La percezione sociale della crescente omologazione del paesaggio e della perdita di biodiversità ha portato ad una richiesta di maggior naturalità da parte del progetto di paesaggio, con particolare riguardo alla componente vegetale. Talvolta ciò si traduce in regolamenti del verde “native only”. Allo stesso tempo, cresce l’attenzione alla “diversità” in tutte le sue forme. Il contributo si appunta sulle motivazioni addotte nella letteratura scientifica pro e contro l’uso di vegetazione esotica o autoctona, rivelando gli sfondi culturali di riferimento. I numerosi paradossi frutto dell’atteggiamento più restrittivo portano a concludere che le specie appropriate derivano da una definizione progettuale, non data da regole astratte. The social perception of the increasing uniformity of the landscape and of the loss of biodiversity has led to a demand for greater naturalness by the landscape project. Sometimes this results in "native only" policies and urban regulations. At the same time, "diversity" (in all its forms) is a success concept, and the appreciation of the "different" that is in our own landscape, such as species not native but sometimes “rooted”, is increasing. The article concerns the reasons for and against the use of native/exotic vegetation, and discusses the cultural backgrounds, as well as scientific reference models. The many paradoxes, which result from the more restrictive attitude, lead to conclude that the appropriate species is a definition, not given by abstract rules.

"Native Only". Un dibattito millenario pro e contro l'uso di vegetazione esotica nel progetto di paesaggio, alla luce del rapporto tra biodiversità e diversità paesistica / Cassatella, Claudia. - In: RI-VISTA. RICERCHE PER LA PROGETTAZIONE DEL PAESAGGIO. - ISSN 1724-6768. - ELETTRONICO. - 15-16:(2011), pp. 31-39.

"Native Only". Un dibattito millenario pro e contro l'uso di vegetazione esotica nel progetto di paesaggio, alla luce del rapporto tra biodiversità e diversità paesistica.

CASSATELLA, CLAUDIA
2011

Abstract

La percezione sociale della crescente omologazione del paesaggio e della perdita di biodiversità ha portato ad una richiesta di maggior naturalità da parte del progetto di paesaggio, con particolare riguardo alla componente vegetale. Talvolta ciò si traduce in regolamenti del verde “native only”. Allo stesso tempo, cresce l’attenzione alla “diversità” in tutte le sue forme. Il contributo si appunta sulle motivazioni addotte nella letteratura scientifica pro e contro l’uso di vegetazione esotica o autoctona, rivelando gli sfondi culturali di riferimento. I numerosi paradossi frutto dell’atteggiamento più restrittivo portano a concludere che le specie appropriate derivano da una definizione progettuale, non data da regole astratte. The social perception of the increasing uniformity of the landscape and of the loss of biodiversity has led to a demand for greater naturalness by the landscape project. Sometimes this results in "native only" policies and urban regulations. At the same time, "diversity" (in all its forms) is a success concept, and the appreciation of the "different" that is in our own landscape, such as species not native but sometimes “rooted”, is increasing. The article concerns the reasons for and against the use of native/exotic vegetation, and discusses the cultural backgrounds, as well as scientific reference models. The many paradoxes, which result from the more restrictive attitude, lead to conclude that the appropriate species is a definition, not given by abstract rules.
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