La tesi di dottorato è incentrata sull’analisi del materiale didattico utilizzato nell’insegnamento dell’Architettura, dell’Ornato e della Prospettiva all’Accademia Albertina tra il 1842 e il 1855, quando Alessandro Antonelli tenne il suo insegnamento, e alle relazioni intercorse tra le numerose personalità che favorirono l’incremento del patrimonio. La ricerca d’archivio ha messo in luce un corpus di dati pressoché inediti, e insieme un ventaglio di pratiche culturali, artistiche e architettoniche del periodo che stimolano ulteriori indagini e approfondimenti e contribuiscono a valorizzare un patrimonio storico e artistico, ancora conservato all’Albertina, ma a forte rischio di depauperamento. L’indagine si è basata sulla lettura incrociata del fondo didattico grafico, bibliografico e storico-artistico, attualmente disponibile in Accademia, con i documenti dell’archivio storico in parte conservati in sede e in parte presso l’Archivio di Stato di Torino, al fine di contestualizzare i dati emersi nel complesso e variegato quadro dell’Ottocento piemontese, in piena trasformazione urbana dall’epoca moderna a quella contemporanea. Si sono indagate come metro di paragone altre realtà accademiche, in particolare quelle di Milano e Roma, di cui resta testimonianza degli scambi culturali con l’ambiente piemontese. La documentazione ha consentito di far emergere quelle figure professionali raramente incluse nella storia ufficiale, veicoli indispensabili per l’analisi della cultura materiale, in questo caso della didattica accademica, ossia un mondo eterogeneo costituito da artigiani, collaboratori e fornitori che gravitavano intorno all’istituzione rendendone operosa l’attività e attivandone i cambiamenti di rotta del gusto oltre a incrementarne il patrimonio storico artistico. Le fonti inventariali dell’Accademia hanno consentito di approfondire il ruolo di Alessandro Antonelli come docente dell’istituzione formativa, anche tramite la ricostruzione del materiale didattico presente nella sua aula, che aiuta a ricomporre l’ambiente culturale e il carattere interdisciplinare del suo insegnamento. L’esercizio della didattica dell’architettura da parte di Antonelli ampia così il tradizionale ruolo di geniale costruttore che finora ha prevalso nell’interpretazione storiografica della sua figura. La centralità delle fonti archivistiche individuate, a oggi quasi totalmente inedite, ha consentito di individuare quel tassello fondamentale mancante per una precisa ricostruzione delle modalità formative di una cultura architettonica e dei suoi riferimenti storici. Un limite intrinseco delle fonti utilizzate è costituito dalla completa assenza delle opere degli allievi premiati (presenti invece in quasi tutte le altre realtà accademiche italiane), opere che avrebbero consentito di comprendere maggiormente la metodologia d’insegnamento impiegata da Antonelli e gli esiti sul piano dell’esercizio professionale da parte dei suoi allievi. Se non è stato possibile indagare dettagliatamente il destino dei suoi allievi e dunque le ricadute sul territorio del suo insegnamento, i fondi archivistici hanno restituito almeno un documento che attesta la proposta antonelliana di costituire una Scuola Superiore di Architettura presso l’Accademia Albertina, tassello da non sottovalutare nelle future indagini, ad esempio nel paragone con le attività della cattedra di Architettura tenuta simultaneamente da Carlo Promis all’Università di Torino, premessa della vicenda politecnica.

Accademia Albertina delle belle arti di Torino. Vincoli culturali e materiale didattico ad uso degli studenti della scuola di Alessandro Antonelli (1842 – 1855) / Zanelli, Beatrice. - (2016). [10.6092/polito/porto/2655622]

Accademia Albertina delle belle arti di Torino. Vincoli culturali e materiale didattico ad uso degli studenti della scuola di Alessandro Antonelli (1842 – 1855)

ZANELLI, BEATRICE
2016

Abstract

La tesi di dottorato è incentrata sull’analisi del materiale didattico utilizzato nell’insegnamento dell’Architettura, dell’Ornato e della Prospettiva all’Accademia Albertina tra il 1842 e il 1855, quando Alessandro Antonelli tenne il suo insegnamento, e alle relazioni intercorse tra le numerose personalità che favorirono l’incremento del patrimonio. La ricerca d’archivio ha messo in luce un corpus di dati pressoché inediti, e insieme un ventaglio di pratiche culturali, artistiche e architettoniche del periodo che stimolano ulteriori indagini e approfondimenti e contribuiscono a valorizzare un patrimonio storico e artistico, ancora conservato all’Albertina, ma a forte rischio di depauperamento. L’indagine si è basata sulla lettura incrociata del fondo didattico grafico, bibliografico e storico-artistico, attualmente disponibile in Accademia, con i documenti dell’archivio storico in parte conservati in sede e in parte presso l’Archivio di Stato di Torino, al fine di contestualizzare i dati emersi nel complesso e variegato quadro dell’Ottocento piemontese, in piena trasformazione urbana dall’epoca moderna a quella contemporanea. Si sono indagate come metro di paragone altre realtà accademiche, in particolare quelle di Milano e Roma, di cui resta testimonianza degli scambi culturali con l’ambiente piemontese. La documentazione ha consentito di far emergere quelle figure professionali raramente incluse nella storia ufficiale, veicoli indispensabili per l’analisi della cultura materiale, in questo caso della didattica accademica, ossia un mondo eterogeneo costituito da artigiani, collaboratori e fornitori che gravitavano intorno all’istituzione rendendone operosa l’attività e attivandone i cambiamenti di rotta del gusto oltre a incrementarne il patrimonio storico artistico. Le fonti inventariali dell’Accademia hanno consentito di approfondire il ruolo di Alessandro Antonelli come docente dell’istituzione formativa, anche tramite la ricostruzione del materiale didattico presente nella sua aula, che aiuta a ricomporre l’ambiente culturale e il carattere interdisciplinare del suo insegnamento. L’esercizio della didattica dell’architettura da parte di Antonelli ampia così il tradizionale ruolo di geniale costruttore che finora ha prevalso nell’interpretazione storiografica della sua figura. La centralità delle fonti archivistiche individuate, a oggi quasi totalmente inedite, ha consentito di individuare quel tassello fondamentale mancante per una precisa ricostruzione delle modalità formative di una cultura architettonica e dei suoi riferimenti storici. Un limite intrinseco delle fonti utilizzate è costituito dalla completa assenza delle opere degli allievi premiati (presenti invece in quasi tutte le altre realtà accademiche italiane), opere che avrebbero consentito di comprendere maggiormente la metodologia d’insegnamento impiegata da Antonelli e gli esiti sul piano dell’esercizio professionale da parte dei suoi allievi. Se non è stato possibile indagare dettagliatamente il destino dei suoi allievi e dunque le ricadute sul territorio del suo insegnamento, i fondi archivistici hanno restituito almeno un documento che attesta la proposta antonelliana di costituire una Scuola Superiore di Architettura presso l’Accademia Albertina, tassello da non sottovalutare nelle future indagini, ad esempio nel paragone con le attività della cattedra di Architettura tenuta simultaneamente da Carlo Promis all’Università di Torino, premessa della vicenda politecnica.
2016
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