La tesi ha come oggetto di indagine la documentazione prodotta, nel corso del XVIII secolo, dal Senato di Piemonte, supremo tribunale dello Stato Sabaudo. Obiettivo di questo lavoro è di esaminare come la documentazione di una magistratura possa essere considerata una fonte per la storia della città e dell'architettura religiosa della tarda età moderna. L’ambito cronologico considerato è definito dalle fonte e si estende tra il 1723, anno in cui la pubblicazione delle Regie Costituzioni segna il momento culminante della riforma dell'ordinamento giudiziario voluta da Vittorio Amedeo II, e il 1798, data in cui la crisi dello Stato di Antico Regime segna la fine della vicenda istituzionale del Senato come espressione della monarchia sabauda. Nel corso di questo lungo periodo, l'azione del Senato investe diversi ambiti della sfera giuridica e amministrativa del Regno. Tra le prerogative dell'istituzione senatoria, si impongono al nostro interesse quelle attinenti la politica ecclesiastica, in un periodo caratterizzato da un lungo confronto giurisdizionale tra Stato e Chiesa: in questo contesto, si inserisce l'azione del Senato, al quale è affidato il "controllo" sulla materia ecclesiastica, ovvero il compito di assicurare la supervisione dello Stato sulle iniziative e sui beni del clero. L'elemento nodale su cui si concentrano le tensioni giurisdizionali sono, in buona parte dei casi, i privilegi e le immunità di cui gode la Chiesa: proprio alla luce del concetto di immunità, è stato possibile indagare le modalità attraverso cui il confronto giurisdizionale si polarizza attorno agli spazi dell'architettura e della città. Sugli spazi ecclesiastici si addensano, infatti, diritti di immunità antichi e talvolta ritenuti inviolabili: diritti di immunità "reale", che esimono i beni ecclesiastici dal pagamento dei carichi fiscali; diritti di immunità "locale", connessi al privilegio, antico, dell'asilo. Sotto questa prospettiva, la documentazione senatoria costituisce un punto di vista privilegiato: il Senato di Piemonte, difatti, esercita una supervisione costante sui meccanismi di appropriazione dello spazio messi in atto dal clero. Il rapporto tra immunità e controllo istituzionale genera, pertanto, una costante negoziazione dentro e attorno agli spazi dell'architettura ecclesiastica. Dopo un primo capitolo che inquadra l'attività del Senato nello scenario politico-istituzionale che fa da sfondo alle questioni affrontate nella tesi, nel secondo capitolo il discorso si concentra sui meccanismi attraverso cui il Senato esercita la supervisione sulle iniziative edilizie del clero. Analogamente a qualsiasi altra questione attinente la materia ecclesiastica, infatti, nuove costruzioni, riedificazioni e ampliamenti di edifici di culto sono sottoposti alla concessione di un'autorizzazione ("permissione") da parte dell’autorità senatoria. Questi meccanismi si legano, da un lato, ad una politica di salvaguardia del registro e di difesa dell'imponibile; dall'altro, rivelano lo sforzo di riaffermare, in senso più generale, le prerogative del "pubblico" sullo spazio. Gli ultimi due capitoli si concentrano su un altro degli ambiti in cui la magistratura esercita un ruolo determinante: la risoluzione dei casi di diritto d'asilo. Il conflitto per le prerogative sullo spazio non è legato, dunque, solamente a questioni di natura proprietaria e fiscale, ma si basa su privilegi consolidati nel tempo, che investono, in senso più ampio, la sacralità dello spazio come categoria simbolico-religiosa. Alla luce del privilegio dell'asilo, è stato possibile delineare una tassonomia di "luoghi immuni", che sono stati esaminati puntualmente nei loro usi e significati giurisdizionali. È emerso, dunque, il valore conflittuale che possono assumere alcuni spazi (accessi, cortili, locali di servizio, il sagrato, il cimitero) e la rilevanza polisemica di specifici elementi dell’architettura ecclesiastica (gradini, porte, finestre, muri di cinta…). L'analisi dei fondi senatori ha consentito, infine, di ricostruire alcune serie di disegni, che accompagnano le pratiche del Senato e che sono stati oggetto di censimento e catalogazione. Questi "tipi" sono stati analizzati nella loro natura di documenti dotati di validità giuridica, analizzandone il percorso all'interno dell'intreccio di giurisdizioni e burocrazie operanti nel territorio, e mettendone in luce i meccanismi di produzione e di "riproduzione"; si è cercato, inoltre, di non perdere di vista il significato di questi disegni in relazione alla cultura dei loro autori, prendendo in considerazione i rapporti tra l’istituzione senatoria e quelle “professioni dello spazio” (misuratori, architetti, ingegneri) di cui lo Stato sabaudo ridefinisce competenze e titoli nel corso del secolo, anche in funzione di un loro sistematico coinvolgimento nelle istituzioni.

Il controllo dei limiti dello spazio sacro. Città e territorio nello Stato sabaudo attraverso le fonti del Senato di Piemonte (1723-1798) / Leonardi, Walter. - (2016).

