L’utilizzo del ferro nanoscopisco zerovalente (NZI) per la bonifica di acquiferi contaminati è stato proposto più di 10 anni fa, ma le applicazioni sono ancora poco numerose nonostante si sia raggiunta una buona conoscenza teorica ed esista una notevole richiesta di mercato. Dato che una delle ragioni principali del limitato sviluppo è la difficoltà dell’applicazione, in questo studio si analizzano le poche sperimentazioni su scala reale ad oggi documentate allo scopo di sistematizzare le informazioni scaturite da tali esperienze. Lo studio comprende anche dei casi di utilizzo di ferro di dimensioni maggiori come quello millimetrico. Dal confronto risulta che la nuova tecnologia non va a sostituire quella più tradizionale del ferro granulare, ma le si affianca in quanto quest’ultima rimane competitiva in determinati casi. Uno di questi è il trattamento di sorgenti localizzate con precisione: in questi casi la minor reattività dovuta alla minore superficie specifica del ferro granulare è compensata dal miglior contatto tra ferro e inquinante ottenuto dalla diversa modalità di introduzione del ferro nel mezzo poroso. Il NZVI ha tuttavia delle caratteristiche peculiari che lo distinguono nettamente dai materiali di dimensioni maggiori e che, in determinati casi, lo rendono superiore. La principale peculiarità è l’elevata reattività che riduce i tempi di bonifica, ma che comporta il rischio di una passivazione ad opera di elementi diversi dal DNAPL. La seconda peculiarità è la mobilità in falda. Questa caratteristica non ancora ben conosciuta, può essere sfruttata, ad esempio, per raggiungere porzioni di DNAPL non ben individuate, ma può anche dar luogo a migrazioni indesiderate del ferro iniettato.

Confronto dei trattamenti su scala reale con ferro zerovalente nanoscopico / Comba, Silvia; Sethi, Rajandrea; DI MOLFETTA, Antonio. - In: GEAM. GEOINGEGNERIA AMBIENTALE E MINERARIA. - ISSN 1121-9041. - STAMPA. - 3:(2007), pp. 57-67.

Confronto dei trattamenti su scala reale con ferro zerovalente nanoscopico

COMBA, SILVIA;SETHI, RAJANDREA;DI MOLFETTA, Antonio
2007

Abstract

L’utilizzo del ferro nanoscopisco zerovalente (NZI) per la bonifica di acquiferi contaminati è stato proposto più di 10 anni fa, ma le applicazioni sono ancora poco numerose nonostante si sia raggiunta una buona conoscenza teorica ed esista una notevole richiesta di mercato. Dato che una delle ragioni principali del limitato sviluppo è la difficoltà dell’applicazione, in questo studio si analizzano le poche sperimentazioni su scala reale ad oggi documentate allo scopo di sistematizzare le informazioni scaturite da tali esperienze. Lo studio comprende anche dei casi di utilizzo di ferro di dimensioni maggiori come quello millimetrico. Dal confronto risulta che la nuova tecnologia non va a sostituire quella più tradizionale del ferro granulare, ma le si affianca in quanto quest’ultima rimane competitiva in determinati casi. Uno di questi è il trattamento di sorgenti localizzate con precisione: in questi casi la minor reattività dovuta alla minore superficie specifica del ferro granulare è compensata dal miglior contatto tra ferro e inquinante ottenuto dalla diversa modalità di introduzione del ferro nel mezzo poroso. Il NZVI ha tuttavia delle caratteristiche peculiari che lo distinguono nettamente dai materiali di dimensioni maggiori e che, in determinati casi, lo rendono superiore. La principale peculiarità è l’elevata reattività che riduce i tempi di bonifica, ma che comporta il rischio di una passivazione ad opera di elementi diversi dal DNAPL. La seconda peculiarità è la mobilità in falda. Questa caratteristica non ancora ben conosciuta, può essere sfruttata, ad esempio, per raggiungere porzioni di DNAPL non ben individuate, ma può anche dar luogo a migrazioni indesiderate del ferro iniettato.
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