Se l'idea della stampa, come arte di fare dichiarazioni pittoriche in forma precisa e ripetibile è da tempo accettata in Occidente, spesso ci si dimentica che, "senza le incisioni e le cianotipie, senza le mappe e la geometria, ben difficilmente esisterebbe il mondo delle scienze e delle tecnologie moderne" (McLuhan 1964). Il XIX secolo vede l'industrializzazione della pubblicistica, all'interno della quale la stampa periodica, agente della diffusione di categorie e modelli, occupa un ruolo centrale, costituendo una forma aperta alla pluralità dei dibattiti e delle esperienze (Saboya 2002) e, nell'ambito specifico dell'architettura, giocando un ruolo sia come elemento costitutivo dello statuto professionale sia, con le scuole e gli atelier, come polo principale di flusso delle rappresentazioni (Bouvier 2004). All'ascesa delle riviste specializzate nell'architettura, verificatasi dai primi dell'Ottocento in Germania, Inghilterra e Francia, si affianca quella dell'immagine che diviene il media 'popolare' per eccellenza. La profonda trasformazione dei rapporti fra figurazione, teoria e pratica dell'architettura riguarda sia le tecniche e i codici grafici, sia il contenuto e lo statuto dell'immagine, sia le tecniche di riproduzione e stampa (Picon 1992). L'attenzione degli editori si concentra su quelle innovazioni che si prestano al contenimento dei tempi e dei costi e che consentono di utilizzare il linguaggio del disegno nella maniera più efficace. Dopo il 1840, si verifica in Francia, grazie al litografo parigino Lemercier, l'applicazione della costosissima tecnica della cromolitografia, che introduce l'uso del colore riscuotendo ampio successo e diffondendosi nell'editoria europea, almeno fino ai primi del Novecento, quando viene progressivamente sostituita dalla fotografia. Tale tecnica, il cui uso era alimentato dalla scoperta dei colori nelle architetture classiche, era riservata sia alla riproduzione di disegni di monumenti e decorazioni del passato, sia alle rappresentazioni di progetti contemporanei che, partecipando alla stagione del Liberty, facevano del colore uno dei propri motivi stilistici. Fra gli anni '70 del XIX e i primi del XX nascono a Torino, promosse da alcuni docenti della Scuola d'Applicazione da poco fondata e favorite dalla presenza di solide case editrici, riviste che pubblicano, secondo un approccio di respiro internazionale attento alle nuove esigenze dello sviluppo urbano, esempi di edilizia residenziale, pubblica, costruzioni innovative e manufatti di particolare significato sociale. L'effetto cromatico di tali manufatti, reso generalmente attraverso il chiaroscuro, trova, in alcune cromolitografie, quel valore aggiunto che consente di esaltare il sapiente uso di materiali e decorazioni. Il contributo conduce un'esplorazione, nelle riviste torinesi, fra rappresentazioni di progetto per le quali il colore costituisce una tecnica di comunicazione indissolubile dal linguaggio del disegno architettonico.

Il progetto illustrato. Cromolitografie dalle riviste torinesi di fine Ottocento / Spallone, Roberta. - CD-ROM. - XII A:(2016), pp. 289-299. (Intervento presentato al convegno Dodicesima Conferenza del Colore tenutosi a Torino nel 08-09 settembre 2016).

Il progetto illustrato. Cromolitografie dalle riviste torinesi di fine Ottocento

SPALLONE, Roberta
2016

Abstract

Se l'idea della stampa, come arte di fare dichiarazioni pittoriche in forma precisa e ripetibile è da tempo accettata in Occidente, spesso ci si dimentica che, "senza le incisioni e le cianotipie, senza le mappe e la geometria, ben difficilmente esisterebbe il mondo delle scienze e delle tecnologie moderne" (McLuhan 1964). Il XIX secolo vede l'industrializzazione della pubblicistica, all'interno della quale la stampa periodica, agente della diffusione di categorie e modelli, occupa un ruolo centrale, costituendo una forma aperta alla pluralità dei dibattiti e delle esperienze (Saboya 2002) e, nell'ambito specifico dell'architettura, giocando un ruolo sia come elemento costitutivo dello statuto professionale sia, con le scuole e gli atelier, come polo principale di flusso delle rappresentazioni (Bouvier 2004). All'ascesa delle riviste specializzate nell'architettura, verificatasi dai primi dell'Ottocento in Germania, Inghilterra e Francia, si affianca quella dell'immagine che diviene il media 'popolare' per eccellenza. La profonda trasformazione dei rapporti fra figurazione, teoria e pratica dell'architettura riguarda sia le tecniche e i codici grafici, sia il contenuto e lo statuto dell'immagine, sia le tecniche di riproduzione e stampa (Picon 1992). L'attenzione degli editori si concentra su quelle innovazioni che si prestano al contenimento dei tempi e dei costi e che consentono di utilizzare il linguaggio del disegno nella maniera più efficace. Dopo il 1840, si verifica in Francia, grazie al litografo parigino Lemercier, l'applicazione della costosissima tecnica della cromolitografia, che introduce l'uso del colore riscuotendo ampio successo e diffondendosi nell'editoria europea, almeno fino ai primi del Novecento, quando viene progressivamente sostituita dalla fotografia. Tale tecnica, il cui uso era alimentato dalla scoperta dei colori nelle architetture classiche, era riservata sia alla riproduzione di disegni di monumenti e decorazioni del passato, sia alle rappresentazioni di progetti contemporanei che, partecipando alla stagione del Liberty, facevano del colore uno dei propri motivi stilistici. Fra gli anni '70 del XIX e i primi del XX nascono a Torino, promosse da alcuni docenti della Scuola d'Applicazione da poco fondata e favorite dalla presenza di solide case editrici, riviste che pubblicano, secondo un approccio di respiro internazionale attento alle nuove esigenze dello sviluppo urbano, esempi di edilizia residenziale, pubblica, costruzioni innovative e manufatti di particolare significato sociale. L'effetto cromatico di tali manufatti, reso generalmente attraverso il chiaroscuro, trova, in alcune cromolitografie, quel valore aggiunto che consente di esaltare il sapiente uso di materiali e decorazioni. Il contributo conduce un'esplorazione, nelle riviste torinesi, fra rappresentazioni di progetto per le quali il colore costituisce una tecnica di comunicazione indissolubile dal linguaggio del disegno architettonico.
2016
9788899513030
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