Il controllo dei limiti dello spazio sacro. Città e territorio nello Stato sabaudo attraverso le fonti del Senato di Piemonte (1723-1798)

LEONARDI, WALTER
2016

Abstract

La tesi ha come oggetto di indagine la documentazione prodotta, nel corso del XVIII secolo, dal Senato di Piemonte, supremo tribunale dello Stato Sabaudo. Obiettivo di questo lavoro è di esaminare come la documentazione di una magistratura possa essere considerata una fonte per la storia della città e dell'architettura religiosa della tarda età moderna. L’ambito cronologico considerato è definito dalle fonte e si estende tra il 1723, anno in cui la pubblicazione delle Regie Costituzioni segna il momento culminante della riforma dell'ordinamento giudiziario voluta da Vittorio Amedeo II, e il 1798, data in cui la crisi dello Stato di Antico Regime segna la fine della vicenda istituzionale del Senato come espressione della monarchia sabauda. Nel corso di questo lungo periodo, l'azione del Senato investe diversi ambiti della sfera giuridica e amministrativa del Regno. Tra le prerogative dell'istituzione senatoria, si impongono al nostro interesse quelle attinenti la politica ecclesiastica, in un periodo caratterizzato da un lungo confronto giurisdizionale tra Stato e Chiesa: in questo contesto, si inserisce l'azione del Senato, al quale è affidato il "controllo" sulla materia ecclesiastica, ovvero il compito di assicurare la supervisione dello Stato sulle iniziative e sui beni del clero. L'elemento nodale su cui si concentrano le tensioni giurisdizionali sono, in buona parte dei casi, i privilegi e le immunità di cui gode la Chiesa: proprio alla luce del concetto di immunità, è stato possibile indagare le modalità attraverso cui il confronto giurisdizionale si polarizza attorno agli spazi dell'architettura e della città. Sugli spazi ecclesiastici si addensano, infatti, diritti di immunità antichi e talvolta ritenuti inviolabili: diritti di immunità "reale", che esimono i beni ecclesiastici dal pagamento dei carichi fiscali; diritti di immunità "locale", connessi al privilegio, antico, dell'asilo. Sotto questa prospettiva, la documentazione senatoria costituisce un punto di vista privilegiato: il Senato di Piemonte, difatti, esercita una supervisione costante sui meccanismi di appropriazione dello spazio messi in atto dal clero. Il rapporto tra immunità e controllo istituzionale genera, pertanto, una costante negoziazione dentro e attorno agli spazi dell'architettura ecclesiastica. Dopo un primo capitolo che inquadra l'attività del Senato nello scenario politico-istituzionale che fa da sfondo alle questioni affrontate nella tesi, nel secondo capitolo il discorso si concentra sui meccanismi attraverso cui il Senato esercita la supervisione sulle iniziative edilizie del clero. Analogamente a qualsiasi altra questione attinente la materia ecclesiastica, infatti, nuove costruzioni, riedificazioni e ampliamenti di edifici di culto sono sottoposti alla concessione di un'autorizzazione ("permissione") da parte dell’autorità senatoria. Questi meccanismi si legano, da un lato, ad una politica di salvaguardia del registro e di difesa dell'imponibile; dall'altro, rivelano lo sforzo di riaffermare, in senso più generale, le prerogative del "pubblico" sullo spazio. Gli ultimi due capitoli si concentrano su un altro degli ambiti in cui la magistratura esercita un ruolo determinante: la risoluzione dei casi di diritto d'asilo. Il conflitto per le prerogative sullo spazio non è legato, dunque, solamente a questioni di natura proprietaria e fiscale, ma si basa su privilegi consolidati nel tempo, che investono, in senso più ampio, la sacralità dello spazio come categoria simbolico-religiosa. Alla luce del privilegio dell'asilo, è stato possibile delineare una tassonomia di "luoghi immuni", che sono stati esaminati puntualmente nei loro usi e significati giurisdizionali. È emerso, dunque, il valore conflittuale che possono assumere alcuni spazi (accessi, cortili, locali di servizio, il sagrato, il cimitero) e la rilevanza polisemica di specifici elementi dell’architettura ecclesiastica (gradini, porte, finestre, muri di cinta…). L'analisi dei fondi senatori ha consentito, infine, di ricostruire alcune serie di disegni, che accompagnano le pratiche del Senato e che sono stati oggetto di censimento e catalogazione. Questi "tipi" sono stati analizzati nella loro natura di documenti dotati di validità giuridica, analizzandone il percorso all'interno dell'intreccio di giurisdizioni e burocrazie operanti nel territorio, e mettendone in luce i meccanismi di produzione e di "riproduzione"; si è cercato, inoltre, di non perdere di vista il significato di questi disegni in relazione alla cultura dei loro autori, prendendo in considerazione i rapporti tra l’istituzione senatoria e quelle “professioni dello spazio” (misuratori, architetti, ingegneri) di cui lo Stato sabaudo ridefinisce competenze e titoli nel corso del secolo, anche in funzione di un loro sistematico coinvolgimento nelle istituzioni.
2016
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