento di evidenziarne le questioni problematiche emergenti, atteso che abbiamo più da imparare da una riflessione sulle carenze e i fattori che ne ostacolano lo sviluppo che non dalle appaganti evocazioni dei risultati raggiunti e dei progetti che si vogliono realizzare: il Parco Agricolo dei Calanchi di Atri, il Parco Agricolo della piana fiorentina, il Parco Agricolo di Casal del Marmo e infine la proposta del Parco Agro-paesaggistico metropolitano di Padova. Da questo confronto emerge che la definizione di un quadro formale regolativo entro cui inquadrare il PA, alla scala del piano comunale o sovra comunale, è necessaria ma insufficiente; che un limite ricorrente nelle proposte per i PA è quello di una scarsa conoscenza del contesto produttivo esistente e potenziale; che indagare la praticabilità di uno scenario di parco agricolo coincide con l’indagare il potenziale di riqualificazione e crescita del comparto produttivo, agricolo e multifunzionale. In conclusione, i casi sopra commentati mostrano che i difficili percorsi avviati, benché portatori di risultati importanti, richiedono un investimento aggiuntivo sui piani della mobilitazione sociale, della regolazione, della governance e del mercato.
2016
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