La necessità di tutelare le risorse naturali richiede un’attenzione particolare verso la problematica del danno ambientale e l’approfondimento della disciplina estimativa, in quanto capace di fornire gli strumenti metodologici per stimare il valore dei beni privi di mercato e fornire indicazioni in termini di risarcimento. Affinché però le valutazioni di danno non risultino sterili, ma siano piuttosto in grado di fornire un contributo concreto alla salvaguardia delle risorse ambientali, si richiede al valutatore di spostare l’attenzione dalla fase ex-post di un evento avverso a quella ex-ante, secondo i dettami del concetto di prevenzione. Se, infatti, la valutazione economica di un fenomeno di danno è necessaria per rispondere alle esigenze di risarcimento, è altrettanto vero che la quantificazione monetaria di ipotetici danni che si potrebbero venire a verificare in determinati contesti può costituire il termine di paragone per definire il limite entro cui può avere senso investire per evitarli. Si introduce così il tema del cosiddetto “danno mancato”, quale strumento a cui ricorrere per dimostrare la convenienza economica delle politiche di tutela dell’ambiente. Scopo del presente lavoro è riflettere sull’applicabilità del concetto di danno mancato alla valutazione della convenienza economica di politiche di tutela dell’ambiente, al fine di dimostrare come la prevenzione dei danni non sia da attuare solo per questioni etiche e di conservazione delle risorse naturali, ma anche per motivi economici. A tal proposito, una modalità di tutela delle risorse ambientali è l’istituzione di un’area protetta. Nell’ambito del vasto panorama italiano in materia di parchi e riserve, si è deciso di soffermare l’attenzione su una specifica realtà, in quanto valido esempio di collaborazione tra enti pubblici per la protezione del territorio: il caso del Comune di Avigliana e del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana. In particolare, il territorio dell’aviglianese, insieme ad una porzione rilevante del territorio piemontese, è stato oggetto di una disastrosa alluvione nel 2000. Pur nella drammaticità dell’evento, esso è stato l’occasione per mettere in luce la necessità di privilegiare la prevenzione dei danni piuttosto che l’intervento ex-post, non solo con azioni di progettazione urbanistica, ma anche valorizzando le difese naturali che un territorio “sano” e ben gestito può garantire.

La valutazione del danno ambientale secondo l’approccio estimativo: dalla valutazione ex-post alla convenienza economica delle politiche di prevenzione / Cimnaghi, Elisabetta. - (2012). [10.6092/polito/porto/2496717]

La valutazione del danno ambientale secondo l’approccio estimativo: dalla valutazione ex-post alla convenienza economica delle politiche di prevenzione.

CIMNAGHI, ELISABETTA
2012

Abstract

La necessità di tutelare le risorse naturali richiede un’attenzione particolare verso la problematica del danno ambientale e l’approfondimento della disciplina estimativa, in quanto capace di fornire gli strumenti metodologici per stimare il valore dei beni privi di mercato e fornire indicazioni in termini di risarcimento. Affinché però le valutazioni di danno non risultino sterili, ma siano piuttosto in grado di fornire un contributo concreto alla salvaguardia delle risorse ambientali, si richiede al valutatore di spostare l’attenzione dalla fase ex-post di un evento avverso a quella ex-ante, secondo i dettami del concetto di prevenzione. Se, infatti, la valutazione economica di un fenomeno di danno è necessaria per rispondere alle esigenze di risarcimento, è altrettanto vero che la quantificazione monetaria di ipotetici danni che si potrebbero venire a verificare in determinati contesti può costituire il termine di paragone per definire il limite entro cui può avere senso investire per evitarli. Si introduce così il tema del cosiddetto “danno mancato”, quale strumento a cui ricorrere per dimostrare la convenienza economica delle politiche di tutela dell’ambiente. Scopo del presente lavoro è riflettere sull’applicabilità del concetto di danno mancato alla valutazione della convenienza economica di politiche di tutela dell’ambiente, al fine di dimostrare come la prevenzione dei danni non sia da attuare solo per questioni etiche e di conservazione delle risorse naturali, ma anche per motivi economici. A tal proposito, una modalità di tutela delle risorse ambientali è l’istituzione di un’area protetta. Nell’ambito del vasto panorama italiano in materia di parchi e riserve, si è deciso di soffermare l’attenzione su una specifica realtà, in quanto valido esempio di collaborazione tra enti pubblici per la protezione del territorio: il caso del Comune di Avigliana e del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana. In particolare, il territorio dell’aviglianese, insieme ad una porzione rilevante del territorio piemontese, è stato oggetto di una disastrosa alluvione nel 2000. Pur nella drammaticità dell’evento, esso è stato l’occasione per mettere in luce la necessità di privilegiare la prevenzione dei danni piuttosto che l’intervento ex-post, non solo con azioni di progettazione urbanistica, ma anche valorizzando le difese naturali che un territorio “sano” e ben gestito può garantire.
2012
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