La ricerca concentra l’attenzione sul rapporto tra impianti e antichi edifici affrontando il tema da un punto di vista metodologico e culturale. Gli antichi edifici a cui l’interesse è volto si agganciano all’accezione giovannoniana del termine “antico”, così come utilizzata nel testo “Vecchie città ed edilizia nuova”. Al Pari delle vecchi città, gli antichi edifici sono Beni architettonici di grande aulicità, per i quali l’inserimento di impianti tecnici funzionali al loro riuso si carica di un grado di complessità maggiore rispetto a quanto riscontrabile nel Patrimonio di tipo più ordinario. La ricerca mira a evidenziare la valenza storica e sociale di componenti e sistemi d’epoca, ma soprattutto a sottolineare problematiche e rischi derivanti dall’inserimento di nuovi impianti in contesti di pregio senza un’adeguata conoscenza del Bene. Per far ciò la tesi si sviluppa attraverso una lettura a diversi livelli, volta a individuare, nell’incontro tra le discipline della fisica tecnica ambientale e del restauro, la base di partenza per un approccio multidisciplinare essenziale per la programmazione di interventi funzionali, idonei, compatibili e culturalmente sostenibili. Da un’analisi dello stato dell’arte dei settori scientifici della fisica tecnica e del restauro è emersa una lacuna documentale e normativa: le discipline si sono sviluppate indipendentemente e solo in rare occasione hanno condotto analisi e progetti condivisi. Per ovviare a tale carenza l’elaborato presenta un documento di stampo teorico e istruttivo volto a porre le basi culturali per la stesura di un protocollo per la definizione di una metodologia d’intervento: dopo una premessa che rilegge i fondamenti normativi della disciplina del restauro, e della tutela in generale, nell’ottica della trasformazione del sistema edificio-impianto, il testo analizza in maniera puntuale criticità e rischi propri dell’inserimento delle differenti tipologie impiantistiche all’interno del patrimonio costruito, proponendo analisi, interventi e soluzioni adeguate e sostenibili sul fronte energetico e ambientale, ma anche e soprattutto culturale. La tesi guarda poi a un panorama di riferimento individuato nell’UNESCO, in quanto ente preposto alla tutela a livello internazionale, e in particolar modo nel sito seriale Residenze Sabaude, iscritto nella World Heritage List dal 1997. All’interno della documentazione concernente il sito, la ricerca studia in maniera critica il Piano di Gestione, strumento operativo vigente reso obbligatorio con la Dichiarazione di Budapest e recepito in Italia con la Legge 77/2006. Il PdG Residenze Sabaude, pubblicato nel 2012, riconosce nella sostenibilità uno dei propri capisaldi: il Piano, però, considera il termine per lo più nell’accezione economica e, sebbene dedichi una sezione alla raccolta dei progetti strategici per il futuro delle strutture tutelate, non presenta alcun riferimento agli aspetti teorico-culturali relativi alla guida degli interventi. Per ovviare a questa carenza, la tesi propone una serie di ipotesi di integrazione al testo, riportando al centro del dibattito gli aspetti progettuali e di integrazione con particolare riferimento alla progettazione impiantistica e alla eventuale conservazione dell’originario sistema edificio-impianto. Per validare la proposta metodologica, infine, sono state scelte due delle strutture incluse nel sito UNESCO (la Villa della Regina, sulla collina torinese, e il complesso carloalbertino delle Margarie e Serre Reali, collocato nell’area nord del parco del Castello di Racconigi). Le soluzioni progettuale proposte, definite ancora una volta come istruzioni culturali, costituiscono in realtà un espediente per dimostrare come la progettazione impiantistica, se affrontata attraverso una conoscenza attenta del Bene e con approcci metodologici coerenti, possa apportare un rilevante contributo in tutti i livelli di intervento di restauro o di rifunzionalizzazione. Dalla conservazione alla tutela, dalla fruibilità alla messa in sicurezza, sino alla comunicazione e alla valorizzazione culturale, gli impianti si presentano non solo come componenti tecniche e strumenti funzionali al raggiungimento di obiettivi prestazionali e di comfort, ma come efficaci strumenti per la salvaguardia e la fruizione dei Beni e per la loro trasmissione alle future generazioni con metodi innovativi, idonei e rispettosi del contesto di inserimento. Ecco allora che la progettazione impiantistica del patrimonio è, o quanto meno deve diventare, una risorsa culturale riconosciuta.

Impianti e antichi edifici. Dal Piano di Gestione UNESCO per le Residenze Sabaude alla proposta di una metodologia d'intervento / Matta, Carlotta. - (2016).

Impianti e antichi edifici. Dal Piano di Gestione UNESCO per le Residenze Sabaude alla proposta di una metodologia d'intervento.

MATTA, CARLOTTA
2016

Abstract

La ricerca concentra l’attenzione sul rapporto tra impianti e antichi edifici affrontando il tema da un punto di vista metodologico e culturale. Gli antichi edifici a cui l’interesse è volto si agganciano all’accezione giovannoniana del termine “antico”, così come utilizzata nel testo “Vecchie città ed edilizia nuova”. Al Pari delle vecchi città, gli antichi edifici sono Beni architettonici di grande aulicità, per i quali l’inserimento di impianti tecnici funzionali al loro riuso si carica di un grado di complessità maggiore rispetto a quanto riscontrabile nel Patrimonio di tipo più ordinario. La ricerca mira a evidenziare la valenza storica e sociale di componenti e sistemi d’epoca, ma soprattutto a sottolineare problematiche e rischi derivanti dall’inserimento di nuovi impianti in contesti di pregio senza un’adeguata conoscenza del Bene. Per far ciò la tesi si sviluppa attraverso una lettura a diversi livelli, volta a individuare, nell’incontro tra le discipline della fisica tecnica ambientale e del restauro, la base di partenza per un approccio multidisciplinare essenziale per la programmazione di interventi funzionali, idonei, compatibili e culturalmente sostenibili. Da un’analisi dello stato dell’arte dei settori scientifici della fisica tecnica e del restauro è emersa una lacuna documentale e normativa: le discipline si sono sviluppate indipendentemente e solo in rare occasione hanno condotto analisi e progetti condivisi. Per ovviare a tale carenza l’elaborato presenta un documento di stampo teorico e istruttivo volto a porre le basi culturali per la stesura di un protocollo per la definizione di una metodologia d’intervento: dopo una premessa che rilegge i fondamenti normativi della disciplina del restauro, e della tutela in generale, nell’ottica della trasformazione del sistema edificio-impianto, il testo analizza in maniera puntuale criticità e rischi propri dell’inserimento delle differenti tipologie impiantistiche all’interno del patrimonio costruito, proponendo analisi, interventi e soluzioni adeguate e sostenibili sul fronte energetico e ambientale, ma anche e soprattutto culturale. La tesi guarda poi a un panorama di riferimento individuato nell’UNESCO, in quanto ente preposto alla tutela a livello internazionale, e in particolar modo nel sito seriale Residenze Sabaude, iscritto nella World Heritage List dal 1997. All’interno della documentazione concernente il sito, la ricerca studia in maniera critica il Piano di Gestione, strumento operativo vigente reso obbligatorio con la Dichiarazione di Budapest e recepito in Italia con la Legge 77/2006. Il PdG Residenze Sabaude, pubblicato nel 2012, riconosce nella sostenibilità uno dei propri capisaldi: il Piano, però, considera il termine per lo più nell’accezione economica e, sebbene dedichi una sezione alla raccolta dei progetti strategici per il futuro delle strutture tutelate, non presenta alcun riferimento agli aspetti teorico-culturali relativi alla guida degli interventi. Per ovviare a questa carenza, la tesi propone una serie di ipotesi di integrazione al testo, riportando al centro del dibattito gli aspetti progettuali e di integrazione con particolare riferimento alla progettazione impiantistica e alla eventuale conservazione dell’originario sistema edificio-impianto. Per validare la proposta metodologica, infine, sono state scelte due delle strutture incluse nel sito UNESCO (la Villa della Regina, sulla collina torinese, e il complesso carloalbertino delle Margarie e Serre Reali, collocato nell’area nord del parco del Castello di Racconigi). Le soluzioni progettuale proposte, definite ancora una volta come istruzioni culturali, costituiscono in realtà un espediente per dimostrare come la progettazione impiantistica, se affrontata attraverso una conoscenza attenta del Bene e con approcci metodologici coerenti, possa apportare un rilevante contributo in tutti i livelli di intervento di restauro o di rifunzionalizzazione. Dalla conservazione alla tutela, dalla fruibilità alla messa in sicurezza, sino alla comunicazione e alla valorizzazione culturale, gli impianti si presentano non solo come componenti tecniche e strumenti funzionali al raggiungimento di obiettivi prestazionali e di comfort, ma come efficaci strumenti per la salvaguardia e la fruizione dei Beni e per la loro trasmissione alle future generazioni con metodi innovativi, idonei e rispettosi del contesto di inserimento. Ecco allora che la progettazione impiantistica del patrimonio è, o quanto meno deve diventare, una risorsa culturale riconosciuta.
2016
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