Il grande evento sismico dell’Italia Centrale ha evidenziato ancora una volta la drammatica vulnerabilità degli edifici storici, riaprendo interrogativi sulle capacità del Paese di preservare il suo immenso patrimonio storico-architettonico. L’articolo prende in riferimento alcuni casi simbolo dopo i recenti terremoti dell’Aquila e del Centro Italia, riflettendo sull’efficacia di alcuni consueti interventi di consolidamento eseguiti sul patrimonio storico tra gli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘90. Molti di questi edifici, consolidati mediante una cultura tecnica che prevedeva l’inserimento invasivo di elementi in c.a. all’interno della scatola muraria, sono di fatto crollati rovinosamente alle successive scosse. Lo stravolgimento degli originari sistemi statici murari mediante l’esecuzione di interventi pesanti e invasivi ha dimostrato tutta la sua inefficacia. Al contrario le vulnerabilità intrinseche dell’edilizia storica sono migliorabili con interventi puntuali di sostituzione o riparazione locale e con materiali compatibili. L’inserimento di tiranti, l’utilizzo di cordoli in muratura armata, l’irrigidimento di solai e coperture lignee con altri elementi dello stesso materiale o con piastre in acciaio, l’impiego giudizioso e puntuale dei moderni materiali compositi, sono tutti modi che richiamano l’arte del costruire pre-moderna e che possono efficacemente rappresentare la giusta strategia della manutenzione attiva che spesso ha preservato dal crollo molti edifici conservando intatto il loro valore storico. L’immenso e unico patrimonio storico-architettonico italiano merita un’azione forte di salvaguardia sismica, radicata su principi corretti e condivisi dalla comunità tecnico-scientifica, affinché non recriminiamo la perdita di ulteriori testimonianze storiche. E’ un impegno che dobbiamo soprattutto verso le nuove generazioni, a cui lasciare in eredità un patrimonio storico integro e sicuro.

L'adeguamento vulnerabile. Ovvero come sono crollati alcuni dei monumenti già consolidati / Grazzini, Alessandro. - In: RECUPERO E CONSERVAZIONE. - ISSN 2283-7558. - ELETTRONICO. - 145:(2018), pp. 35-42.

L'adeguamento vulnerabile. Ovvero come sono crollati alcuni dei monumenti già consolidati

Alessandro Grazzini
2018

Abstract

Il grande evento sismico dell’Italia Centrale ha evidenziato ancora una volta la drammatica vulnerabilità degli edifici storici, riaprendo interrogativi sulle capacità del Paese di preservare il suo immenso patrimonio storico-architettonico. L’articolo prende in riferimento alcuni casi simbolo dopo i recenti terremoti dell’Aquila e del Centro Italia, riflettendo sull’efficacia di alcuni consueti interventi di consolidamento eseguiti sul patrimonio storico tra gli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘90. Molti di questi edifici, consolidati mediante una cultura tecnica che prevedeva l’inserimento invasivo di elementi in c.a. all’interno della scatola muraria, sono di fatto crollati rovinosamente alle successive scosse. Lo stravolgimento degli originari sistemi statici murari mediante l’esecuzione di interventi pesanti e invasivi ha dimostrato tutta la sua inefficacia. Al contrario le vulnerabilità intrinseche dell’edilizia storica sono migliorabili con interventi puntuali di sostituzione o riparazione locale e con materiali compatibili. L’inserimento di tiranti, l’utilizzo di cordoli in muratura armata, l’irrigidimento di solai e coperture lignee con altri elementi dello stesso materiale o con piastre in acciaio, l’impiego giudizioso e puntuale dei moderni materiali compositi, sono tutti modi che richiamano l’arte del costruire pre-moderna e che possono efficacemente rappresentare la giusta strategia della manutenzione attiva che spesso ha preservato dal crollo molti edifici conservando intatto il loro valore storico. L’immenso e unico patrimonio storico-architettonico italiano merita un’azione forte di salvaguardia sismica, radicata su principi corretti e condivisi dalla comunità tecnico-scientifica, affinché non recriminiamo la perdita di ulteriori testimonianze storiche. E’ un impegno che dobbiamo soprattutto verso le nuove generazioni, a cui lasciare in eredità un patrimonio storico integro e sicuro.
2018
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