Per chi, come me, si occupa da tempo di rilievo urbano, il colore è considerato un elemento che riveste un ruolo fondamentale nel definire i caratteri visivi e percettivi dell'ambiente preso in esame; per contro, ci si rende conto che esso viene di frequente considerato (anche da chi tratta di architettura) un fattore di solo completamento dell'immagine costituita dalla forma. Una "cultura del colore" nell'architettura si manifesta in Italia mediante modalità e approcci differenti da luogo a luogo, legati per lo più ad aspetti culturali o a tradizioni locali. Paiono tuttavia prevalere le linee tese a valutare il colore non come polo significante dell'edificato, ma come strumento per evidenziarne le caratteristiche compositive, tanto nell'approccio teorico, quanto nelle scelte operative. Ampliando lo sguardo da questa realtà più prossima, si può constatare che, sparsi qua e là per il mondo, esistono molteplici casi di nuclei, o settori urbani, in cui il gioco (omogeneo o alternato) di cromatismi dai toni accentuati costituisce il segno fondante della riconoscibilità dei luoghi, divenendo l'elemento cardine della loro identità. All'origine di tali particolari scelte cromatiche, applicate a interi paesi o settori di città delineandone la caratterizzazione, possono essere antiche tradizioni (di cui spesso non si conosce l'origine) tramandate sino ad oggi, ma anche interventi di riqualificazione urbana. Tale approccio si fonda non soltanto sull'istintiva empatia emozionale riscontrabile in molti casi, ma anche sui fondamenti teorici assunti nel passato da architetti che hanno posto il colore al centro della loro attenzione, come Bruno Taut. Egli infatti, sin dal 1919, proponeva l'uso del colore come strumento, di facile ed economico uso, per qualificare l'ambiente urbano, esteticamente e migliorandone la qualità di vita. L'utilizzo del colore in funzione della riconoscibilità identitaria dell'edificio e del suo ambito ha infatti antiche origini, ma è usato oggi in molti casi di riqualificazione urbana e ambientale di luoghi degradati, per la capacità del colore di infondere nel fruitore sensazioni psicologiche positive, di allegria, di ordine, di pulizia, tanto da trasformare queste realtà in luoghi di richiamo turistico. Nelle analisi condotte su casi confrontabili in vari paesi, e che intenderei qui sviluppare, di adozione del colore come carattere identitario di architetture elementari e ripetitive, ho potuto riscontrare situazioni molto diversificate, sia per i motivi legati alla loro origine, sia nei risultati cromatici, che spaziano ad esempio dai colori arcobaleno dei quartieri Kaap Bo di Città del Capo o La Boca a Buenos Aires, all'uniformità di Juzcar, la spagnola "Città dei Puffi". Casi tutti, però, accomunati da risultati che conferiscono all'architettura "colorata" plusvalenze socioculturali oltrechè estetiche.

Il ruolo strutturante del colore per la caratterizzazione di ambiti urbani / Davico, Pia. - (2013), pp. 389-400. (Intervento presentato al convegno IX Conferenza del Colore. Joined Meeting with the Colour Group (GB) tenutosi a Firenze nel 19-20 settembre 2013).

Il ruolo strutturante del colore per la caratterizzazione di ambiti urbani

DAVICO, PIA
2013

Abstract

Per chi, come me, si occupa da tempo di rilievo urbano, il colore è considerato un elemento che riveste un ruolo fondamentale nel definire i caratteri visivi e percettivi dell'ambiente preso in esame; per contro, ci si rende conto che esso viene di frequente considerato (anche da chi tratta di architettura) un fattore di solo completamento dell'immagine costituita dalla forma. Una "cultura del colore" nell'architettura si manifesta in Italia mediante modalità e approcci differenti da luogo a luogo, legati per lo più ad aspetti culturali o a tradizioni locali. Paiono tuttavia prevalere le linee tese a valutare il colore non come polo significante dell'edificato, ma come strumento per evidenziarne le caratteristiche compositive, tanto nell'approccio teorico, quanto nelle scelte operative. Ampliando lo sguardo da questa realtà più prossima, si può constatare che, sparsi qua e là per il mondo, esistono molteplici casi di nuclei, o settori urbani, in cui il gioco (omogeneo o alternato) di cromatismi dai toni accentuati costituisce il segno fondante della riconoscibilità dei luoghi, divenendo l'elemento cardine della loro identità. All'origine di tali particolari scelte cromatiche, applicate a interi paesi o settori di città delineandone la caratterizzazione, possono essere antiche tradizioni (di cui spesso non si conosce l'origine) tramandate sino ad oggi, ma anche interventi di riqualificazione urbana. Tale approccio si fonda non soltanto sull'istintiva empatia emozionale riscontrabile in molti casi, ma anche sui fondamenti teorici assunti nel passato da architetti che hanno posto il colore al centro della loro attenzione, come Bruno Taut. Egli infatti, sin dal 1919, proponeva l'uso del colore come strumento, di facile ed economico uso, per qualificare l'ambiente urbano, esteticamente e migliorandone la qualità di vita. L'utilizzo del colore in funzione della riconoscibilità identitaria dell'edificio e del suo ambito ha infatti antiche origini, ma è usato oggi in molti casi di riqualificazione urbana e ambientale di luoghi degradati, per la capacità del colore di infondere nel fruitore sensazioni psicologiche positive, di allegria, di ordine, di pulizia, tanto da trasformare queste realtà in luoghi di richiamo turistico. Nelle analisi condotte su casi confrontabili in vari paesi, e che intenderei qui sviluppare, di adozione del colore come carattere identitario di architetture elementari e ripetitive, ho potuto riscontrare situazioni molto diversificate, sia per i motivi legati alla loro origine, sia nei risultati cromatici, che spaziano ad esempio dai colori arcobaleno dei quartieri Kaap Bo di Città del Capo o La Boca a Buenos Aires, all'uniformità di Juzcar, la spagnola "Città dei Puffi". Casi tutti, però, accomunati da risultati che conferiscono all'architettura "colorata" plusvalenze socioculturali oltrechè estetiche.
2013
9788838762413
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2524888
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo